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Una vita Salty: intervista a Giovanni Evangelisti

di - 14/06/2022

E’ dall’uscita di 4surf #73 [sfoglialo gratis qui – password: free4action] che Giovanni Evangelisti non compariva da protagonista sul nostro magazine cartaceo e online. Per quell’occasione avevamo intervistato il fotografo Fabio Palmerini, suo compagno d’avventure il cui scatto che lo ritraeva si era guadagnato la bella copertina del magazine.

Giovanni, che spesso lo vediamo girare insieme al Palme tra l’alta Toscana e la Liguria di Levante, è un surfista che trasuda la vera passione per il mare. Il suo è un amore tutto tondo che lo porta a vivere al 100% salty, 365 giorni l’anno, indipendentemente dalle condizioni che si presentano. Che ci siano 30 cm d’onda sporcata dal vento o oltre 3 m quasi impraticabili a Levanto lui non si tira mai indietro e, quando l’onda non c’è, si dedica alla pesca subacquea in apnea, con altrettanti buoni risultati. Per Giovanni, come ci ha raccontato nelle righe che seguono, il giorno peggiore non è quello col mare piatto, ma quando l’acqua è torbida.

Ed è proprio grazie alle sue grandi passioni che recentemente è entrato a far parte del team europeo Salty Crew, brand che coniuga perfettamente il suo stile di vita e che rappresenta per lui il coronamento di un sogno.
Infatti il brand fondato da CJ Hobgood e soci trae le sue radici nella passione autentica di chi vive costantemente a contatto con il mare, chi apprezza tutto ciò che il mare ha da offrire senza voler niente da dimostrare, è il marchio dei puri amanti dell’acqua salata che trovano il loro rifugio nel mare, con o senza onda.
Come dicono i fondatori: “When there is Surf…Surf. When its flat keep it Salty

Quindi abbiamo pensato di fare quattro chiacchiere con Giovanni Evangelisti, per mostrarvi il suo punto di vista e trasmettere anche a voi un po’ della sua grande passione…100% salty.
Tutte le foto sono di Fabio Palmerini (@palmerini)

Ciao Giovanni, è un piacere ritrovarti su 4surf. Come stai?
Ciao ragazzi, il piacere è mio! A parte questa piatta che non sembra lasciarci, per il resto tutto bene. In attesa delle onde e di entrare nel vivo della stagione estiva con la mia scuola surf [Delta Nove Surf School, ndr]

Per chi ancora non ti conosce raccontaci come e quando è iniziata la tua “malattia”…
La mia malattia ha radici lontane, probabilmente sono nato già così. A tre anni, quando con i miei genitori andavo al mare al Cinquale, mi regalarono un grosso bodyboard rosso. Passavo pomeriggi interi provando a stare in equilibrio su quella tavola, in piedi tipo Sup, aggrappato al leash. Da lì a prendere le prime onde partendo già in piedi e spinto da mio papà il passo fu breve. Poi arrivò la prima tavola vera in resina. Poteva essere il ‘97, non c’erano scuole surf a parte il Nimbus e poche altre in Italia. Imparai osservando i ragazzi più grandi. Appena raggiunta un po’ di autonomia ho cominciato ad andare al mare da solo, a Marina di Carrara, abitando a 3/4 minuti di bici dal picco era tutto semplice.
La “malattia” si era ormai radicata nel profondo e non mi ha più lasciato!

Cosa fai nella vita quando non ci sono le onde?
Quando non ci sono le onde mi alleno ma soprattutto mi dedico all’altra mia grande passione, la pesca subacquea. Le giornate peggiori sono quelle con mare calmo e acqua torbida. Tolte quelle, non posso fare a meno di andare in acqua, con la tavola o con il fucile. Ho sempre pescato fin da bambino ma non con la stessa dedizione che avevo per il surf. L’amore per la pesca è maturato più tardi fino a diventare oggi una vera costante della mia vita. Immergendomi coltivo un rapporto con il mare ancora più intimo. È uno sport che faccio solo per sé stesso, senza nessuna rivalità, senza il bisogno di dimostrare nulla a nessuno. È una sfida personale, una continua avventura verso l’ignoto. Ci si mette la muta e si spera di trovare i pesci sognati la notte, ma non si sa mai quello che ci aspetta.

