Foto Martina Folco Zambelli – HLMPHOTO
“Ci avete scritto e-mail. Abbiamo letto i vostri post sui social. Ce lo avete chiesto agli eventi in giro per il mondo. Abbiamo sentito la vostra voce, forte e chiara: volevate il ritorno del leggendario P-29er.
Ebbene, eccolo! Il P-29er è tornato.“
Sono le parole con cui Tom Ritchey introduce, sulla sua pagina web, il nuovo P-29er. Telaio da cross country che ha attraversato gli ultimi trent’anni della storia di Ritchey e che, una manciata di anni fa, era stato messo da parte per fare posto all’Ultra, che ne ampliava l’habitat naturale verso i confini del trail.
Per comprendere che eredità porti sulle spalle questo nome, sappiate che, nei primi Anni 90, la P-21 era la bici che agitava i sogni di tanti biker, che la vedevano vincere in Coppa del Mondo, guidata da Thomas Frischknecht.
Più che un ritorno al passato, però, il P-29er è un ritorno al futuro. E il “Back to the roots” con cui abbiamo titolato l’articolo significa proprio questo, un ritorno a quell’idea di cross country in cui affondano le radici della filosofia del Baffo, ma reinterpretato per essere in linea con l’evoluzione del mountain biking.
I sentieri su cui Tom Ritchey ha pedalato per gran parte della sua vita e sui quali sono nate le sue bici sono single track, sentieri stretti, tortuosi e tecnici, tutti da guidare in simbiosi con la propria bici. Trail sui quali passare lunghe giornate senza distruggersi, esplorando se stessi e l’ambiente che ci circonda. Il nuovo P-29er è un telaio pensato per vivere la mountain bike con il gusto e lo stile di Tom.
Com’è fatto il nuovo P-29er
Chiariamo subito che non si tratta di una “operazione nostalgia”, di un espediente di mktg, ma di un progetto specifico che rispecchia non solo le inclinazioni di Ritchey, ma anche le richieste del cross country moderno. Basta confrontare la scheda tecnica con quella della versione precedente, per rendersene conto: cambiano angoli, lunghezze dei tubi e posizione in sella…
Non fraintendete, però. Non stiamo parlando di geometria progressiva, sterzi aperti e avantreni importanti. Il P-29er non ha nel mirino il biker con il numero sul body di lycra… Al massimo, chi ama ogni tanto correre una gran fondo o una Marathon. Non fosse altro che si tratta di un telaio in acciaio, con tubi classici, che quindi privilegia il comfort e la praticità al peso e alla reattività.
A proposito di materiale, il telaio non poteva che essere in tubi in acciaio Ritchey Logic a triplo spessore, trattati a caldo e saldati a TIG. Il tubo sterzo è conico, a spessore variabile, forgiato e lavorato.


Il P-29er è stato disegnato intorno a una forcella con 100 mm di escursione, ma è anche compatibile con una forcella rigida, a patto che abbia lunghezza perno/testa di 483 mm, caso mai lo si voglia scegliere come base per allestire una monster gravel…
Il carro ha luce per ospitare pneumatici fino a 2,3″ e la scatola del movimento centrale, con diametro di 73 mm, è filettata. Il telaio può essere abbinato solo a una trasmissione 1x, con corona da 38 denti e non è compatibile con lo standard UDH (non può quindi essere montato con i nuovi cambi Eagle Transmission di SRAM). ll passaggio di tutti i cavi è esterno, a eccezione del comando del reggisella telescopico, che entra nel seat tube proprio sopra la scatola del movimento centrale.
Il P-29er pesa (così dichiara la casa) 2,315 kg in taglia M, che è il prezzo da pagare se ci si invaghisce di un telaio costruito in acciaio.
Nel mondo reale


