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Scarpa da trail running, guida all’acquisto!

di - 24/08/2024

Scarpa da Trail running

Quali sono le caratteristiche che deve avere una scarpa da trail running per essere performante, comoda e stabile? Ce ne parla Paolo Dellavesa, trail runner e tester della nostra rivista.

A cura di Paolo Dellavesa

Paolo Dellavesa durante un recente test di una scarpa da trail running
Paolo Dellavesa durante il recente test della scarpa da trail running La Sportiva Prodigio

È il peccato originale di ogni trail runner…

Chissà quanti di voi, quasi per curiosità, hanno comprato il primo paio di “scarpe tacchettate”, leggasi trail running, senza farci troppo caso. Dietro a una questione apparentemente semplice, è sempre più facile rimanere disorientati dall’enorme offerta presente sul mercato. Qualcuno si è accontentato del primo modello trovato in super sconto, qualcun altro si è lasciato consigliare da amici o negozianti, altri si sono informati su Internet. I restanti sono ancora alla ricerca dell’anima gemella da mettere ai piedi.
Una cosa però è certa, dietro a una buona scelta si nasconde la risposta a molte domande.

Prima di cominciare

È doveroso fare una premessa. Correre esercita sollecitazioni molto impattanti su articolazioni e muscoli, farlo in montagna amplifica ulteriormente il rischio di infortuni. La scelta della corretta scarpa è quindi, prima di tutto, una questione di sicurezza e salute. In secondo luogo, è bene cercare di guardare con occhio critico quello che ci viene proposto dal marketing e dagli influencer: la scarpa perfetta per un principiante non sarà la più innovativa e costosa, ma quella che meglio si adatta a noi e ai luoghi in cui corriamo.

Che atleti siamo?

Dopodiché, bisogna valutare il nostro livello e lo stato di forma. Siamo corridori su strada oppure vogliamo iniziare proprio dai sentieri? Nel primo caso, probabilmente avremo già uno o due brand preferiti e alcuni concetti tecnici delle scarpe ben chiari in testa, potendo così restringere il campo e tenendo presenti alcuni consigli scritti nelle prossime righe. Se invece iniziamo da zero, è bene affidarci a un negoziante specializzato (vedi nell’articolo seguente i consigli di DF Sport Specialist) che saprà valutare la forma del nostro piede e le caratteristiche dei terreni in cui andremo a correre. Orientandoci verso scarpe tanto più protettive, stabili e ammortizzate quanto più alto sarà il nostro peso.

Ammortizzazione? La verità sta nel mezzo!

È bene escludere gli estremi. I modelli minimali o prestazionali non sono indicati a chi comincia, è spesso necessaria una buona dose di esperienza, velocità e tecnica di corsa consolidata per poter sfruttare in modo proficuo queste caratteristiche. Alcune intersuole supercritiche e le piastre in carbonio non sono ancora tecnologie per principianti, purtroppo. Va detto che, al contrario, anche le scarpe massimaliste e iperprotettive possono non essere la scelta giusta, perché sono nate per ultra-distanze che un neofita non percorrerà. Almeno non subito. Il consiglio è quello di orientarsi sui modelli di mezzo, con stacchi da terra compresi tra 26 e 34 mm, i più versatili. Attenzione, non è però scontato che una scarpa alta da terra sia anche morbida, mettendola ai piedi e facendo qualche passo di corsa si può percepire la risposta dell’intersuola e valutare la tipologia di calzatura con l’ammortizzazione a noi più congeniale.

A ogni piede la sua scarpa da trail running

Ristretto il cerchio, andiamo a guardare il nostro piede e confrontiamolo con la costruzione della scarpa. Piedi larghi o magri hanno necessità di alloggiamenti diversi, esistono modelli notoriamente fascianti e altri più ampi. Sfatiamo un mito, ricordate che sarà sempre la scarpa ad adattarsi alla morfologia del piede e mai il contrario. In aggiunta, in fase di scelta, è bene ricordare che durante l’attività il piede tende naturalmente a gonfiarsi, è quindi necessario tenere un minimo di “gioco” all’interno della scarpa. In questo ambito anche la chiusura può influenzare sensibilmente la calzata. Le tradizionali chiusure a lacci hanno una miriade di sfumature, sono perfette per quasi tutti gli utilizzi, ma se vogliamo ancora più la sensazione del piede tutt’uno alla calzatura allora potremo valutare chiusure rapide o ancor meglio quelle con il BOA.

Drop, facciamo chiarezza

Un altro parametro che può creare confusione, visto il ventaglio offerto, è quello legato al drop di una scarpa da trail running. Questo termine indica la differenza, espressa in millimetri, tra l’altezza posteriore e anteriore della scarpa. Il range oscilla tra 0 e circa 8-10 mm. Anche in questo caso suggerisco di evitare i valori estremi: drop contenuti favoriscono la corsa di avampiede, ma se questo è vicino allo zero sforza i tendini; può essere apprezzato da corridori che sono arrivati a beneficiarne con gradualità. Al contrario, drop alti sono tipici delle scarpe da strada veloci o di alcuni modelli da trail, sono efficaci per chi appoggia con il tallone favorendo la transizione in avanti del piede durante la spinta; rischiano tuttavia di risultare meno stabili sui traversi e in discesa. Detto ciò, suggerisco di cercare differenziali tra i 4 e gli 8 mm, così da avere una scarpa con appoggio più neutro possibile. In aggiunta, molti marchi stanno adottando la geometria “rocker”, ovvero a “barchetta”. Questa favorisce ulteriormente una buona spinta in avanti.

