Un pensiero sul ciclocross di René Enzo Piccinni, con il contributo della redazione tecnica.
Negli ultimi anni si è assistito ad una vera riscoperta del ciclocross, il ciclismo “povero”, quello fatto d’inverno, al freddo in mezzo a fango e sabbia e tra mille difficoltà. Parliamo di una disciplina considerata da sempre lo sport del popolo, motivo per cui diamo merito, con le immagini, ad alcuni nostri atleti di spicco; sarebbe troppo comodo (e poco povero) inserire foto dei più famosi e “ricchi”, Van Der Poel, Van Aert. Per noi italiani, oggi, sono ben lontane le epoche in cui i Bramati, i Pontoni, contendevano le vittorie internazionali a belgi, olandesi e francesi.
Il ciclocross (cx) è un ciclismo un po’ vintage, fatto in sella, a piedi e con bici in spalla. Protagonisti ridotti a maschere di fango, lo stesso fango che oscura gli sponsor sulle magliette, che sfida l’equilibrio dei corridori, costringendoli a manovre funamboliche su due ruote, comunque ai limiti dell’equilibrio. Eppure sui brevi circuiti, che ospitano queste competizioni, si ritrovano sempre più appassionati .
Le gare si svolgono, solitamente, in un percorso guidato in aperta campagna, con avvallamenti, salite brusche e ripidissime (argini e non solo), continui cambi di direzione, salti, buche, pozze d’acqua. Fango, sabbia, terreno molli con le tracce dei trattori la fanno da padroni e richiedono doti tecniche non comuni e un’ottima preparazione atletica, per affrontare sforzi massimali e alternare la pedalata con la corsa a piedi (spesso con la bici in spalla). Non è un caso se molti stradisti, anche di alto livello, si dedicano al ciclocross nei mesi invernali, per mantenere alto il livello di preparazione. Il ciclocross può essere una valida alternativa anche per il cicloamatore, una disciplina propedeutica all’attività su strada.
Un breve cenno di storia: tra i “fondatori” di questa disciplina (nata agli albori del 1900) troviamo Octave Lapize, grande stradista, tra i primi vincitori del Tour De France (quello che gridò “assassini” agli organizzatori del Tour dopo aver scalato il Tourmalet, per la prima volta in bici). Il ciclocross è l’icona dell’eroismo del ciclismo, la rappresentazione della fatica, del confronto con la natura, senza mezze misure, affidandosi a qualche accorgimento tecnico, a rivisitazioni della bicicletta, delle sue geometrie. A dispetto del fango, che lo caratterizza, il ciclocross è pratica pulita, fatta all’aria aperta, in piena campagna, senza motori al seguito, senza rumori, accompagnata da applausi e voci, visibile, chiara e senza possibilità di nascondimenti . Nei circuiti ciclo-crossistici non ci sono ammiraglie, scie, rientri in gruppo, giochi di squadra, volate : c’è’ la natura e c’è il ciclismo senza orpelli, privato d’ogni agghindatura.
LA BICI
Abbiamo accennato alle biciclette. Quelle per il ciclocross non si differenziano molto dalla classica bici da strada. Molti la definiscono, semplicisticamente, come una “via di mezzo” tra strada e MTB. La definizione non ci trova concordi. La bici da ciclocross è una bici da strada arricchita di alcuni accorgimenti. Telaio più robusto e meno rigido ( il carbonio, anche qua, la fa da padrone coniugando resistenza e leggerezza), movimento centrale più alto da terra (per ovvi motivi), pneumatici tassellati per migliorare l’aderenza. I freni a disco nelle competizioni di ciclocross sono stati ammessi già a partire dal 2010.
Gli angoli dei tubi piantone e di sterzo sono più generosi, per una guida più eretta, più “in avanti” . Il limite imposto dall’UCI per le coperture nelle gare ufficiali è di 33mm di sezione, ma si trovano in commercio tanti modelli che possono alloggiare coperture da 38mm o anche 42mm (diciamo anche, che il gravel è un settore che trascina in modo positivo anche il cx). Eppure si può fare ciclocross anche con una bici gravel, con pochi ma opportuni aggiustamenti. I rapporti usati sono più corti (più agili) rispetto ai parametri degli stradisti; pedali da mtb per lo sgancio rapido; carro posteriore e forcella più larghe per evitare che il fango possa bloccare le ruote. Oltre all’impiego di fibra di carbonio, si trovano in commercio ottimi telai in alluminio, leggeri ed affidabili : ottime proposte entry- level . Grazie all’introduzione della fibra di carbonio alcuni progettisti hanno studiato una geometria del telaio adatta all’utilizzo in gara, con una cura particolare della zona di connessione tra tubo orizzontale e tubo piantone. Infatti, in molti telai la parte inferiore del tubo orizzontale è piatta, per consentire un appoggio stabile e pratico della bici sulla spalla dell’atleta. La bici da ciclocross è, in generale, più comoda rispetto a una bici da corsa tradizionale ed è polivalente : può essere utilizzata in ambiti totalmente diversi da quelli del circuito di gara. Può essere la bici ideale per la stagione invernale, un perfetto “muletto” per divertirsi e mantenere la gamba in attesa della nuova stagione agonistica.
ADDENDUM
Il ciclocroos (simboleggiato dalle Federazioni Ciclistiche con la sigla CX) ha propri Calendari agonisti, concentrati sopratutto nel periodo che và da fine Ottobre a Gennaio (per gli amatori anche oltre). Il Giro d’Italia di Ciclocross, ad esempio, troverà conclusione (dopo 6 Tappe) a Roma, alle Capannelle il prossimo 6 Gennaio. I Campionasti Italiani, invece, si disputeranno all’Idroscalo di Milano il 12 e 13 Gennaio, su organizzazione dell’ASD Guerciotti. Per il Campionato Mondiale : 9 tappe e conclusione il 27/01/2019 a Hoogerheide (Ola). Il ciclocross, tra tradizione e innovazione, è più vivo ed interessante che mai. Anche molto attuale, in tempi di attenzione al pianeta, all’inquinamento, alla salute, alla natura.
Grazie al prezioso spunto di René Enzo Piccinni.
foto di Antonio Palumbo, Michele Mondini, Sara Carena