A proposito di pesca, ci vuoi parlare della novità che unisce le tue grandi passioni?
La novità è Salty Crew. Questo brand è pensato per surfisti e pescatori e recentemente sono diventato un loro ambassador. Mi ero innamorato di questo marchio già qualche anno fa, le magliette con i pesci stampati sulla schiena erano una vera bomba! Vedevo questi prodotti al Wave Shop, parlando di pesca e di surf con Jacopo Conti, amico e gran pescatore, l’ho indossato da subito. Capirete bene che quando sono stato contattato per rappresentare un brand che univa esattamente le mie due passioni, ho provato una grande gioia e soddisfazione.

Cosa ne pensi del brand? Avete qualche idea o progetto in programma?
Come già accennato, anche a livello estetico il marchio mi piace un sacco. Dai costumi alle magliette, dalle felpe alle giacche, si ha l’imbarazzo della scelta. Inoltre la sostenibilità della pesca promossa da Salty Crew non può che essere apprezzata da chi come me pesca sott’acqua. Le foto che ho mandato ai ragazzi di Salty Crew che lavorano ad Hossegor sono piaciute molto, soprattutto i tubi di Levanto ?. Ho in programma di andare di persona a conoscerli e fare qualche bel tubo con loro alla Graviere!

Torniamo alle onde italiane. Negli ultimi anni non ti sei perso nessuna delle mareggiate più grosse che hanno raggiunto il golfo ligure. Verso quale direzione stai portando il tuo surf?
L’inverno Mediterraneo può riservare grosse sorprese. Ormai è assodato, quando tutto si allinea nel golfo Ligure si hanno delle condizioni oceaniche e anche parecchio impegnative. Ho 30 anni tondi e il mio surf ha raggiunto una maturità.
Voglio continuare a limarlo per renderlo più pulito, capendo sempre di più quando è il momento di spingere forte e quando è il momento di rilassare i muscoli. Sono un patito di surf, mi emoziono e non vedo l’ora di surfare anche su mezzo metro ventoso. Ma le emozioni più grandi si provano dentro un tubo. I tubi sono la cosa più inspiegabile a livello di emozione che ho mai sperimentato. Finché il fisico lo consentirà voglio continuare a cercarli. Ne bastano veramente pochi per dare un senso a tutto quello che si fa.

In effetti dal mezzo metro agli oltre due metri ti vediamo sempre spingere fortissimo. Dicci qualcosa del tuo quiver, sappiamo che la collaborazione con TwinsBros è una bella storia longeva…
Sono con TwinsBros dal 2012, ci consociamo bene e loro conoscono bene il mio surf. Ho un modello da onda piccolissima, si chiama Summer Shredder ed è una di quelle tavole che ti fa venire voglia di surfare quando il mare è una vera schifezza, o quando il mare è liscio ma molto piccolo. La leggerezza dovuta all’epoxy e lo shape la rendono velocissima sull’onda piatta e con poca spinta. Parliamoci chiaro, tutti dovremmo avere una tavola con queste caratteristiche, se non si è Toledo. Ho anche un’altra tavola con la stessa costruzione, Blaster2, shape più tradizionale e per onda leggermente più formata e ripida. A parte rare giornate, a Marina di Carrara uso queste due tavole. Salendo di lunghezza ho una tavola classica per onde che nel mondo definirebbero normali. Io la uso per le giornate classiche tipo Varazze o Livorno, o come tavola da tutti i giorni quando non sono in Italia. Ancora sopra ho il mio amatissimo 6.3, che è la tavola che ho in quasi tutte le foto a Levanto. Oltre a queste ho un 7.0 molto voluminoso. È una sorta di minigun. Lo uso raramente, in giornate in cui lascio stare le manovre e in cui si ha bisogno di tanto volume per partire su onde che difficilmente si prenderebbero con la tavola normale. Mi ricordo tutte le giornate in cui l’ho usata…

Dai, raccontaci una di queste giornate…
Vi racconto di una giornata di dicembre di qualche anno fa a Levanto. La mareggiata era veramente grossa e cresceva costantemente per tutto il giorno. Avevo provato a surfare con la 6.3 ma era una duck dive continua su delle schiume veramente grosse. Non mi piace esagerare ma c’erano dei fuori serie veramente grossi, di oltre tre metri, rompeva all’altezza delle diga del porticciolo, molo molto distante dalla riva. Dopo la session frustrante con la 6.3 ho deciso di ributtarmi con la 7.0 per prenderne almeno una. L’uscita è stata abbastanza facile perché il canale a ridosso della diga tirava molto. La sensazione di avere una tavola lunga e voluminosa è stata da subito magica, infatti remavo molto più velocemente e non mi sentivo in balia del mare. Ho aspettato quella giusta e ho preso una destra lunga e veramente, veramente grossa. Da quel giorno uso sempre la stessa tavola quando è grosso!

