Home

Thailandia…tra caffè e UTMB

di - 22/03/2025

UTMB Thailand con Oliviero Alotto
Ascolta l'articolo

Tra UTMB World Series e Oliviero Alotto è stato amore a prima vista da subito; il circuito di gare di trail running più famoso al mondo ha visto per l’ennesima volta l’ultrarunner torinese protagonista della Doi Inthanon Chiang Mai 160 Trans. Un evento sportivo targato UTMB che Oliviero ha vissuto al 100%, aggiungendo alle 100M corse in gara una settimana dedicata alle piantagioni di caffè, sua grande passione e professione principale con il marchio di caffè specialty Ialty.

testo e foto di Oliviero Alotto

UTMB Thailand con Oliviero Alotto
Oliviero in piena azione nella gara tailandese by UTMB

UTMB…ci siamo ricascati

Doi Inthanon Chiang Mai 160 Trans, con Patrick Delorenzi alla 100k by UTMB World Series nel 2023, con Oliviero Alotto nel 2024, sempre by UTMB… sembra proprio che 4running si sia affezionata all’ultima tappa delle UTMB World Series, un circuito che ci piace sempre di più, con cui condividiamo visione dello sport, valorizzazione del territorio, rispetto per l’ambiente e amore incondizionato per il trail running. quindi, dopo il foto racconto di Patrick un anno fa, benvenuti nella Thailandia di Olly

Benvenuti nella Thailandia di Olly

Da quando sono stato la prima volta a Chiang Mai, questo posto mi è rimasto nel cuore. Una città che sembra piccola ma che si estende per molti chilometri fino ai piedi delle montagne, dove si fonde la cultura del caffè con l’amore per l’outdoor. Tale connubio non poteva che farmi amare questo luogo. Chiang Mai, situata nel nord della Thailandia, è un crocevia di natura, cultura e passione. A pochi chilometri dal centro si trovano alcune delle più importanti e pregiate piantagioni di caffè del Paese.

Il viaggio in Laos

La prima volta che sono stato qui è stata in occasione del mio viaggio in Laos, quando ho corso per più di cento chilometri lungo le sponde del Mekong. Quando ho saputo di una gara del circuito UTMB organizzata proprio a Chiang Mai, ho subito deciso che sarebbe stata un appuntamento da non perdere. L’anno scorso avevo potuto seguire la prova di un amico, Patrick Delorenzi, che aveva corso la cento chilometri e così, un anno dopo, ho deciso di affrontare la sfida delle cento miglia. Sapevo già che a dicembre, tra il caldo e il poco allenamento, non avrei performato al massimo in una competizione così lunga. Ma puntavo a vivere un’esperienza unica e a sfruttare il viaggio per vedere il maggior numero di luoghi possibile.

Milano-Bangkok, direzione UTMB

Il viaggio è iniziato a Malpensa, con un volo diretto Milano-Bangkok della Thai Airways. Il volo è comodo per gli orari, si viaggia di notte, il che mi permette di riposare e arrivare in Thailandia avendo già superato il jet lag. Da Bangkok, un’ora di volo mi porta a Chiang Mai. Una delle sfide principali della gara sarà il caldo: vengo dalla Maratona di Torino corsa il giorno prima della partenza a circa quattro gradi, e qui ne trovo trenta. Per adattarmi, decido di iniziare subito una routine di sauna, che cercherò di replicare fino alla partenza. Questo metodo, magari seguito da una corsa al caldo, mi aiuta a prepararmi gradualmente alle condizioni climatiche.

Il caffè

Chiang Mai non è solo il luogo dove si coltiva il caffè, ma anche dove questa cultura è profondamente radicata e celebrata. I coffee shop non sono semplici luoghi dove bere un caffè, ma spazi di incontro, lavoro creativo e veri e propri templi dedicati all’arte del caffè specialty. Passeggiando per le vie della città, è impossibile non avvertire il profumo del caffè appena tostato che si mescola agli aromi della cucina thailandese, creando un’atmosfera unica.

Tra corpe e mente

Prepararsi alla Doi Inthanon Thailand by UTMB, con i suoi 160 km, non è solo una sfida fisica, ma anche mentale. Correre qui significa attraversare paesaggi incredibili, da foreste lussureggianti a villaggi remoti, fino a salire verso le cime più alte della Thailandia. La montagna di Doi Inthanon, soprannominata “il tetto della Thailandia,” con i suoi 2.565 metri di altezza, rappresenta il culmine della gara. Non è una semplice corsa, ma un viaggio attraverso la cultura e la natura thailandesi.
La cucina asiatica, e in particolare quella thailandese, rende tutto ancora più affascinante. Adoro i curry, le verdure dai sapori unici e la biodiversità che si riflette nei piatti. Qui si trovano ingredienti straordinari come il basilico thai, il galangal, le melanzane piccole e tonde che impreziosiscono i curry verdi e i germogli di bambù. Per me, mangiare è sempre un modo per entrare in contatto con il territorio, e la cucina thailandese, ricca di verdure e spezie, si sposa perfettamente con la mia scelta vegana.

