Fare trekking è forse il modo più completo per vivere la montagna ma farlo a cavallo fra due parchi naturali è davvero un’esperienza indimenticabile, vi proponiamo Park2Trek Dolomites.
Giorno 2 | Rif. dal Piaz – Rif. Boz
Scarica la mappa della tappa 2
Lunghezza: 12,5 Km
Durata: 5,30 h
Dislivello +: 887 m
Dislivello -: 1.150 m
Non sei certo obbligato a farlo anche tu ma io e Lorenzo (acc., non te l‘ho ancora presentato: Lorenzo Corso, Guida Alpina di Feltre), ci siamo svegliati alle 5.30 per andare a fotografare l’alba dal Col Cesta, la piccola cima posta pochi metri sopra al Rif. Dal Piaz.
Rientro in branda, colazione e partenza verso le ore 8.00.
Non è tantissimo il dislivello positivo da superare oggi ma la splendida giornata che ci accompagnerà per quasi tutto il giorno, se da un lato consente di godere del paesaggio, dall’altro, rende più faticosi i tratti in salita.
La prima parte del sentiero aggira la Busa delle Vette, un bellissimo pascolo da cui si levano i muggiti delle vacche. Guardandolo dall’alto, alle prime luci del mattino, il pascolo rivela la natura carsica del territorio, buchi grandi e piccini puntellano l’enorme superficie.
L’attacco del Monte Pietena separa da un nuovo pascolo, la Busa omonima, mentre il sentiero continua a scorrere sotto le vette feltrine.
Dopo un paio d’ore ci troviamo di fronte a quella che Lorenzo mi presenta come “La Piazza del Diavolo”. Montanari e geologi non si spiegano come si sia formata questa porzione di territorio: un pendio quasi perfettamente circolare, ricoperto d’erba, è circondato da massi enormi e più piccoli, generati da chissà quale crollo.
Come mai il prato non è ricoperto dai medesimi macigni? Può essere solo opera del maligno. Guardandoci le spalle riprendiamo il cammino…
All’altezza del Monte Ramezza ci fermiamo per pranzare, una mezzoretta di relax durante la quale asciugare le maglie e recuperare le energie.
Non vi dirò dove (anche se guardando le tracce GPS lo potrete capire) ma dopo esserci rimessi in marcia, ad un certo punto lasciamo il sentiero per dirigerci verso “la ghiacciaia”, una grotta carsica profonda fra i 250 e i 300 m.
Un tempo il ghiaccio arrivava fino all’imboccatura di essa, veniva tagliato in blocchi e trasportato, facendolo scivolare, fino a valle, alla birreria Pedavena. Si scorgono ancora alcuni attrezzi lasciati dai tagliatori e un po’ di quel ghiaccio.
Tornati sul sentiero le difficoltà cominciano ad aumentare. Il terreno si fa roccioso e comincia la salita al Sasso Scarnia, 2.150 m, il sentiero passa proprio in prossimità della vetta ma è oltre essa che questa tappa diventa spettacolare.
Il sentiero comincia a scendere in picchiata, fra tornanti in mezzo a rododendri e tratti con gradini scavati nel calcare, con strapiombi da un lato e dall’altro.
Al Passo Finestra, dove il sentiero scollina oltre le vette andando a guardare sulla Val Fonda, arrivano i sentieri provenienti dalla valle di Canzoi.
Al Rifugio Boz, la sera, troveremo diversi trail runner locali che dopo il lavoro, scollinano e vengono a farsi una birra per poi ridiscendere a valle.
Dalla zona del Passo Finestra al Rifugio Boz il sentiero di snoda lungo un bellissimo bosco, dove si possono ammirare rari fiori di montagna.
Attento però alle pietre bagnate dall’umidità!
Io nonostante l’avvertimento di Lorenzo ho fatto un bel volo con atterraggio di schiena, per fortuna lo zaino ha attutito.
Il Rif. Boz, una deliziosa costruzione in pietra, si trova a 1.718 m in una bella radura nel bosco. Ginetta e Daniele, gestori da una vita, con la loro Border Collie Neva, sanno accogliere i trekker con grande calore, facendoci sentire subito a casa.
