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3T Strada Italia, un weekend in bianco

di - 08/04/2025

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Bianco come la polvere delle strade intorno a Siena, quelle su cui ogni anno, a marzo, si apre la stagione delle Classiche. Ed è stato proprio in concomitanza con questa gara, che si è concretizzata un straordinaria avventura.

Un’avventura lunga tre giorni, pensata da 3T per raccontare nel modo migliore e più efficace la sua Strada Italia, bici da strada ad alte prestazioni. L’idea è tanto semplice quanto unica: assistere alla nascita della bici che pedaleremo, osservare dal vivo e in posizione privilegiata Pogi e compagni in azione e, infine, pedalare la nostra bici su quelle stesse strade rese speciali dalle gesta dei campioni.

Strada Italia, concepita e partorita in Italy

Come racconta il suo nome, Strada Italia è interamente costruita in casa 3T, a Presezzo, in provincia di Bergamo e su come prende forma e vita abbiamo scritto un articolo esaustivo, che illustra ogni fase del processo produttivo.

(Leggi il nostro articolo su come nasce 3T Strada Italia)

Sogno e realtà

Da Presezzo a Siena, man mano che i chilometri scorrono sotto le ruote dell’auto il sogno prende sempre più forma e i suoi confini acquistano quella definizione che appartiene alla realtà. La nostra base è in una straordinaria struttura che sorge in cima alla salita de Le Tolfe, l’ultima fatica su fondo sterrato che gli atleti devono percorrere due volte, in una sorta di micro circuito che prelude alla picchiata su Siena.
Il nostro punto di osservazione privilegiato, che ci mette a pochi centimetri dalla gara è sull’ultimo tornante della salita, a una decina di metri dallo scollinamento. È da lì che vediamo passare, dapprima, la gara delle ragazze e poi quella degli uomini. Madonna come spingono, fanno paura. Passano in trance agonistico, gli occhi sbarrati, fissi sulla strada e le bocche aperte, come i pesci fuori dall’acqua, a cercare quell’ossigeno che riempie i polmoni e fa muovere le gambe. Uno spettacolo che dura qualche minuto al primo passaggio e un po’ di più al secondo, quando le salite hanno ancor più allungato il gruppo. E mentre i corridori ci sfrecciano davanti (sì, sono in salita, ma sfrecciano comunque…) lo sguardo cerca di riconoscerli e associare le maglie ai volti. Più difficile con le ragazze, molto facile con i ragazzi, anche perché Pogacar e Pidcock sono davanti a tutti. E la seconda volta, dopo aver assistito sui monitor, in diretta, alla sua scivolata, Tadej passa in solitaria con il body e la pelle stracciati.
Forse il momento, forse il luogo, ma mai nella mia vita di spettatore di gare ho vissuto un’emozione così forte.
O forse perché domani, su quelle stesse strade pedaleremo noi…

Tocca a noi

Non solo abbiamo il privilegio di partecipare alla Strade Bianche, ma partiamo pure nelle prime file. Il che significa che bisogna arrivare in griglia per tempo (ossia, molto presto) e che i primi chilometri saranno peggio di una tonnara. Ci sono sette chilometri dalle Tolfe all’arco della partenza, quasi tutti in discesa. Fa freddo ma, per fortuna, nello stomaco non c’è la colazione perché la sveglia è suonata prima che la cucina aprisse. Questa condizione rafforza la tattica di corsa, che prevede andatura rilassata e sosta a ogni ristoro.
Come previsto, i primi dieci chilometri sono una battaglia all’arma bianca, con orde di esaltati (la maggior parte incapaci di impostare e condurre una curva, immaginatevi una rotonda…) che cercano di guadagnare “preziosissime” posizioni infilandosi ovunque e gridando imprecazioni.

Passata la tempesta ci si può cominciare a gustare la strada e il paesaggio, che in parte sono amici, avendo pedalato alcune volte alla Nova Eroica. Il meteo migliora, il cielo lascia passare qualche raggio di sole e l’aria si scalda, come le gambe hanno fatto già da un po’.

Sedere su una bici come la Strada Italia, che non passa inosservata, aiuta a socializzare e allacciare legami di viaggio. Le chiacchiere sono però di solito effimere, perché dopo qualche chilometro le rispettive andature sciolgono queste brevi amicizie. Ma i 135 che portano a Siena sono tanti e bastano per dipingere un quadro della varia umanità (quella normale, come me) che vive eventi come la Strade Bianche. I più simpatici sono due amici abruzzesi, di cui uno rimasto senza gambe a meno 30 dall’arrivo e l’altro che cerca di caricarlo suonando la playlist motivazionale, creata e caricata in anticipo, attraverso una micro cassa wifi attaccata al manubrio. Non ho mai saputo se ce l’hanno fatta ad arrivare entro il tempo massimo…

Epilogo

Per noi amatori nessun circuito. Quindi le salite sterrate di Colle Pinzuto e Le Tolfe si percorrono una volta sola. A una trentina di chilometri scarsi dall’arrivo, riconosco la discesa su cui il giorno prim a è caduto Pogacar. Il ralenty della scivolata lo hanno trasmesso decine di volte in tele e l’ho bene impresso nel cervello. Istintivamente rallento ancora la già bassa velocità e mi chiedo come potessero scendere così veloci su quel fondo tremendamente infido, scivoloso e duro come un campo da bocce.
Arrivo al tornante del patatrac e a terra ci sono ancora, evidenti, i segno della lunga scivolata di Tadej, che finiscono dritti nel prato oltre la strada. Mi mette un po’ impressione, che strana sensazione…