La cura del dettaglio

Ogni dettaglio nella preparazione della gara conta: dall’alimentazione pre-gara rigorosamente vegana, alla scelta dell’attrezzatura per affrontare le temperature estreme e il terreno tecnico. Eppure, ciò che rende tutto speciale è sapere che attraverserò luoghi unici, con il profumo del caffè nell’aria, il calore della gente locale e la consapevolezza che ogni passo sarà un viaggio nella bellezza della natura e della cultura thailandesi. La sera prima della gara mangio presso il Village dell’UTMB. Ci sono tanti food truck dove è possibile mangiare, scelgo un curry con del riso. Ecco, voglio raccontarvi alcune cose del curry in Thailandia, perché è una vera cultura ed è da sempre un gusto che amo moltissimo.

Il cibo asiatico

La cucina asiatica è un vero paradiso per chi, come me, ama scoprire sapori autentici e valorizzare la biodiversità che la natura offre. I curry asiatici, in particolare, sono una celebrazione di spezie, erbe aromatiche e verdure uniche, spesso coltivate localmente in terreni che favoriscono una ricchezza di aromi e nutrienti. In Thailandia, per esempio, i curry sono un simbolo di convivialità e cultura; mi piace perciò raccontarvi alcuni dei curry che ho mangiato in questi anni di viaggi a est, e che ho amato molto.
Il Green Curry (Kaeng Khiao Wan) è fresco e aromatico, con note di basilico thai, foglie di kaffir lime e il piccante intenso del peperoncino verde. Il Red Curry (Kaeng Phet) è più corposo, con la pasta di curry rossa a base di peperoncini essiccati, galangal e citronella. Il Massaman Curry, influenzato dalla cucina persiana, è dolce e speziato, con anacardi, patate e un mix di spezie calde come cannella e cardamomo.

Biodiversità

Quando parliamo di biodiversità in cucina, parliamo di sapori che noi non conosciamo proprio perché tipici di specie botaniche presenti per esempio in Thailandia. Vi faccio alcuni esempi:
Morning Glory (Ipomoea aquatica), conosciuta anche come spinacio d’acqua, amata nei wok saltati con aglio e peperoncino.
Pak Choi, croccante e succoso, perfetto per zuppe e piatti saltati.
Melanzane Thai, piccole e tonde, che si trovano spesso nei curry verdi.
Bamboo Shoots, germogli di bambù freschi, utilizzati in zuppe.
Zenzero fresco e Galangal, che aggiungono piccantezza e complessità a molti piatti.

Si corre

Il mattino della gara mi dirigo alla partenza con Francesca Canepa e Gediminas Grinius; ci porta allo start Natalia Mastrota che corre la 100 km. Un incidente sulla strada, perdiamo molto tempo, arriviamo letteralmente un minuto prima dello start… Riempio solo mezza borraccia con una bottiglia d’acqua trovata sulla linea di partenza; è mezza vuota, quindi metto quello che c’è e faccio partire il cronometro sapendo che ci sono circa 30 gradi e che il primo ristoro è al 15esimo km, con i primi 2 km di sola salita. Poco grave, parto piano e punto a sopravvivere. Al ristoro bevo tutto quello che posso, noto subito che i ristori sono davvero ricchi. Per altro, da quando UTMB ha come sponsor NAAK, le gare del circuito hanno dei ristori perfetti, molti gel e bevande con maltodestrine in taniche da cui è possibile riempire le borracce facilmente. Visto il caldo, noto la presenza anche di grandi vasche di ghiaccio da cui attingere. Mi bagno ancora una volta la testa e riparto. Il percorso è molto corribile, ma come sempre la paura del caldo mi fa tenere un ritmo tranquillo, inferiore a quello che potrei: non voglio soffrire. Qualche ristoro successivo, quello prima dell’arrivo del buio è in un paese, un km abbondante corso in mezzo agli abitanti che incitano e ci guardano con interesse. Bevo, mangio e indosso la frontale, che accenderò dopo meno di un’ora.

Il primo tramonto

Un tramonto sulle rocce rosse lascia decisamente il segno, è stupendo. La notte è fresca e si riesce a correre con maggior facilità, quando non ci sono salite e discese troppo impegnative per me. Attraversiamo moltissimi campi coltivati, tante serre illuminate anche di notte, piante di caffè e campi di fragole. Qui si capisce che l’agricoltura è un pilastro importante dell’economia locale. Alle prime luci dell’alba provo ad accelerare e riesco a correre un po’ più forte per qualche ora, il percorso è di nuovo facile, su larghi sentieri, strade poderali, ma a tratti incontriamo strappi molto ripidi e discese sconnesse e scivolose. È molto bello, con paesaggi decisamente incontaminati. Scorgiamo spesso templi stupendi, ne ho visti tanti in Asia, ma ogni volta mi colpiscono per l’energia spirituale che sprigionano. Nel pomeriggio affrontiamo l’ultima salita che precede un’ultima e lunghissima discesa: la salita riesco a farla bene, fino a che non mi arriva un ennesimo colpo di calore e decido di rallentare, non ho voglia di stare male, preferisco metterci più tempo e godermi questa esperienza fino al fondo.

