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Scialpinismo, dal tour al race: perché piace così tanto

di - 26/02/2025

lombardia turismo
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Gli ultimi anni, quelli del post-Covid, hanno visto incrementare vertiginosamente il numero di persone disposte a sudarsi ore e ore di salita per poi godersi una singola discesa con gli sci (o con la splitboard). Viene da domandarsi perché: non credo che ci sia una risposta univoca, ma proverò a dare la mia.

Scialpinismo, cos’è

Partiamo con qualche definizione: lo scialpinismo è una disciplina in cui gli sci vengono utilizzati per salire su pendii innevati, con l’ausilio delle pelli di foca, e poi per scendere gli stessi o altri pendii. Si tratta di uno sport molto ampio, nelle sue infinite declinazioni dal touring al race. Si va dalle lunghe traversate su qualsiasi tipo di neve, in cui si va per divertirsi e per godersi i panorami solitari sulle montagne innevate, ai corti percorsi di gara, in cui si utilizza attrezzatura leggerissima per salire nel minor tempo possibile, senza dare troppa importanza alla discesa.

Tra questi due estremi si collocano la maggioranza degli scialpinisti che si ritrovano ai parcheggi delle vallate alpine per tutto l’inverno, ad attaccare le pelli sotto gli sci con le mani congelate fino all’arrivo del sole. C’è chi sale con le pelli sulle piste dopo il lavoro per allenarsi, chi carica viveri sullo zaino per realizzare traversate di più giorni senza mai togliersi gli sci dai piedi, chi sopporta le temperature polari ed esce sotto la neve per andare a cercare la miglior polvere, chi aspetta la primavera per sciare in alto sul firn, gli irriducibili che non si rassegnano a mettere via gli sci anche quando la gente pensa a mettersi il costume per andare in spiaggia.

Solo per citare alcuni degli scialpinisti tipici che si vedono in giro per le Alpi. Un mondo variegato, ma che conserva in sé un principio: l’uso degli sci come mezzo di locomozione, il più rapido ed efficiente quando le montagne sono ricoperte da metri di neve fresca.

scialpinismo forni

Una natura poco addomesticata

In qualsiasi delle sovracitate categorie (e nelle altre esistenti) uno si collochi, credo che il boom dello scialpinismo che ha avuto luogo negli ultimi anni sia da riferirsi al bisogno di natura, allo stato più autentico possibile, sempre più forte. Dovendo scegliere se passare un fine settimana inanellando decine di discese in pista, con la musica dei rifugi sparata nelle orecchie e persone che sfrecciano da una parte all’altra, oppure godersi una sola discesa, dopo essersela sudata con ore di salita in mezzo alla neve, soli in una remota valle alpina, sempre più persone scelgono la seconda opzione.

Si tratta di un tipo di sport completamente differente: tutto è più lento, più naturale, segue i ritmi della montagna senza addomesticarla e permette ad ognuno di fare affidamento solo sulle proprie possibilità fisiche. Pensandoci bene, sembra che sia nel normale ordine delle cose: per scendere, bisogna prima salire. E farlo con le proprie gambe dà tutto un altro valore a quei secondi assaporati nello sfrecciare sulla nev. Se si sa quanta fatica costa arrivare in alto, non si dà per scontata nemmeno una curva. E poi il silenzio, quello che si sente solo dopo una nevicata, soli in mezzo a un bosco alpino.

In definitiva, lo scialpinismo rappresenta un modo a parte di vivere la montagna nella sua veste bianca. E in un mondo sempre più veloce, fatto di cemento e di appuntamenti in agenda, è anche un modo per darsi la possibilità di fare le cose come si facevano una volta, di esplorare valli che sono rimaste libere dagli impianti e di mettersi in contatto con la natura invernale.

scialpinismo guida

Livornese di nascita ma montanara d’adozione, studia Geologia e sogna di fare la scrittrice. Adora raccontare storie e qualsiasi tipo di avventura, inoltre non sa stare ferma: è facile trovarla su qualche treno diretto verso le Alpi con uno zaino fuori misura da cui penzolano scarpette o piccozze (a seconda della stagione).