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Storie in Sella: Spezzare la maledizione dell’ultima discesa

di - 28/02/2025

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La maledizione dell’ultima discesa o dell’ultimo giro è ben nota. Non si dovrebbe mai dire che si sta per fare un’ultima run: in questo modo si rischia il disastro, il pronto soccorso e la rottura della bici. Tuttavia, credo di aver trovato la soluzione…

Mi è capitato di leggere di recente un approfondimento della dottoressa britannica Emma Pope (*), uno studio sulla natura come ambiente trasformativo che può contribuire a dare uno scopo e un beneficio alla nostra vita. Secondo la dottoressa, esistono forme di attività edoniche ed eudemoniche.

Le esperienze edoniche sono di breve durata e generano piacere, mentre le esperienze eudemoniche sono associate a uno scopo e generano un appagamento duraturo.

L’autrice sostiene che sia le forme di attività edoniche sia quelle eudemoniche contribuiscono al benessere, ma sono le seconde esperienze a creare una migliore connessione con la natura. Queste ultime, secondo la Dott.ssa Pope, sono quelle di maggiore impatto se vogliamo riportare nella nostra vita quotidiana i benefici dell’esperienza nei grandi spazi aperti.

Di conseguenza, suggerisce che è importante creare uno spazio per il nostro coinvolgimento nella natura e, quindi, creare un’esperienza eudemonica. Queste potrebbero essere caratterizzate come “esperienze slow”. Nella mountain bike ci sono sicuramente gruppi di persone che intraprendono questo tipo di avventura lenta.

I bikepacker si immergono nei paesaggi, non li attraversano al ritmo di un cronometro, ma a quello dei giorni, della luce del sole, e del paesaggio.

Tuttavia, forse c’è spazio anche per i ciclisti edonici dei bike park e delle uscite veloci, che possono trarre vantaggio dalla creazione di significati, o dalle esperienze lente, pur mantenendo la velocità e l’adrenalina.

storie in sella - eudemonico - la maledizione dell'ultima discesa - rifiuti a pedali

Come sarebbe se l’ultima run fosse un’avventura deliberatamente lenta? Andate a un ritmo che vi permetta di osservare il trail intorno a voi e il terreno al di là del percorso. Si va abbastanza piano da raccogliere i rifiuti che si incontrano, da pulire il sentiero da rami caduti, e da notare i funghi autunnali o i fiori che anticipano la primavera.

Non ci si limita a passare accanto a loro, ma ci si ferma (lasciando ovviamente libero il sentiero per chi è in viaggio edonico), ci si sofferma, si osserva meglio. Si alza lo sguardo per vedere l’albero da cui provengono i rami, ci si inginocchia e si scruta la parte inferiore del fungo, esaminando le lamelle e l’orlo del gambo.

Sentite il muschio sotto i piedi? Forse, se vi sedete per un momento, lasciando che l’umidità penetri nei vostri shorts, potete ascoltare il bosco intorno a voi.

Oppure ci si ferma davanti a una pozzanghera per liberare un canale di scolo o si sposta un rovo che invade il sentiero.

L’ultimo giro diventa così un rituale devozionale, un momento di riconoscimento dell’ambiente circostante e di apprezzamento del paesaggio che si è attraversato.

Anche nelle nostre sterili foreste industriali ci sono elementi selvaggi da trovare e forme di vita da osservare. Intraprendere deliberatamente l’ultimo giro in questo modo potrebbe rappresentare un’opportunità per voi di ricollegarvi con i sentieri e per portare a casa i benefici della natura in un modo che duri oltre la semplice pulizia degli aghi di pino dagli pneumatici o l’asciugatura delle ginocchiere.

Rompete la maledizione dell’ultima discesa, rendetela un’avventura consapevole e mirata, e vedrete se il riflesso di quella cavalcata durerà solo un po’ di più.

Se non altro, restando lontani dal Pronto Soccorso, potrete tornare un po’ prima a immergervi nella natura selvaggia.

– Leggi anche: Le difficoltà rendono migliore la mountain bike

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Eudemonia

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Significato: Felicità quale scopo di vita e fondamento etico

* Emma Pope è ricercatrice e dottoranda presso l’Università di Derby. La sua ricerca si concentra sulle esperienze turistiche trasformative e sull’interrelazione tra il benessere personale e la sostenibilità dell’ambiente turistico, nonché sui risultati che ne derivano (approfondisci qui)

Cristiano Guarco - 4bicycle - portrait 211127

Ciao a tutti, sono Cristiano Guarco, appassionato da una vita di mountain bike ma anche del movimento ciclistico in ogni sua forma. Da circa 20 anni ho fatto della mia passione la mia professione, una grande fortuna raccontare questo mondo, per parole e immagini, che tanto mi ha insegnato e continua a insegnare ma anche ispirare.