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“Unpaved Roads”, il Gravel nel Parco dello Stelvio

di - 03/09/2023

Chi più in alto sale, più lontano vede, lo diceva Walter Bonatti, eccezionale alpinista ed esploratore del mondo verticale e orizzontale. Una considerazione che vale anche per chi si muove su due ruote e si alimenta di curiosità.

Ampi orizzonti

Unpaved è un aggettivo che significa non asfaltato e che richiama, ovviamente, il concetto di Gravel. Le unpaved road stanno infatti, nella scala della praticabilità del fuoristrada, un gradino sotto i trail, i sentieri e le mulattiere, che sono terreno d’elezione per le mountain bike. Le unpaved road sono le strade bianche e le strade secondarie o carrarecce, sulle quali le bici gravel si sentono a casa.
Il nostro Paese ne è attraversato da una ragnatela infinita. Non solo in pianura e in collina, dove è scontato, ma anche in montagna… Sono di solito quelle strade di servizio su cui si muovono i mezzi agricoli, le jeep della forestale e le auto per la manutenzione delle opere di ingegneria… Grazie a queste benedette (nel significato di sacre) unpaved road, gli appassionati di Gravel possono allargare ancora di più i loro orizzonti, a patto però di avere buone gambe e polmoni capienti. Sì, perché il cosiddetto Alpine Gravel, prevede corposi dislivelli, salite e discese più ripide e aria rarefatta, ma ricambia con scenari straordinari, temperature miti e salite che danno soddisfazione.

Alpine Gravel, la nuova frontiera

Due dei migliori contesti per cimentarsi nell’Alpine Gravel sono la Val di Solee l’Alta Valtellina, di cui Bormio è l’epicentro. Lo sanno bene Andrea Borchi e Peppe Esposto – ideatori di Unpaved Roads -, che hanno inserito Bormio, ma soprattutto le sue strade non asfaltate, nella lista delle cinque località in cui va in scena il loro originale format di eventi gravel. Assecondando la nostra natura di assaggiatori, abbiamo subito accettato l’invito di prendere parte alla tappa valtellinese, ma dato che siamo molto curiosi, abbiamo aggiunto alla trasferta una giornata di esplorazione, per raccontare in modo più completo questo territorio nella sua declinazione Gravel.
Poiché le tracce dei percorsi disegnati per “Unpaved Roads” si sviluppano intorno ai laghi di Cancano per poi scendere verso Bormio nella Valle del Braulio e addentrarsi in Valfurva, abbiamo deciso di pedalare in un’altra area, meno battuta, con scorci selvaggi di alta montagna e gratificante anche dal punto di vista del percorso, mai banale: la Val Viola. Un itinerario di circa 50 km e 1.350 m di dislivello, che parte da Valdidentro dove un ottimo punto di riferimento e appoggio sono i ragazzi del Cancano Gravel Center, che sono anche stati le nostre guide in questa giornata di scoperta.

Sangue di biker

Se nelle vene del nostro corpo non scorre anche un po’ di sangue di biker, che fa pedalare in montagna (quella vera, quella in cui gli alberi a un certo punto finiscono e ci sono solo rocce, muschi e licheni), affrontare questi ambienti assume un doppio fascino: il piacere del panorama, assai differente a quello cui il graveleur è abituato, e il gusto del terreno, fatto di sentieri più stretti e fondo più tecnico. Se poi il contesto è quello in cui Andrea e Peppe hanno tracciato Unpaved Roads, quando si tornerà a casa ci si sentirà dei ciclisti evoluti, nel senso di più ricchi, più aperti e persino desiderosi di condividere questa rivelazione a pedali anche con il prossimo.

Questa esperienza alpina dalle due facce ci ha fatto vivere modi differenti di andare in bici. Quello del primo giorno, più avventuroso e fatto di esplorazione, di borse, zaini e di compagni rodati, e quello di “Unpaved Roads”, fatto di tracce GPX da seguire senza alea, di ristori gourmet (da rifugio di montagna) e di nuovi amici con cui chiacchierare quando non si ansima per lo sforzo…

Voglia di bis

Abbiamo detto sopra che siamo assaggiatori. È vero, però poi se il piatto ci soddisfa, vogliamo gustarlo fino in fondo e magari fare anche il bis. Il Gravel in salsa Bormio ci è piaciuto molto e i racconti con cui la nostra guida Matteo ha accompagnato la traversata della val Viola, popolati di sentieri, lune piene e orizzonti lontani, hanno fatto crescere la voglia di tornare in quota. Ma anche le coccole di “Unpaved Roads” e il fascio delle prossime mete hanno reso facile strapparci la promessa di un arrivederci.

Foto Martina Folco Zambelli | HLMPHOTO

Mi piacciono le biciclette, tutte, e mi piace pedalare. Mi piace ascoltare le belle storie di uomini e di bici, e ogni tanto raccontarne qualcuna. L'amore è nato sulla sabbia, con le biglie di Bitossi e De Vlaeminck ed è maturato sui sentieri del Mottarone in sella a una Specialized Rockhopper, rossa e rigida. Avevo appena cominciato a scrivere di neve quando rimasi folgorato da quelle bici reazionarie con le ruote tassellate, i manubri larghi e i nomi americani. Da quel momento in poi fu solo Mountain Bike, e divenne anche il mio lavoro. Un lavoro bellissimo, che culminò con la direzione di Tutto MTB. A quei tempi era la Bibbia. Dopo un po' di anni la vita e la penna parlarono di altro, ma il cuore rimase sempre sui pedali. Le mountain bike diventarono front, full, in alluminio, in carbonio, le ruote si ingrandirono e le escursioni aumentarono, e io maturavo come loro. Cominciai a frequentare anche l'asfalto, scettico ma curioso. Iscrivendomi alle gare per pedalare senza le auto a fare paura. Poi, finalmente arrivò il Gravel, un meraviglioso dejavu, un tuffo nelle vecchie emozioni. La vita e la penna nel frattempo erano tornate a parlare di pedali: il cerchio si era meravigliosamente chiuso.