Da qualche stagione, Ritchey non propone più bici complete ma solo frame kit, che nel caso di Ultra e P-29er, non contemplano ovviamente la forcella. Nel caso della bici del nostro test, è stata allestita con una FOX Factory SC 32, da 100 mm, gruppo SRAM GX con freni CodeR, cockpit Ritchey con attacco WCS Trail da 70 mm e manubrio WCS Flat da 720 mm. Le ruote sono Ritchey WCS Trail 40, con canale da 35 mm e montano gomme Donnelly LXV 2,2″, con scolpitura densa e tasselli direzionali al centro, per superfici compatte e scorrevoli. Così allestita, abbiamo rilevato un peso di 12,600 kg, a conferma delle sue scarse velleità agonistiche.
Per provare la P-29er il modo migliore ci è sembrato portarla sui percorsi dove e per quali è nata. Single track nei boschi, fondi tecnici ma non eccessivi, “accontentandoci” di sassi e radici, strappi e picchiate, salite pedalabili e discese veloci. “È il cross country, bellezza…“
Ma, soprattutto, abbiamo pedalato senza arrivare in soglia, senza ginocchiere, senza affanno e con lo zainetto in spalla. Dentro, due panini, il cioccolato e il binocolo, che non si sa mai.
Take it easy
Ciò che racconta da ferma, lo conferma in movimento. Guardandola, infatti, oltre che constatarne l’oggettivo fascino, la P-29er sembra una bici amichevole, friendly: i tubi, i cavi, il colore… Non mette in soggezione come capita con alcuni modelli tutti muscoli e aggressività. In sella si percepisce la stessa sensazione. Quelle che sono le caratteristiche del telaio, legate al materiale con cui è fatto, ossia morbidezza e capacità di assorbimento, si ripercuotono sulla guida. Se cercate reattività, precisione e rigore, cambiate menù. Ritchey offre comfort, prevedibilità, magnanimità nel perdonare gli errori. Nelle salite pedalate, da fare in sella, l’acciaio vi regala tanta trazione e assorbimento delle asperità, ma a scapito di quella sensazione di trasformare ogni watt scaricato sui pedali in coppia alla ruota, senza intermediazioni e senza dispersioni. Idem quando si pedala sulle discese veloci, dove ci si accorge di non stringere fra le ginocchia un purosangue velocissimo e bizzoso, ma una bici morbida e guidabile senza affanno, che conduce a valle più lentamente ma meno affaticati. E i single track tortuosi che tanto piaccio a Tom? La morbidezza del telaio è un ostacolo alla capacità di tramutare all’istante il pensiero in reazione, quindi quando si guida un po’ sopra le righe (e ancor più se si è vicino al limite), bisogna sempre cercare di guardare qualche metro più lontano del solito e anticipare l’azione. Nella P-29er i nostri impulsi devono attraversare tutti gli otto tubi per arrivare a destinazione…
Dove invece mette tutti d’accordo, sulle sue doti, è in quelle giornate che cominciano all’alba e terminano quando anche il sole lascia l’ufficio. Quei giri epici in cui si attraversano valli e scalano montagne, magari in più giorni, quei viaggi in cui è più importante scendere dalla sella riposati, che raggiungere la meta più in fretta.
“Back to the roots“, appunto…


Scheda tecnica
Ritchey P-29er
- Telaio: tubi Ritchey Logic in acciaio, a triplo spessore, saldati a TIG. Passaggio cavi esterno. Ottimizzato per trasmissione monocorona, max 38 denti. Passaggio ruota max 2,3″. Compatibile con reggisella telescopico da 27,5 mm. Non compatibile con sistema UDH.
- BB: filettato, 73 mm
- Forcella: telaio ottimizzato per forcella ammortizzata da 100 mm di escursione o forcella rigida con lunghezza perno/testa di 483 mm
- Peso telaio (dichiarato): 2,315 kg (tg. M)
- Peso bici completa (rilevato): 12,600 kg
- Prezzo telaio: 1.015,70 euro
Geometria (taglia M)
- Stack: 595 mm
- Reach: 421 mm
- Foderi: 440 mm
- Interasse: 1110 mm
- BB drop: 60 mm
- Angolo sella: 74°
- Angolo sterzo: 69,5°
- Rake forcella: 50 mm
- Taglie: S (15″), M (17″), L (19″), XL (20,5″)
Abbigliamento utiizzato
- Casco: Alpinestars
- Camicia: Alpinestars
- Pantaloncini: POC
- Occhiali: Oakley
- Scarpe: Shimano RX8