Quattro chiacchiere con Fabrizio Dragoni, la mente geniale dietro al rivoluzionario progetto Ochain, per guidare chainless senza però perdere la possibilità di pedalare.
Ochain allo stand Supernova Bike, Italian Bike Festival di Rimini – foto: Cristiano Guarco
Abbiamo incontrato Fabrizio Dragoni all’Italian Bike Festival di Rimini (qui la nostra anticipazione), dove abbiamo chiacchierato con la figura storica del movimento gravity italiano ma soprattutto mente geniale dietro l’originale progetto Ochain, che promette di liberare tutto il potenziale della sospensione posteriore, un vero “game changer” per tutti gli impieghi off-road, soprattutto enduro e gravity.
Ci siamo lasciati con la ripromessa di risentirci, anche organizzare per un test sul campo sfruttando la nostra nuova Trek Slash 9.7 MY21, ma prima di tutto per programmare un’intervista a Fabrizio che potete leggere qui sotto, in cui spiega la genesi di questo semplice ma al tempo stesso efficace accessorio per la trasmissione della mountain bike.
Foto: Alex Luise
Come e quando nasce l’idea di Ochain?
Qualche tempo fa mi trovai incollato al monitor a seguire la World Cup MTB in Hafjell, Svezia, come ogni pilota di downhill che si rispetti. Era settembre del 2014. Quando Neko Mulally portò a termine la sua incredibile run senza catena, il mio nerd ingegnere interiore cominciò a riflettere attorno alla domanda: “Quali vantaggi potrebbe offrire questa situazione a bici e pilota?”
Dopo quella discesa decisi di studiare e approfondire la questione seriamente per dar forma a un nuovo scenario: guidare in modalità “chainless” senza però perdere la possibilità di pedalare. Il sempre crescente affermarsi della corona singola su biciclette biammortizzate segnava la via. Iniziai così a lavorare sul concetto di uno spider attivo.
Ochain con spider a 4 bracci per corona X-Ring di Carbon-Ti – foto: Alex Luise
Quali erano gli obiettivi iniziali e come questi si sono adattati e tramutati nel prodotto definitivo?
Gli obbiettivi iniziali erano tanti. Tralasciando l’obbiettivo principale (e cioè “svincolare” la trasmissione dalla sospensione) gli altri obbiettivi sono stati:
Realizzare un componente che fosse il più possibile standardizzato al fine di poterlo installare sulle trasmissioni in commercio.
Industrializzazione del componente, e cioè ragionare nell’ottica di poter produrre il componente in larga scala. Ochain sembra semplice ma non lo è affatto.
Limitare il più possibile la manutenzione, là dove i rider non sono per niente abituati a dover intervenire. Abbiamo quindi lavorato moltissimo sulle tenute, sulle mescole degli elastomeri (che garantiscono la fluidità di ingaggio), e sui trattamenti superficiali.
Packaging sostenibile, e cioè “plastic free”. Anche la stampa del cartone è pensata per garantirne la riciclabilità (il cartone plastificato, o anche solo colorato, non è più riciclabile al 100%).
Ampliare il più possibile la platea dei potenziali utilizzatori, cercando di limitare il più possibile il peso e offrendo la possibilità di modificare i gradi di utilizzo. Ochain può trovare utile applicazione dal trail riding al downhill. Abbiamo addirittura ricevuto ottimi feedback nell’utilizzo delle xc full suspended…
Un’immagine che parla da sola: Ochain dai primi prototipi al prodotto finale
Quanto è stata lunga la fase di progettazione, test e sviluppo?
La fase di progettazione è iniziata nel 2015 e il primo prototipo ha visto la luce nel 2016. Il primo Ochain, che definisco “embrionale”, funzionava già molto bene, ma soddisfaceva solo il primo dei numerosi punti elencati prima. Nei due anni successivi ho lavorato al fine di ottenere tutti gli obbiettivi prefissati. Sono stati realizzati decine di prototipi prima di arrivare alla versione attuale presente sul mercato.
La versione preliminare montata sulle pregiate pedivelle Ingrid Components
Tu sei una figura storica del gravity nazionale, chi altro hai coinvolto per avere i feedback giusti nei giusti ambienti d’utilizzo?
La prima persona ad aver provato Ochain oltre a me è stato Simone Medici, figura importante nel panorama gravity nazionale. Ricorderò per sempre la sua frase al termine della sua prima discesa a Sestola con l’Ochain montato, che è anche diventata un nostro motto aziendale: #Gamechanger.