Scorrendo la tua pagina instagram (@evangelaist) non si può non notare la presenza di scatti davvero spettacolari, tutti (o quasi :P) firmati Fabio Palmerini (@palmerini). Qual è il tuo rapporto con il fotografo che oggettivamente è tra i migliori in Italia?
Fabio è prima di tutto un mio amico. Ci sentiamo spesso e ceniamo spesso insieme al di là delle onde. Ci conosciamo da quando ero un ragazzino. Un giorno mi disse che mi aveva fatto una foto a Levanto in un tubo ma che non era abbastanza bella per darmela. Forse era uno dei miei primi tubi e non nego che avrei fatto di tutto per vedere quella foto. Eppure il non vederla mi ha dato un sacco di stimoli. Da lì abbiamo iniziato a sentirci più spesso e volevo disperatamente essere “degno” di un suo scatto. Fabio dà un grande valore ad una fotografia, deve avere certi standard, deve rappresentare qualcosa. All’inizio non capivo ma col tempo ho colto quello che voleva dire e lo rispetto per questo.
Da qualche anno ci sentiamo ad ogni mareggiata e quando è previsto qualcosa di grosso andiamo in fibrillazione. La pensiamo allo stesso modo su una cosa: la condizione buona è effimera, bisogna saperla cogliere ed essere lì prima che accada. Non sempre accade, tante volte si sbaglia, ma tante altre ci siamo goduti momenti epici, io in mare e lui dietro la lente.

“Era una delle classiche giornate perfette. Onda lunga da maestrale, tanto periodo, buona misura e vento da terra. Perfetta se sei un surfista normale e mantieni la calma. Ma se hai dei problemi seri come me e Palmerini allora diventa un incubo… Dove si va? Levanto? Forse close out… Livorno? E se si alza il vento? La paranoia cresce e le ore di luce sono poche. Prendiamo la decisione rischiosa di restare in zona e giocarcela sui nostri Beach breaks, una vera incognita. Il picco che scegliamo per primo non è granché, una destra moscia, molto divertente da surfare, ma Palmé non è soddisfatto. Mi chiama fuori e mi spedisce su una sinistra che sembra molto fiacca da fuori ma con una bella sezione nell’inside. Io protesto con lui e impreco tra me e me… Inutile, Palme ha deciso e stop. Se avesse ragione o no decidetelo voi…” – Giovanni Evangelisti | Ph. Fabio Palmerini

Quando esce una foto da “copertina” chi si prende più i meriti? Possiamo dire che c’è ottimo feeling tra te e Palmè?
Quando abbiamo una bella foto il merito è a metà… Uno scatto “epico” non è fattibile con un telefonino e soprattutto non è fattibile senza l’originalità e l’arte di un bravo fotografo! Ringrazio sempre Palme per le foto, non è mai un risultato scontato.

Non ricordo se hai potuto godere delle bellissime onde dell’idrovora, ma sicuramente ne hai sentito parlare e sei cresciuto vicino ad alcuni dei migliori surfisti italiani che hanno gravitato attorno a quello spot ormai scomparso. Cosa mi dici della scena surf locale e di quella nazionale italiana?
Posso dire di avere surfato tra i famosi piloni dell’idrovora. Ho dei ricordi sfumati ma mi ricordo benissimo quella sensazione di surfare in quello che allora era uno spot famoso. Mi ci portava il mio istruttore di tennis Emanuele, che è uno dei miei migliori amici da allora. La scena locale era piena di personalità importanti, a partire da Mariano Billet, Marco Urtis e i fratelli Lena; poi c’era Lorenzo Castagna e il mio grande amico Diego Cucurnia, della generazione appena successiva.
Pietro Pennucci era il Grom più forte. Penso che dopo quel periodo ci sia stato uno stallo, non sono molti i surfisti della mia età. Ultimamente invece le cose sono cambiate e ci sono un bel po’ di groms che stanno andando forte, alcuni sfornati proprio dalla nostra scuola. Questo ultimo trend mi sembra diffuso in tutta la Penisola, con il livello dei groms che sta salendo vertiginosamente. Non si può che esserne felici.

