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Prova Mondraker Arid, la gravel che non ti aspetti

di - 20/11/2024

bici gravel mondraker arid vista laterale statica nel deserto

Dimentichiamoci per il momento della Dusty, la gravel (a pedalata assistita) che il brand spagnolo ha già in catalogo e di cui presto leggerete la prova su queste pagine…
A noi piace considerare questa Arid la prima, vera, gravel di Mondraker. Perché? Perché è un progetto originale e completo, Mondraker dalla testa ai piedi, che proietta i ragazzi di Elche nel mondo del Gravel direttamente dalla porta principale.

Nuova Arid, Mondraker a prima vista

Non è facile, in un mercato che pian piano si sta omologando, riuscire a disegnare qualcosa che, oltre a essere originale, fosse anche immediatamente riconoscibile come figlio del marchio. Mondraker ci è riuscita grazie anche al fatto che tutte le sue bici abbiano un family feeling marcato. I due elementi principali, che troviamo anche sulla Arid sono il tubo orizzontale schiacciato e il design a triangolo, che però in questo caso si sposta dal nodo sterzo all’attacco dei foderi obliqui sul tubo sella. Sulla Arid, questa soluzione, oltre a “firmare” la bici, svolgono anche una funzione duplice, di irrigidimento della struttura e di dispersione delle vibrazioni trasmesse dal terreno. I più attenti ricorderanno che una soluzione simile si trova anche sulla Dogma X di Pinarello.

Guardando oltre il vestito, anche nella geometria della Arid si ritrovano i geni del DNA del brand. L’impostazione riprende infatti il concetto Forward geometry, sviluppato ormai dieci anni fa di Mondraker e diventato oggi lo standard nel mondo MTB. Ossia, semplificando al massimo, un triangolo anteriore “stirato” e compensato da un attacco manubrio corto, con una ricalibrazione della distribuzione dei pesi finalizzata ad aumentare la trazione e la precisione in salita, la stabilità in velocità e su fondi tecnici, una risposta dello sterzo più diretta.

Per finire con le peculiarità comuni alla larga famiglia Mondraker, parliamo di materiali e della loro lavorazione. Anche il telaio della Arid è infatti costruito con la tecnologia Stealth Carbon, nella sua declinazione più evoluta “Air”, che governa il processo produttivo della fibra di carbonio più raffinata e più leggera di Mondraker. Apprezzabile la scelta della Casa di dotare tutte le versioni della famiglia dello stesso telaio, differenziandole solo in base ai componenti dell’allestimento.

Mondraker Arid, com’è fatta

Del telaio abbiamo appena raccontato i segreti, aggiungiamo solo che il forcellino è UDH e che non mancano punti di aggancio per le borse (Mondraker ne propone diverse), per i portaborraccia, per portapacchi e parafanghi. Come vuole la tendenza, anche la nuova Arid è dotata di un vano di stoccaggio: lo hanno chiamato “Carry-On” ed è accessibile tramite un coperchio impermeabile e antipolvere, che ruota sul tubo obliquo. Al suo interno ci sono tre custodie, disegnate specificamente per trasportare una camera d’aria e leve per pneumatici, una mini pompa o bombolette di CO2 e un minitool.

Meritano di essere raccontati anche il manubrio e il regisella, entrambi marchiati ONOFF, componentistica che equipaggia tutte le bici Mondraker. Sono stati progettati insieme al telaio, per lavorare in sinergia e in modo efficace sul mix tra prestazioni e comfort. A seconda della versione, sono realizzati in lega o in fibra di carbonio e, a seconda della taglia, sono disponibili in due larghezze (440 mm o 460 mm). Il reggisella, con diametro di 27,2 mm, è in fibra di carbonio e ha un particolare disegno con foro di scarico alla sommità, per disperdere le vibrazioni a vantaggio del comfort.

Arid, nomen omen

Cominciamo con il dire che Mondraker non avrebbe potuto trovare luogo più adatto al battesimo della sua nuova gravel. Sia per il nome – Arid – sia per il gioco di parole con cui abbiamo battezzato l’evento, “ARIDzona”…
Sì, abbiamo pedalato nel deserto dell’Arizona, a poche decine di miglia dal confine con il Messico. Un posto incredibile, fuori dal mondo e dal tempo. E lo abbiamo fatto in sella alla più esclusiva fra le sorelle Arid, la RR SL, quella montata SRAM Red AXS (con corona da 40 e cassetta a 13 velocità, 10-46) e ruote Zipp 303 XPLR.
La prova si è svolta in due giornate, su percorsi piuttosto simili come sviluppo e altimetria, ma con terreni differenti: più compatto e scorrevole il primo giorno, più morbido e sconnesso il secondo. Questo per poter valutare se lo slogan “Limitless potential“, coniato dal marketing spagnolo, fosse davvero fondato.

