Potreste chiamarla Route 67: l’impresa solitaria di Hervé Barmasse sul Gran Sasso d’Italia. Come i sessantasette chilometri tra neve e roccia, sci ai piedi e ramponi ben saldi. E’ questa la straordinaria impresa che ha visto protagonista Hervé Barmasse. L’alpinista valdostano è stato il primo a completare, in solitaria e in pieno inverno, la traversata integrale concatenata delle principali vette del Gran Sasso, affrontando un dislivello totale di 7.200 metri tra pareti e creste.
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L’impresa
Partito il 6 marzo dal Passo delle Capannelle, Barmasse ha scalato e discese, una dopo l’altra, le cime di Monte Franco, Monte Jenca, Pizzo Camarda, Malecoste, Monte Corvo, Pizzo Intermesoli, Giovanni Paolo II, Pizzo Cefalone, Portella e infine il Corno Grande, la vetta più alta. Quest’ultimo è stato conquistato e disceso con gli sci in notturna, un’esperienza indimenticabile per l’alpinista:
“Concludere in questo modo la prima è stato stupendo”, spiega l’alpinista valdostano. “Lassù, il vento sbatteva la mia giacca, guardavo a 360 gradi le luci delle case sino al mare Adriatico, ed ero felice. Una magia e un’emozione grande, un ricordo che porterò per sempre con me”
Hervé Barmasse

Il giorno seguente, la traversata è proseguita verso est, attraverso le cime di Monte Aquila, Brancastello, Torri di Casanova, Monte Infornace, Monte Prena, Monte Camicia e Tremoggia. Un percorso reso ancora più impegnativo dalla neve abbondante, che spesso faceva sprofondare Barmasse fino alla vita tra torri di roccia e canali:
“Me lo aspettavo meno faticoso, ma con la neve abbondante, tra torri di roccia e canali, spesso sprofondavo sino alla vita. Però è così che mi ero immaginato questo viaggio. La dimensione avventura nasce dall’intuito e dalla creatività dell’alpinista e anche dalla sua onestà. L’anno passato, ad esempio, non c’era neve e se avessi provato, le cose sarebbero state più facili, ma avrei potuto parlare di ascensione invernale? Il calendario oggi non fa più la differenza … La nostra etica e i nostri ideali si”
Hervé Barmasse
Ad attenderlo all’arrivo c’erano gli amici aquilani e una bottiglia di Passerina, un brindisi al termine di un’impresa epica.

“Mi sono affezionato a questi luoghi grazie alle tante persone incontrate sul set di ‘Monte Corno – Pareva che io fossi in aria’, il film di Luca Coccoccetta e più in generale sugli Appennini durante alcune mie conferenze. Da quelle esperienze e quegli incontri ho sempre coltivato l’idea di vivere un’esperienza alpinistica in queste zone. La mia più sincera gratitudine va a loro”
Hervé Barmasse
L’impresa di Hervé Barmasse è stata resa possibile anche grazie al supporto di Montura, Scarpa, Vibram, Cervino Ski Paradise, Enervit, Julbo, Grivel, Kästle, ATK Bindings e Pinarello.