Una discesa molto dura

La discesa è ancora peggio di come me la potessi aspettare, con un picco di tre km per me davvero impegnativi. Mancano solo 5 km di falso piano e pianura da correre, eppure faccio decisamente fatica, ma oramai è finita. L’arrivo è una festa incredibile, il Village è enorme, e si unisce a una festa del parco pienissimo di persone. Tutti che applaudono e ti indicano la strada, le gambe faticano a correre ma manca un km, quindi in qualche modo accenno una corsa e giungo sotto l’arco d’arrivo. Tanta gente, tutti in festa; Francesca Canepa mi fa trovare un riso e curry, la fame è molta: per il caldo probabilmente e la fatica, ho corso senza mai mangiare nulla di solido, solo gel e maltodestrine. Vado a dormire, ripensando alla gara e sapendo che i giorni successivi tornerò tra quelle montagne, ma questa volta per le piantagioni di caffè.

Seconda parte, la Coffee Coalition di Slow Food

La seconda parte del viaggio infatti inizia subito all’indomani. Un amico conosciuto grazie alla Coffee Coalition di Slow Food (La Slow Food Coffee Coalition è una rete internazionale, aperta e collaborativa, che unisce tutti coloro che sono coinvolti nella filiera del caffè), mi porta nella montagna sopra Chang Mai, a visitare una piantagione di caffè. Mi trovo di nuovo immerso nella fase agricola di questo prodotto che fa parte della nostra vita, ma che non conosciamo a sufficienza: quando beviamo un caffè difficilmente ci rendiamo conto del lavoro che c’è per arrivare a questa tazza.

Le piantagioni

Cammino tra le piante, vedo le differenti varietà che crescono qui. Il frutto del caffè sulla pianta è molto simile a una ciliegia, una bacca rossa o gialla, che al suo interno racchiude il chicco di caffè verde; se si assapora la bacca dalla pianta, si sente l’acidità del frutto, la gelatina che divide la bacca dal chicco, ma il chicco è di fatto insapore. Il sapore gli verrà dato in fase di tostatura, quando questo chicco duro e verde prenderà il colore marrone chiaro che conosciamo. Il produttore di caffè ci fa assaggiare alcuni suoi prodotti, estratti da lui proprio in piantagione. È un momento bellissimo che unisce alla perfezione le mie passioni, l’amore per la terra, l’agricoltura e i sapori, con la montagna.

Gli Specialty Coffee

L’ultima parte del viaggio la voglio dedicare ai tantissimi locali che sono presenti in città, sono gli Specialty Coffee, luoghi in cui bere caffè di qualità. Come scrive bene Carolina Pozzi su Cibotoday: “Si possono definire così i caffè che soddisfano tre criteri: uniformità organolettica, assenza di difetti e retrogusti sgradevoli e un profilo gustativo interessante, che comprenda note aromatiche complesse e un buon livello di dolcezza”. Ne visito tanti in due giorni, quello che già mi colpisce sono gli ambienti belli e moderni ma molto autentici, si vede quanto la cultura del caffè sia presente nelle persone che li frequentano. In tutti i locali che scopro si può scegliere che caffè bere, tra luogo di provenienza, grado di tostatura, processo di lavorazione.

Grazie Tailandia!

Ancora una volta amo questo Paese, dove tante mie passioni si fondono: outdoor, cultura del caffè e cucina ricchissima di sapori…grazie Tailandia!

Daniele Milano nasce una buona cinquantina di anni fa in Valle d’Aosta. Cresciuto con la montagna dentro, ha sempre vissuto la propria regione da sportivo. Lo sci alpino è stato lo sport giovanile a cui ha affiancato da adolescente l’atletica leggera. Nei primi anni 90 la passione per lo snowboard lo ha letteralmente travolto, sia come praticante che come giornalista. Coordinatore editoriale della rivista Snowboarder magazine e collaboratore per diverse testate sportive di settore ha poi seguito la direzione editoriale della testata Onboard magazine, affiancando sin dal lontano 2003 la gestione dell’Indianprk snowpark di Breuil- Cervinia. Oggi Daniele è maestro di snowboard e di telemark e dal 2015 segue 4running magazine, di cui è l’attuale direttore editoriale e responsabile per il canale web running. Corre da sempre, prima sul campo di atletica leggera vicino casa e poi tra prati e boschi della Valle d’Aosta. Dal 2005 vive un po’ a Milano con la propria famiglia, mentre in inverno si divide tra la piccola metropoli lombarda e Cervinia. “La corsa è il mio benessere interiore per stare meglio con gli altri”