Ma dura poco, perché poco dopo cominciano le due ultime salite sterrate. C’è chi le fa a piedi, uno stimolo in più per stringere i denti e spingere da seduto, regolare e senza strappi. Mi sono ben gestito durante la corsa e ho mangiato come si deve, quindi scalo senza troppi problemi sia Colle Pinzuto sia Le Tolfe, con la consapevolezza di essere fermo come una pietra miliare, rispetto ai superuomini e alle superdonne che ho ammirato ieri su quello stesso tratto. In cima, qualche tifoso che aveva già previsto tutto, ha dipinto sulla strada un ritratto di Pogacar con la scritta “POGI THREE“…
Nella discesa verso Siena raggiungo due inglesi, hanno un passo simile al mio e mi accodo per riposare un po’. È un po’ che non pedalo così tanti chilometri e sento di di avere il crampo in agguato, quindi mi concedo i ciucciare un po’ di ruota e preservare le ultime energie per lo spauracchio di Santa Caterina.
I cartelli che segnano ogni chilometro, dai meno cinque fino a Fontebranda, sono nel contempo una liberazione e un ammonimento. Quando ci arrivi sotto e lo vedi lì davanti, ti sembra un muro e ti chiedi come facciano i campioni a usarlo come rampa di lancio verso la gloria, quando per me ha più le sembianze di una via crucis. Ma tant’è, grazie agli applausi di quel pubblico che non si è ancora stancato di aspettaci e a un po’ di zig-zag (poco onorevole, ma opportuno), arrivo in cima schivando i crampi e qualche “birillo”.
Le poche centinaia di metri che arrivano dopo le faccio con il sorriso sulla faccia e quando giro l’ultima curva e davanti a me si apre Piazza del Campo, passa persino la stanchezza. Pedalo sotto lo striscione, al cospetto di Palazzo Ducale e guardo l’anfiteatro dei vecchi palazzi che mi abbraccia. Ad accogliermi ci sono i ragazzi dell’organizzazione, con in mano mazzi di medaglie. Si avvicinano sorridenti e una di loro me ne infila una al collo. Subito dopo sento chiamare il mio nome, è Carlo di 3T. Mi dice “Hei, non ti ho quasi riconosciuto: cercavo uno con la faccia distrutta, ma tu sei fresco!“, poi mi invita a sedermi e mangiare qualcosa allo stand che hanno allestito per noi in mezzo alla piazza. I miei compagni di avventura sono già arrivati, chi da pochi minuti, chi da due ore. Mi siedo, mi guardo intorno con la medaglia in mano e osservo gli occhi di chi taglia traguardo. Pieni di emozione, come i miei.

3T Strada Italia, le impressioni di guida

Come si dice, “una piacevole sorpresa“… Ecco, pedalare la Strada Italia sulle Strade Bianche è stato non solo molto divertente, ma anche di grande soddisfazione. Montata con penumatici con sezione generosa di 32 mm (volendo, ci si possono montare anche dei 34 mm), in configurazione tubeless e con pressioni insospettabilmente basse, si è dimostrata estremamente efficace, che tradotto in sensazioni di guida significa confortevole e assai veloce. Si arrampica bene sulle erte e scende stabile e sicura anche sugli sterratoni veloci, risponde pronta alle sollecitazioni e mette subito a proprio agio, sin dai primi metri.
Sarà stata l’ispirazione trasmessa da Pogacar il giorno precedente o il boost da prestazione o lo stimolo del gruppo, fatto sta che scalare le Tolfe, prima, e Santa Caterina, poi, senza crampi e infine conquistare Piazza del Campo con cuore e polmoni ancora al loro posto, è stato un risultato inaspettato. Una piacevole sorpresa.

Sebbene i 135 km e 2.300 metri di dislivello della Strade Bianche possano essere considerati un completo e attendibile banco di prova, avremo presto la possibilità di tornare in sella alla Strada Italia per una prova più lunga e articolata. Restate sintonizzati…

Mi piacciono le biciclette, tutte, e mi piace pedalare. Mi piace ascoltare le belle storie di uomini e di bici, e ogni tanto raccontarne qualcuna. L'amore è nato sulla sabbia, con le biglie di Bitossi e De Vlaeminck ed è maturato sui sentieri del Mottarone in sella a una Specialized Rockhopper, rossa e rigida. Avevo appena cominciato a scrivere di neve quando rimasi folgorato da quelle bici reazionarie con le ruote tassellate, i manubri larghi e i nomi americani. Da quel momento in poi fu solo Mountain Bike, e divenne anche il mio lavoro. Un lavoro bellissimo, che culminò con la direzione di Tutto MTB. A quei tempi era la Bibbia. Dopo un po' di anni la vita e la penna parlarono di altro, ma il cuore rimase sempre sui pedali. Le mountain bike diventarono front, full, in alluminio, in carbonio, le ruote si ingrandirono e le escursioni aumentarono, e io maturavo come loro. Cominciai a frequentare anche l'asfalto, scettico ma curioso. Iscrivendomi alle gare per pedalare senza le auto a fare paura. Poi, finalmente arrivò il Gravel, un meraviglioso dejavu, un tuffo nelle vecchie emozioni. La vita e la penna nel frattempo erano tornate a parlare di pedali: il cerchio si era meravigliosamente chiuso.