Il cuore ci avrebbe portato ad aprire questo breve spazio con un’immagine di Paola Pezzo. Chi scrive è un ex biker (ormai ex purtroppo) e ha vissuto proprio in quegli anni, quelli dei due successi olimpici dell’atleta veneta, gli anni di maggiore espansione delle ruote grasse. Ma è giusto dare merito e spazio a Letizia Paternoster, bella, giovane e forte, che vive il suo percorso atletico-sportivo, anche grazie al sogno olimpico di Tokyo. Tre domande a Letizia, tre domande a Paola.

L’attenzione verso i fans di Letizia Paternoster
E’ uno degli aspetti che maggiormente ci ha colpito. La volontà e la voglia di farsi fotografare, di firmare autografi e di concedere un sorriso. Di parlare e di chiacchierare in modo amichevole, di rispondere alle domande di chi era li per vedere Letizia Paternoster. Noi gli abbiamo fatto tre domande, cercando di non essere banali.
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Letizia, per te la bici è prima di tutto un lavoro e un’attività che condiziona il tuo modo di vivere. Cosa significa per te la bicicletta?
Per me la bici è un piacere che va oltre lo sport e l’attività professionistica. Mi piace viaggiare e la bicicletta offre molte opportunità in questo senso. La bicicletta ti permette di conoscere gente, di parlare con le persone e di essere sempre attiva. Per me una passione che va anche oltre l’attività professionistica, mi piace pedalare!
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La cosa che ti manca di più quando ti alleni intensamente e sei sotto pressione?
Mi mancano gli amici e la compagnia, perché qualcosa in questo senso è necessario sacrificare. A me piace la convivialità e il poter condividere i momenti liberi con i miei amici e questo si, è quello che a volte mi manca quando gli allenamenti e le trasferte ti lasciano poco spazio per gli altri.
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Questa domanda siamo quasi obbligati a farla e anche noi incrociamo tutto quello che possiamo incrociare. Cosa ti aspetti per il futuro?
(rispondendo con un sorriso coinvolgente) Di realizzare i miei sogni…………………
La professionalità e la timidezza di Paola Pezzo
Quando ci siamo trovati di fronte Paola, l’emozione è salita! Il cuore ha iniziato a battere forte! Un simbolo, un’icona, un’atleta che con tutta probabilità avrebbe primeggiato in più discipline. Una donna con un fisico pazzesco ancora oggi a 52 anni e due figli. Quando Paola ha la parola ti trasmette sicurezza, forza e anche tranquillità. Le nostre domande.
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Paola, ti mancano le gare e l’attività professionistica?
No, non mi mancano le gare e le corse da professionista. Mi mancano quegli anni, ma non l’agonismo. Sai, io alla fine ho vissuto intensamente quel periodo, momento nel quale la mtb stava esplodendo ed è esplosa. Viaggi e trasferte, gare, competizioni e allenamenti, tante aspettative e se vuoi, anche un certo cambiamento anche del ciclismo femminile. Sono stati anni molto belli, forse così belli perché il periodo era diverso da quello attuale e c’era anche una sorta di scoperta.
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Come viene vissuta la bicicletta in casa tua? Tuo figlio Kevin stà affrontando un bel percorso e stà crescendo molto bene! Per lui il cognome Pezzo è un peso?
Eh si, però lui per primo, è passato U23 e inizia a rendersi conto che non è più un gioco. Prima di tutto deve studiare e fare bene alla maturità, poi c’é il resto. Noi, io e Paolo (Rosola) lo lasciamo il più libero possibile, lo lasciamo decidere in autonomia e ovviamente lo consigliamo, quando è necessario. Vediamo come procede, l’importante che faccia e facciano, anche il piccolo, sport e che stiano all’aria aperta. Mah guarda, si in alcune situazioni ha sofferto, si arrabbiava quando alla partenza di una o più gare al microfono lo annunciavano come il “figlio d’arte”. Kevin non voleva, soffriva questo soprannome e il fatto di essere messo in primo piano per via del suo cognome.

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Quando correvi, eri appassionata anche agli aspetti tecnici della bici? La mtb te la preparavi tu?
Talvolta mi piaceva trovare delle soluzioni che fossero finalizzate a farmi stare comoda in bici e di conseguenza a fare una prestazione migliore. In alcune casi mi sono adattata qualche componente, ma nulla di più. Ricordo una volta che avevo scavato e sagomato una sella che mi faceva stare scomoda! Paolo faceva gran parte del lavoro tecnico e con gli anni avevamo costruito un vero e proprio staff tecnico intorno a me! Sai, era anche una bella responsabilità. Ti dico che mi piaceva di più pensare all’immagine! Ti ricordi il body dorato e quello argentato della nazionale? Li abbiamo fatti insieme a Castelli. Da li in avanti è stata rivolta anche una maggiore attenzione alla categoria femminile in generale e questo fattore mi gratifica ancora oggi.
a cura della redazione tecnica, immagini di Sara Carena.