Dopo Simone, ho coinvolto Loris Revelli, il quale ha vinto il Campionato Italiano 2019 di downhill con Ochain montato (nel frattempo l’atleta ligure si è anche laureato Campione Italiano Enduro 2020, ndr).
Loris Revelli, Campione Italiano DH 2019 a Sestola
All’epoca non avevamo ancora presentato il prodotto e non potevamo assolutamente mostrarlo per questioni legate ai segreti industriali (il brevetto era in fase di Patent Pending e tremavo all’idea che qualcun altro potesse arrivare prima di noi…).
Attualmente abbiamo piloti che vanno dal cross country all’eBike per lo sviluppo dei prodotti futuri oltre a un nutrito numero di piloti in ambiente enduro e downhill.
Charlie Hatton, del team Atherton Bikes, fedele utilizzatore di Ochain – foto: Nathan Hughes
Quando è arrivato sul mercato e chi sono stati i primi atleti a utilizzarlo?
Ochain è arrivato sul mercato a marzo 2020, esattamente pochi giorni prima del tristemente famoso Lockdown. Quindi la vera attività è cominciata a giugno, con le prime gare di enduro, i primi test day, l’apertura dei bike park ecc…
In quel periodo ci hanno scritto tantissimi piloti, dagli amatori italiani ad alcuni grandi nomi a livello internazionale. È stata una vera e propria esplosione. Tra i vari nomi posso citare in primis Reece Wilson (ufficiale Trek), che dopo mesi di test (tutta l’estate) si è portato a casa il titolo di campione del mondo di downhill sulla stessa pista dove è nata l’idea dell’Ochain (chi l’avrebbe mai detto!).
La Trek Session usata da Reece Wilson ai Mondiali DH 2020 di Leogang, dove ha conquistato la maglia iridata
Tra gli altri nomi posso citare Gee Atherton e tutto il team Atherton Bikes, Troy Brosnan (Canyon Factory Racing), Adam Brayton (Hope Factory), Ines Thoma (sempre Canyon, ma per l’enduro, ndr), Dan Wolfe (Polygon), Matt Stuttard (Privateer), Davide Palazzari (attuale campione italiano di downhill), tutto l’Ancillotti Gravity Team, Mirco Vendemmia, Andrea Garibbo nel mondo eBike, e mi fermo qui per non annoiarvi. 🙂
Tutto l’Ancillotti Gravity Team utilizza il sistema Ochain sulle proprie bici – foto: Alex Luise
Avresti mai pensato un coinvolgimento e interessamento di atleti così importanti come sta avvenendo, oltre ai risultati in campo nazionale e internazionale?
Caratterialmente sono sempre stato una persona prudente (qui qualcuno potrebbe mettersi a ridere, ma è la verità) e, nonostante abbia creduto fin da subito nell’effettiva utilità del sistema Ochain, non immaginavo che ci sarebbe stata una richiesta tale dal mondo agonistico.
Reece Wilson, campione del mondo DH 2020 – foto: Bartek Wolinski/Red Bull Content Pool
Mi sono reso conto che i benefici che ho sentito durante i primi test sono esattamente gli stessi che sentono i più forti piloti a livello internazionale. E posso affermare che una volta che si prova l’Ochain difficilmente si torna a utilizzare una trasmissione “convenzionale”.
Fabrizio Dragoni
Ochain prima…
…e dopo!
Quali sono i possibili sviluppi futuri ed eventuali margini di miglioramento?
Stiamo lavorando su vari fronti. I due progetti più importanti sono la versione per eBike che si chiamerà E-Chain, e quella da cross country (con sblocco wireless da manubrio) che si chiamerà X-Chain.
Inoltre, inizieremo a breve una collaborazione con un importante brand che produce componentistica al fine di poter offrire ai nostri clienti una guarnitura da poter associare all’Ochain.
Oltre a questo, stiamo lavorando ad altre soluzioni al fine di alleggerire ulteriormente il componente, facilitare la modifica dei gradi di funzionamento, oltre che creare una linea esclusiva in collaborazione con un brand di abbigliamento stilosissimo.
Grande cura anche per il packaging: è sostenibile, cioè “plastic free”, e anche la stampa del cartone è pensata per garantirne la riciclabilità – foto: Alex Luise
Ciao a tutti, sono Cristiano Guarco, appassionato da una vita di mountain bike ma anche del movimento ciclistico in ogni sua forma.
Da circa 20 anni ho fatto della mia passione la mia professione, una grande fortuna raccontare questo mondo, per parole e immagini, che tanto mi ha insegnato e continua a insegnare ma anche ispirare.