Scattano domani a Londra i Mondiali di atletica, considerati da molti l’evento sportivo principale della stagione, come succede ogni due anni, suscitando le ire degli appassionati del Tour di ciclismo, dei Mondiali di nuoto e di tanti altri aficionados di altri sport. E’ comunque un fatto che la rassegna iridata di atletica attiri un’attenzione planetaria, anche in quest’anno postolimpico dove non mancano di certo gli spunti d’interesse, anche nel mezzofondo. I Mondiali sparano subito due colpi importanti, venerdì la finale dei 10000 uomini e sabato l’identica prova al femminile.
Londra sarà, comunque finisca la gara sui 25 giri, il teatro dell’addio di Mo Farah, che dopo una serie impressionante di vittorie olimpiche e mondiali ha deciso di dire basta con la pista. A 34 anni il britannico di origine somala vuole investire gli ultimi spiccioli del suo straordinario talento su strada, provando a scrivere qualche importante capitolo nella maratona, Ma prima vuole conquistare un’altra doppietta di successi nella “sua” città, quella dove nel 2012 colse una straordinaria accoppiata olimpica bissata poi quattro anni dopo. Obiettivamente appare difficile vederlo capitale in casa, anche perché i due squadroni che si troverà di fronte, Etiopia e Kenya, non riescono mai a costruire una tattica vincente. Magari sacrificano qualcuno per rendere la gara dura, ma non abbastanza da fiaccarne la resistenza, cosa che invece è più volte riuscita su strada come Geoffrey Kamworor sa bene. I due volte iridato di cross e mezza maratona sogna un titolo anche nella pista, ma dopo essere stato due volte argento, ha bisogno di staccare il rivale ben prima dell’ultimo giro. Avrebbe bisogno di aiutanti, ma Bedan Karoki e ancor più l’argento olimpico Paul Tanui hanno ambizioni proprie e proprio questo contrasto di obiettivi personali alla fine fa sempre il gioco del britannico. Dal punto di vista tattico una minaccia maggiore potrebbe arrivare dalla giovane compagine etiope con Abadi Hadis e Jemal Yimer emersi dai Trials di Hengelo in 27’08”26 e 27’09”08 rispettivamente e abbastanza affamati di gloria dopo essere stati terzo e quarto ai Mondiali di cross. Con loro Anduamlak Belihu (27’20”57) appena diciottenne. Qui il lotto dei favoriti appare chiuso anche se la variabile impazzita potrebbe essere costituita dal campione del mondo junior 2014, l’ugandese Joshua Cheptegei soprattutto se cercherà una soluzione improbabile come ha fatto ai Mondiali di casa nel cross.
Il giorno dopo toccherà alle donne e anche qui c’è una favorita d’obbligo nella campionessa olimpica e primatista mondiale, l’etiope Almaz Ayana, anche se quest’anno non si è praticamente vista a causa di un infortunio a inizio stagione, i tecnici la dicono in forma ma senza riferimenti agonistici correrà un po’ al buio. Anche perché di fronte si troverà la connazionale Tirunesh Dibaba che dopo aver capitolato a Rio vuole riprendersi la scena e per questo ha rinunciato alla selezione per la maratona. Anche lei in pista non ha corso, ma il 2h17’56” sui 42,195 km di Londra in aprile, terzo tempo di sempre, depone ampiamente a suo favore. Da non scartare la terza etiope, Senbere Teferi argento mondiale sui 5000 e che al debutto in primavera a Hengelo ha segnato 30’41”68.
La squadra kenyana mancherà della campionessa uscente Vivian Cheruiyot, ormai passata alla strada, ma il trio in gara appare di tutto rispetto a cominciare dall’iridata di cross Irene Cheptai per proseguire con la campionessa africana Alice Aprot, che lanciò la straordinaria gara di Rio con un ritmo spezzagambe rimanendo poi fuori dal podio, per finire con Agnes Tirop, vincitrice dei Trials nazionali. A differenza della gara maschile, molte sognano d’inserirsi in una posizione di prestigio, come le americane Molly Huddle e, in misura inferiore, il bronzo iridato 2015 Emily Infeld e Emily Sisson, ma anche la campionessa europea Yasemin Can, assolutamente senza avversarie nel Vecchio Continente. Dispiace notare che in entrambe le prove non ci saranno italiani, ennesima sconfitta per una scuola che tanto ha dato ma che continua a guardare troppo al passato.