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Storie in Sella: Le difficoltà rendono migliore la mountain bike

di - 27/09/2024

Le barriere rendono migliore la mountain bike - storie in sella - cover

Non dovrebbe essere difficile andare in mountain bike. Ma alcune delle esperienze più belle sono riservate a chi è disposto a osare… e soffrire

Quest’estate, in una giornata di fine agosto con il cielo azzurro come il lago alpino sottostante, la mia guida e io abbiamo posato le nostre bici, appena fuori dal sentiero, e abbiamo ammirato la conca montuosa.

Abbiamo trascorso mezzora abbondante seduti sul colle adiacente, masticando caramelle gommose e barrette energetiche, e riflettendo sulle ere di erosione e sul gonfiarsi e contrarsi dei ghiacciai che hanno creato una delle aree più belle delle Alpi che io conosca, tra Courmayeur e il massiccio del Monte Bianco.

Per un’ora, mentre continuavo a ripensare all’ultima estenuante rampa impedalabile, abbiamo avuto il panorama tutto per noi, in un limpido pomeriggio di pace assolute, a poche ore dalle milioni di persone che orbitano intorno alla caotica Milano.

Le barriere rendono migliore la mountain bike - storie in sella - 01

“Non c’è niente di meglio”, mi sono detto. “Non posso credere che nessun altro sia quassù.”

Ma in fondo era abbastanza credibile. Siamo partiti dal fondovalle e abbiamo pedalato, spinto e grugnito in salita per due ore di fila prima di arrivare alla meritata sosta. Il fatto di iniziare una salita appena sotto le Alpi è che continua a diventare sempre più dura. A ogni giro di pedale l’ossigeno si assottiglia e la fatica aumenta.

Abbiamo dato via alla pedalata con una lunga e poco impegnativa ascesa su una spietata strada di servizio, priva di tratti emozionanti che ci tenessero impegnati, ma ripida e piena di rocce smosse a sufficienza da renderla esasperante.

Si dà il caso che queste siano le mie uscite preferite, perché bisogna arrendersi all’inevitabile sofferenza di una lunga salita in sella. È liberatorio nel senso che l’unica cosa su cui ci si deve concentrare è arrivare in cima, qualunque cosa accada, ma non è per tutti e va bene così. Non li biasimo.

Non è che mi piaccia particolarmente sentirmi come se la mia colazione stesse per uscire dalla gola da un momento all’altro, ma il percorso è doppiamente gratificante perché ci si rende conto che la mountain bike è di per sé un’attività estremamente dura. Non sono in molti a praticarla e sono ancora meno quelli che vogliono affrontare i sentieri più difficili in assoluto, per quanto belli possano essere.

Negli ultimi anni c’è stata una grande spinta da parte dell’industria e degli operatori di settore ad abbassare le barriere per diventare un biker. E io sono favorevole a rendere questo sport più accessibile. Le bici sono costose e molti percorsi rimangono difficilmente accessibili o impraticabili per alcuni. Anche per chi ha ceduto al lato oscuro delle e-bike.

C’è un motivo per cui da preadolescente spesi pochi centinaia d’euro per una mountain bike rigida, dopo aver aiutato mio padre l’estate in campagna, risparmiando il necessario per acquistarla al posto di un motorino. Potevo pedalare ovunque, dalle stradine secondarie alle sterrate dei colli dietro casa.

Dopo aver trascorso molto tempo all’aria aperta, mi sono reso conto che quanto più è difficile fare qualcosa, tanto meno persone si vedranno là fuori. Uno dei modi migliori per illustrare questo concetto è osservare le differenze tra sci, snowboard e mountain bike. I primi due, pur essendo molto costosi a seconda della zona del Paese in cui si vive, possono essere relativamente più accessibili rispetto alla mountain bike.

Si può facilmente trovare una tavola da snowboard per principianti a un prezzo notevolmente inferiore a quello di una mountain bike. Bisogna poi considerare il prezzo del pass per gli impianti di risalita, il tempo e i soldi per il carburante e l’autostrada che servono per andare in montagna. Ma se le condizioni sono abbastanza buone, tutti sembrano avere tempo e denaro.

Rispetto alla MTB, le barriere all’ingresso sono più basse e, se siete come me, vi chiederete subito se valga davvero la pena praticare lo sport che amate dopo aver trascorso ore nel traffico, aver faticato a trovare parcheggio in un resort, e aver aspettato mezz’ora in coda agli impianti.

Evviva la natura! Fare scialpinismo in montagna in inverno è molto più difficile e pericoloso che pedalare nella stessa area in estate, e questo è il motivo per cui molti, tranne una piccola percentuale molto motivata e preparata, scelgono di aspettare volentieri in fila agli impianti di risalita.

Ma chi sceglie la strada più difficile, proprio come chi va in mountain bike su e giù per i sentieri più tecnici e spacca polmoni, o affronta un viaggio sulla sua bici da avventura carica di bagagli e con pochi amici, sperimenterà un tipo di ricompensa e gratificazione diverso da quello di essere trasportato in cima a una pista, o di una semplice pedalata in pausa pranzo.

Non conosco un solo ciclista esperto, un fanatico del fitness, un domatore di sentieri in discesa, o uno sfegatato agonista XC, che non abbia dedicato il proprio tempo, anno dopo anno, per raggiungere il livello in cui si trova ora. La pratica rende perfetti. Non esercitarsi equivale a una punizione.

Non tutte le uscite devono essere un’estenuante sfacchinata con tre ore in sella e un’ora di portage su mulattiere avvolti da rocce e cespugli che vedono solo una manciata di umani ogni anno. Ma sono felice che esistano e non vedo l’ora di ritrovare questi panorami remoti la prossima estate.

[foto: Sven Martin]

Cristiano Guarco - 4bicycle - portrait 211127

Ciao a tutti, sono Cristiano Guarco, appassionato da una vita di mountain bike ma anche del movimento ciclistico in ogni sua forma. Da circa 20 anni ho fatto della mia passione la mia professione, una grande fortuna raccontare questo mondo, per parole e immagini, che tanto mi ha insegnato e continua a insegnare ma anche ispirare.