A ogni terreno il suo tacchetto

Ognuno di noi vive in zone caratterizzate da terreni molto diversi tra loro, nella valutazione della scarpa da trail running corretta è quindi cruciale un occhio di riguardo verso la scelta della suola. Gli aspetti che vanno essenzialmente valutati sono due. Il primo riguarda l’altezza del tassello, questa oscilla tra 3 e 6-7 millimetri circa. Il secondo è il numero di tacchetti totale. Se corriamo abitualmente su terreni molli e fangosi, il consiglio è quello di optare per tacchetti alti e ben distanziati. Questa combinazione garantisce una corretta aggressione del suolo e l’elevato spazio tra loro favorisce il distacco delle zolle di terra che potrebbero aderire alla suola, facendo perdere la sua azione grippante. Al contrario, se viviamo in zone secche e rocciose, meglio optare per una suola con tacchetti poco pronunciati e molto numerosi, così da avere una buona superficie di appoggio su un terreno imprevedibile e sempre diverso. Tuttavia, oltre a queste due macrocategorie, suggerisco di valutarne una terza, quella presente sulle scarpe nate per il door-to-trail. Queste sono caratterizzate da una costruzione ibrida tra una scarpa da trail e una da strada, con suole semplici e molto “corribili”. Potrebbe essere la scelta perfetta per muovere i primi passi su sentieri facili con sessioni di allenamento che comprendono anche tratti asfaltati.

Occhio alla protezione del piede

Oltre alle sollecitazioni muscolo-tendinee, chi corre in montagna ha ben presente il rischio di dolorosi impatti su rocce e radici.
Correndo, non è sempre scontato riuscire a evitare di colpire gli ostacoli che si presentano. I punti cruciali da proteggere sono la pianta del piede, le dita e il tallone. Così come per la scelta della suola, la zona in cui si corre influenza il grado di protezione consigliato. Tutte le scarpe da trail offrono una protezione di “base”, ma se si ha intenzione di frequentare sentieri tecnici converrà cercare modelli più strutturati.
Diversamente, se si corre su strade poderali o sentieri semplici, una scarpa più essenziale favorirà anche il piacere di tenerla ai piedi.

Qualche consiglio extra

Arrivati a questo punto dell’articolo dovreste avere abbastanza puntini che, se uniti, vi materializzeranno solo una manciata di modelli presenti sul mercato. Ricordatevi che è buona norma calzare le scarpe prima di comprarle. Le offerte online fanno gola a tutti, è innegabile, ma soprattutto la prima scarpa da trail va sempre provata, fatelo con le calze da corsa! Avete paura che bagnarvi i piedi possa farvi venire freddo? La buona notizia è che, correndo, il piede è costantemente al lavoro. Rendendo non solo inutile, ma anche controproducente, la presenza di membrane impermeabili. Perché è molto facile atterrare in una pozzanghera o guadare un fiumiciattolo, facendo entrare acqua da sopra e lì, con la scarpa impermeabile diventano dolori. Si stanno (finalmente!) diffondendo sempre più le micro-ghette cucite intorno alla zona di ingresso del piede. Io le apprezzo molto, soprattutto se, una volta calzata la scarpa, queste aderiscono bene intorno alla caviglia, eviteranno l’ingresso di detriti e sabbiolina. Ultimo ma non per importanza… lasciate sempre un centimetro, un centimetro e mezzo di spazio tra dita e fine tomaia. Le unghie ringrazieranno! Buona scelta!

Daniele Milano nasce una buona cinquantina di anni fa in Valle d’Aosta. Cresciuto con la montagna dentro, ha sempre vissuto la propria regione da sportivo. Lo sci alpino è stato lo sport giovanile a cui ha affiancato da adolescente l’atletica leggera. Nei primi anni 90 la passione per lo snowboard lo ha letteralmente travolto, sia come praticante che come giornalista. Coordinatore editoriale della rivista Snowboarder magazine e collaboratore per diverse testate sportive di settore ha poi seguito la direzione editoriale della testata Onboard magazine, affiancando sin dal lontano 2003 la gestione dell’Indianprk snowpark di Breuil- Cervinia. Oggi Daniele è maestro di snowboard e di telemark e dal 2015 segue 4running magazine, di cui è l’attuale direttore editoriale e responsabile per il canale web running. Corre da sempre, prima sul campo di atletica leggera vicino casa e poi tra prati e boschi della Valle d’Aosta. Dal 2005 vive un po’ a Milano con la propria famiglia, mentre in inverno si divide tra la piccola metropoli lombarda e Cervinia. “La corsa è il mio benessere interiore per stare meglio con gli altri”