Questa riflessione ha origine da una serie di risposte a post pubblicati su Facebook. Tutto nasce con una considerazione tecnica su una bici che doveva essere protagonista di un test di lunga durata ma, per lockdown da Coronavirus, è rimasta bloccata in garage o poco più (Trek Slash 9.7, test in breve su 4Bicycle di Aprile 2020 – nda). Devo ringraziare Matteo Pedrech di MTBTech e Davide “Alle” Allegri per aver contribuito al “fiorire” di questi pensieri, per l’appunto scaturiti da queste in apparenza semplici e spontanee risposte sul social network per antonomasia.
Paura e incertezza
Da una parte la paura, ovviamente iniziale, giustificata dall’estrema incertezza di dove andrà a finire il nostro lavoro e come si lavorerà. Quella del lockdown è una finestra temporale, che si spera ridotta, da sfruttare come un’opportunità per ritornare alla vera essenza della mountain bike, e di conseguenza anche del nostro lavoro di informarvi con professionalità, competenza, e completezza, con meno fuffa da marketing e più sostanza, rimettendo l’appassionato di due ruote artigliate – chiunque esso sia, dal principiante all’evoluto, dall’amante delle passeggiate in mezzo alla natura all’agonista sfegatato – al centro della scena.
Per chi non l’avesse ancora visto, il seme di questa riflessione è stato piantato da un articolo pubblicato sul sito di 4Bicycle, che parla appunto delle “5 cose più una da cambiare nell’industria della Mountain Bike”, “nutrito” dalla discussione che è scaturita sul profilo personale di Matteo Pedrech.
Migliorare se stessi
Invece la successiva riflessione, quella nata dal post di Davide Allegri, è sul fatto che noi siamo obbligati a tenerci vivi e di conseguenza tenerci in forma. Quindi anche in questo caso il periodo di fermo forzato può e deve essere sfruttato per migliorarci come persone, sia fisicamente ma anche soprattutto mentalmente.
Bisogna imparare a guardarsi allo specchio, con i nostri occhi, eliminare tutte quelle sovrastrutture ideologiche che ci siamo costruiti negli anni, un trucco pesante che ci ha reso irriconoscibili, agli altri ma in primis a noi stessi. Serve auto-consapevolezza, ammettere quello che siamo veramente, con umiltà e sincerità. Prima di ripartire, con nuovo vigore, verso una strada ignota.
Nel momento in cui usciremo da questo lockdown, dovremmo per forza essere delle persone diverse, più forti e strutturate, preparate a ogni incognita. La società, essendo fatta da persone, ne trarrà solo benefici se metteremo in pratica le nostre intenzioni, riuscendo a condividere e collaborare con tutti gli altri, per una ripartenza e una ricostruzione fondamentali per la sopravvivenza di ognuno di noi.
[Il video in cima alla pagina è una toccante, intensa e delicata interpretazione acustica del classico Mad World dei Tears for Fears, eseguito dal bassista del gruppo Curt Smith e da sua figlia Diva]