Ci si può fare anche una doccia, cosa vuoi di più.
Rifugio Boz
Quota: 1.718 m
Mail: –
Tel: 348.72489499
Giorno 3 | Rif. Boz – Rif. Passo Cereda
Scarica la mappa della tappa 3
Lunghezza: 17,17 Km
Durata: 6,21 h
Dislivello +: 993 m
Dislivello -: 1.334 m
Amico mio, la montagna non può essere solo belle giornate! E infatti la mattina del terzo giorno, come annunciato, il tempo è pessimo.
Lorenzo mi aveva chiesto di svegliarci molto presto per poter guardare l’aggiornamento delle previsioni e sfruttare, se possibile, una finestra di bel tempo di un paio d’ore per passare il tratto più difficile della tappa.
Alle 7.00 è ancora indeciso però, passare in quel punto sotto la pioggia può essere davvero pericoloso, chissà quanto sono precise le previsioni.
Va detto che arrivati al Rif. Boz si può proseguire verso il Passo Cereda anche per una variante facile ma… noi preferiremmo la variante impegnativa.
Tireremo i dadi una mezz’ora più tardi, intanto partiamo, decideremo una volta arrivati al bivio delle due varianti, al Pass de Mura.
Il radar di Windy (la app meteo che consultiamo) sembra affidabile, Lorenzo decide per l’itinerario originale ma dobbiamo essere velocissimi, nessuna pausa finché usciremo dalle difficoltà, fra circa tre ore.
La prima parte del sentiero traversa orizzontalmente sotto il Sass de Mura, il sentiero è stretto e sulla destra gli strapiombi suggeriscono di mantenere alta la guardia, tanto più che pioviggina e il terreno è scivoloso.
In prossimità dello spallone sud est prendiamo un po’ di quota e contemporaneamente inizia a diluviare. Continuiamo a salire ignorando la pioggia e fortunatamente in corrispondenza del Pian del Re le nubi si alzano un poco, consentendoci di ammirare lo spettacolo di cime che abbiamo attorno.
Dopo circa due ore siamo al bivacco Feltre. Entriamo per indossare gli imbraghi e Lorenzo prepara la corda.
Ora si tratta di arrivare al Passo del Comedon, sulla spalla della Cima Undici. Il sentiero è molto ripido e devo davvero stringere i denti per tenere il ritmo che ci imponiamo di tenere, il suono dei tuoni accompagna ogni nostro passo.
E’ al passo che comincia a grandinare. Ci arrivano addosso proiettili da Soft Air, ma da 8 mm e siamo costretti a ripararci sotto una piccola cengia di roccia, o perlomeno la testa.
Poi appena arriva la tregua ci rimettiamo in marcia cominciando a scendere sotto le ripide pareti del Sasso Largo e Piz di Sagron.
Qualche cavo attrezza la via ma per la maggior parte del tempo è Lorenzo ad assicurarmi in conserva, capisco perché sperava arrivassimo qui senza un diluvio sulla testa. La traccia (perché un sentiero vero e proprio non c’è) è ripidissima, sconnessa e franosa. Un’ora e mezza davvero impegnativa, e pensare che chi percorre l’alta via N°2 classica deve affrontare questo tratto in salita…
Finalmente fuori dalle difficoltà ci sleghiamo e mangiamo un panino. Il nostro tempismo è stato perfetto perché ora ricomincia a diluviare e la pioggia ci accompagnerà per la prossima ora, nel bosco fino a Passo Cereda e all’omonimo Rifugio.
Quella a Passo Cereda è una sorta di tregua, un breve ritorno alla civiltà dopo due rifugi di alta montagna. Che si soggiorni al Rif. Passo Cereda o allo Chalet Gianesei (100 m più in basso), si può godere del comfort di un albergo, cosa che noi, arrivati fradici nel primo pomeriggio apprezziamo davvero.
Rifugio Passo Cereda
Quota: 1.369 m
Mail: info@rifugiocereda.com
Tel: 0439.65030 – 328.9589807