Come va la nuova Mondraker Arid

A prima vista, si percepisce subito che la nostra versione è quella in cui l’anima race prende il sopravvento. Non tanto per il gruppo, quanto per il wheelset. Le Zipp con profilo da 54 danno infatti l’idea di privilegiare la velocità al comfort, anche se, alla prova dei fatti, ci siamo (almeno parzialmente) ricreduti. L’ampio canale da 32 mm permette infatti agli pneumatici Goodyear XPLR, da 45 mm, di assumere un profilo molto efficiente e necessitare di pressioni minime, così da garantire nel contempo buon rotolamento, eccellente grip e buon comfort. Sullo sconnesso ci è capitato più di una volta di arrivare a fondo corsa sul cerchio, anche in modo piuttosto violento, ma senza patire alcuna conseguenza, se non perdere entrambe le borracce, ma più per colpa dei portaborraccia…
Su terreni di questo tipo, ossia scorrevoli, ci si può permettere anche una gomma semislick, per guadagnare qualcosa in termini di resistenza al rotolamento, poiché grazie all’abbondante deformazione, sono i tasselli laterali a dare trazione e tenuta.

Ma veniamo al telaio. Indubbiamente, il buon livello di comfort è in gran parte dovuto al disegno dei foderi, che lavorano quanto basta per mantenere la ruota posteriore attaccata al suolo e dunque permettono di concentrarsi sulla pedalata e non sul tenere il sedere appoggiato alla sella. E siamo convinti che anche il reggisella abbia la sua parte di merito.

In sella si ha la sensazione che tutto sia al posto giusto e la triangolazione trasmette un buon feeling. Ci è sembrato tuttavia un po’ abbondante il manubrio, in stile MTB… Se non si hanno esigenze di attaccarvi borse, meglio più stretto e più comodo per poter tenere una posizione di pedalata più efficiente. La Arid è molto efficace quando le si chiede di fare velocità, ha una buona inerzia e altrettanta capacità di accelerazione. Le doti di stabilità e conduzione si notano in modo evidente quando si scende a tutta su asfalto e anche offroad su fondi sconnessi. In salita arrampica senza tentennamenti e quando la si rilancia risponde sempre pronta. Il telaio non è una piuma, tutt’altro, perché alla ricerca dell’estrema leggerezza è stata anteposta quella della massima affidabilità, ma in questa versione esclusiva, la Arid riesce a rimanere sotto gli otto chili, seppur di poco. Tuttavia, in azione, il peso non lo abbiamo mai percepito come un limite, anche scalando su strada.

Mondraker Arid: taglie, versioni e prezzi

La ARID è disponibile in cinque taglie: S (stack 548 mm e reach 363 mm, manubrio 440 mm e attacco 60 mm), M (stack 572 mm e reach 386 mm, manubrio 440 mm e attacco 70 mm), ML (stack 591 mm e reach 411 mm, manubrio 460 mm e attacco 70 mm), L (stack 619 mm e reach 423 mm, manubrio 460 mm e attacco 80 mm) e XL (stack 642 mm e reach 446 mm, manubrio 460 mm e attacco 90 mm).

La gamma è composta da quattro modelli: Arid carbon, Arid carbon R, Arid carbon RR e il top di gamma Arid carbon RR SL, disponibile anche come frame kit. Come già detto, la bella notizia è che tutte le versioni condividono lo stesso telaio e forcella Stealth Air. A eccezione della RR SL che monta ruote Zipp 303 XPLR e pneumatici Goodyear da 45 mm, le altre versioni sono equipaggiate con ruote Mavic e pneumatici Maxxis Reаver da 45 mm. I prezzi partono da 3.199 euro e toccano i 9.499 euro. Per il framekit occorrono 1.999 euro.

Mi piacciono le biciclette, tutte, e mi piace pedalare. Mi piace ascoltare le belle storie di uomini e di bici, e ogni tanto raccontarne qualcuna. L'amore è nato sulla sabbia, con le biglie di Bitossi e De Vlaeminck ed è maturato sui sentieri del Mottarone in sella a una Specialized Rockhopper, rossa e rigida. Avevo appena cominciato a scrivere di neve quando rimasi folgorato da quelle bici reazionarie con le ruote tassellate, i manubri larghi e i nomi americani. Da quel momento in poi fu solo Mountain Bike, e divenne anche il mio lavoro. Un lavoro bellissimo, che culminò con la direzione di Tutto MTB. A quei tempi era la Bibbia. Dopo un po' di anni la vita e la penna parlarono di altro, ma il cuore rimase sempre sui pedali. Le mountain bike diventarono front, full, in alluminio, in carbonio, le ruote si ingrandirono e le escursioni aumentarono, e io maturavo come loro. Cominciai a frequentare anche l'asfalto, scettico ma curioso. Iscrivendomi alle gare per pedalare senza le auto a fare paura. Poi, finalmente arrivò il Gravel, un meraviglioso dejavu, un tuffo nelle vecchie emozioni. La vita e la penna nel frattempo erano tornate a parlare di pedali: il cerchio si era meravigliosamente chiuso.