Chi è il tuo surfista di riferimento, che segui e da cui trai ispirazione?
Potrei fare una lunga lista ma Felipe Toledo è uno fra quelli che seguo e mi diverte di più. Attualmente il surf è talmente variegato che è bene farsi ispirare da almeno una decina di talenti, ognuno dei quali eccelle in qualche aspetto specifico del surf.

Freesurf e gare: cosa preferisci? Quali sono i pro e i contro?
La competizione è stimolante e ti può far capire a che punto è il tuo livello di surf. Ma a meno che tu non sia un professionista, continuo a pensare che la gara sia un aspetto marginale del nostro sport. La possibilità di esprimersi liberamente in freesurf, senza vincoli e giudizi, rimane la cosa che amo di più del surf.

Da qualche anno il surf sta subendo un fenomeno di “massificazione” in cui tutti vogliono praticarlo senza apprezzarne la vera essenza. Questo sovraffollamento degli spot dai principianti, unitamente ad una scarsa frequenza di onde, a volte porta a tensioni in acqua e forti dibattiti fuori. Da fondatore di una scuola di surf, che oggettivamente trae profitto dall’aumento di praticanti, come vivi questa situazione di apparente contrasto?
Sulla nostra costa il fenomeno è vissuto un po’ meno visto che la spiaggia è molto lunga e molti dei picchi sono sempre vuoti. Il surf sta andando di moda ma di inverno continuo a vedere i soliti 20, di cui molti ultra-quarantenni. Sicuramente il problema arriverà anche qui ma per ora non ho gli elementi sufficienti per giudicare. In ogni modo stiamo cercando di puntare sulla qualità della formazione piuttosto che sulla quantità.

Cosa ne pensi della situazione ambientale sulla nostra costa? Fai qualcosa con Delta9 per sensibilizzare il problema e compiere delle azioni?
La nostra costa è inquinata e sporca. È un dato di fatto, ormai se ne parla quotidianamente. Ho fatto varie pulizie con Delta9 ma sono un po’ scettico sugli eventi di pulizia delle spiagge date in concessione a dei privati, cioè quasi tutte sul mio litorale. In questi casi penso sia doveroso esigere che il privato pulisca e non inquini. La cosa su cui ci concentriamo di più è cercare di formare dei piccoli surfisti con una buona coscienza ambientale.

Vabbè dopo due domande serie abbassiamo un po’ il livello, prima però tappa le orecchie alla tua ragazza: Alana Blanchard, Honolua Blomfield o Malia Manuel? Non le conosco hahahah. Le cerco e vi faccio sapere!

Aspettiamo il tuo giudizio allora! 😛 Intanto torniamo a parlare di cose più serie: prima hai parlato di pesca sostenibile, è un tema caldo di cui si parla molto. Cosa significa per te che la tua pesca è sostenibile?
Riguardo a questo si potrebbe parlare per giorni e scrivere all’infinito. Provo a dirti quello che penso in poche righe, senza la presunzione di avere ragione o di essere esaustivo. Uccidere un pesce per mangiarlo è una scelta personale ed eticamente discutibile. Ognuno di noi può pensarla a suo modo e rispetto chi prende la scelta di non farlo. Se però parliamo di sostenibilità bisogna fare lo sforzo di lasciare da parte ogni aspetto emotivo. Il pescatore subacqueo ha la possibilità di selezionare accuratamente la preda.
Di conseguenza si spara solamente avendo a mente la conservazione dell’ambiente di pesca. Anche considerando gli errori che si possono fare, e magari anche il comportamento non corretto di alcuni, il prelievo di pesci da parte dei pescatori subacquei è irrisorio se paragonato a quello della pesca professionale con le reti. In questo senso considero la pesca subacquea un tipo di pesca molto corretta nei confronti dell’ambiente.

Un’opinione davvero condivisibile, anche noi abbracciamo il tuo pensiero. Parlando di viaggi, qual è il prossimo in programma?
Maldive, se qualcuno si vuole unire è il benvenuto!

Bene, ci facciamo un pensiero! Grazie per il tuo tempo Gio, saluta e ringrazia chi vuoi!
Saluto e ringrazio i miei sponsor e il mio super staff della scuola surf. E grazie a voi ragazzi, è stato un piacere!

Surfista, Meteorologo e Giornalista, purtroppo non in questo ordine. Caporedattore 4surf magazine dal 2014, organizzatore di eventi, istruttore surf