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Una passione chiamata Boulder. Elias Iagnemma interview

di - 07/04/2025

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Un recente passato nella nazionale di arrampicata sportiva e poi una serie di grandi imprese su sassi. Abbiamo intervistato Elias Iagnemma dopo la recente apertura di “The big slamm”, nella sua regione di origine.

L’intervista

Ciao Elias, sei originario dell’Abruzzo, da dove esattamente e come hai iniziato ad arrampicare?

Ciao a tutti, sono originario di Barisciano, un paesino in provincia dell’Aquila. Ho iniziato ad arrampicare a 12 anni con mio zio, poi con il terremoto del 2009 mi sono dovuto fermare per qualche anno per poi riprendere negli anni successivi. Diciamo che all’inizio, scalavo sì, ma non seriamente come ho fatto in questi ultimi anni. Iniziai cosi per gioco come la maggior parte dei climber, poi con il passare del tempo ne ho fatto uno stile di vita.

Perché proprio il boulder?

Perché il Boulder? Semplicemente per me rappresenta l’espressione perfetta della scalata. Riesce a farmi sentire vivo e libero da ogni restrizione.

Dove vivi e come ti alleni?

La mia vita soprattutto negli ultimi anni si è nomadizzata ancora di più. Vi posso dire che mi divido tra Piemonte ed Abruzzo e poi nei vari progetti di scalata in giro per il mondo. Diciamo che non ho una posizione stabile ma in realtà è sempre stato l’aspetto che più mi ha affascinato della scalata outdoor. Per i miei allenamenti, la maggior parte del tempo sono alla ricerca di nuovi progetti e quindi il mio allenamento principale è proprio quello di provare a scalarli, poi quando il meteo non permette la scalata outdoor, dedico delle sedute di allenamento in palestra tra pannello e trave.

Negli ultimi anni stai conseguendo importantissimi risultati sui sassi ma hai anche toccato un livello molto alto su plastica.

Che sensazioni ti dà arrampicare in contesti tanto diversi e perché hai lasciato le competizioni?

Parto dal presupposto che ho amato ed odiato le competizioni allo stesso modo, sono un tipo molto competitivo ma anche con una personalità molto riservata, questo mi faceva soffrire particolarmente il peso mentale delle competizioni. Questo è stato soprattutto uno dei fattori scatenanti il mio ritiro dalle competizioni, non è stata facile come scelta ma alla fine ho deciso di fare ciò che mi riusciva meglio e soprattutto riusciva a regalarmi pace interiore, soddisfazione e appagamento. Emozioni che le competizioni non mi davano.

E’ notizia recente che sei riuscito a realizzare il primo 9° boulder su suolo italiano, “The big slamm a Tintorale in Abruzzo”. Parlaci di questa impresa e quanto ti ha impegnato il progetto.

‘’The Big Slamm’’ è stato per me un processo durato un anno e mezzo con 35 sessioni all’incirca di tentativi. Io amo molto camminare nei boschi a cercare sassi, un giorno di due anni e mezzo fa durante una mia escursione mi sono imbattuto in questo incredibile pannello posizionato vicino un rigagnolo di fiume. La prima impressione fu ‘’Impossibile’’ e decisi di continuare la mia escursione e a fine giornata tornare a casa. Nei giorni successivi pensai molto a questo pannello poiché nonostante fosse ricoperto da edera e terra ero sicuro si nascondesse un pezzo di roccia spettacolare. Decisi così di iniziare la pulizia pensando che probabilmente sarebbe servita solo ad avere il piacere di vedere un masso bellissimo soddisfare i miei occhi attraverso la sua forma e geometria. Una volta pulito per gioco iniziai a provarlo e per almeno le prime 5 sessioni continuai a pensare fosse impossibile e che mancava qualche presa. Il resto lo sapete tutti, alla fine ce l’ho

fatta ed ancora una volta sono riuscito a superare i miei limiti, ancora una volta, non quelli fisici ma mentali. A volte ci facciamo accecare da cose o impressioni o schemi che ci imponiamo da soli e non riusciamo a vedere oltre. L’insegnamento che ‘’The Big Slamm’’ mi ha lasciato è stato proprio quello di ragionare fuori dai miei classici schemi.

Per la preparazione di “Burden of Dreams” ti eri preparato anche con le repliche fatte da Core Climbing e hai trovato la chiave del successo cambiando radicalmente i pochi movimenti del blocco.

In questo caso come è andata, nessuno aveva mai liberato il masso?

In modo differente da ‘’ Burden of Dreams’’ questo progetto lo avevo vicino casa e quindi nessuna replica sarebbe stata meglio del blocco stesso per allenarsi e migliorare sui movimenti.

Le repliche a mio avviso sono funzionali esclusivamente per progetti lontani che non hai la possibilità di provare giorno per giorno nell’immediato e per mantenere alto lo stimolo sui movimenti specifici possono essere un punto di svolta di un processo. Su Burden ho trovato la mia strada eseguendo la parte centrale in modo differente, con il lancio come pensato all’inizio dall’apritore ma poi abbandonato, anche nel primo movimento io sbandiero, mentre l’apritore mantiene il piede incollato alla roccia.

Ognuno di noi è differente e deve cercare di adattarsi al blocco sfruttando al massimo le proprie qualità, questo per me è quello che dà un valore aggiunto ad un arrampicatore, la fantasia di inventare e trovare qualcosa che qualcuno prima di te non aveva visto oppure scartato a prescindere. ‘’Con The big slamm’’ ho avuto una grande fantasia, già dal riuscire a risolvere tutti i movimenti dove ahimè sono riuscito a trovare un unico modo di risoluzione, e poi tutti i micro aggiustamenti sulla tecnica dei tallonaggi e posizione delle dita sulle prese. Detto questo, spero che un giorno qualcuno decida di confrontarsi con questo mio blocco e chissà forse trovare un metodo diverso e un parere sulla sua difficoltà, sia affine al mio che differente. Sarebbe per me una soddisfazione a prescindere.

L’aver gareggiato ad altissimi livelli ti dà un vantaggio rispetto ad altri che non hanno fatto questa esperienza, e di che tipo nel caso?

Il vantaggio che le competizioni mi hanno lasciato è sicuramente il bagaglio di innumerevoli movimenti appresi in gara e quindi a volte riesco a riportarli sui blocchi outdoor, il trovare le giuste soluzioni e quindi ad avere probabilmente più fantasia.

L’esperienza e i risultati maturati in boulder non desideri applicarli anche all’arrampicata con la corda?

Per il momento e fino a che il mio fisico me lo consentirà cercherò di destinare la maggior parte delle energie nella valorizzazione di blocchi in giro per il mondo e nella nostra regione, è la cosa che amo di più e mi fa vivere al meglio la mia carriera sportiva, non nego che comunque ho diversi progetti in mente con la corda che tenterò nei prossimi anni.

Con quali scarpette La Sportiva ti trovi meglio e perché?

La mia scarpetta preferita di La sportiva è la SOLUTION e SOLUTION COMP per la gamma edge, sono le scarpe che più si adattano al mio piede e che mi sostengono al meglio per le mie scalate più estreme. Per la gamma NO-EDGE invece FUTURA e la nuova MANDALA che sono state fondamentali per venire a capo di The Big Slamm’’ soprattutto per la loro capacità di adattamento su prese fortemente piatte e svase.

Diplomato in Arti Grafiche, Laureato in Architettura con specializzazione in Design al Politecnico di Milano, un Master in Digital Marketing. Giornalista dal 2005 è direttore di 4Actionmedia dal 2015. Grande appassionato di sport e attività Outdoor, ha all'attivo alcune discese di sci ripido (50°) sul Monte Bianco e Monte Rosa, mezze maratone, alcune vie di alpinismo sulle alpi e surf in Indonesia.