Cominciamo dal nome… Perché si chiama “GreenFondo”?
Per chi non lo sapesse, questa è la terra che pare abbia ispirato Dante per descrivere le porte dell’Inferno. Un insieme di fumarole, lagoni e geyser, con getti di gas e di acqua calda, che la leggenda vuole abbiano suggerito al Sommo le immagini descritte nella Divina Commedia.
Oggi, queste manifestazioni geotermiche giocano un ruolo importante come fonte energetica “Green” (il 26% del fabbisogno elettrico della Toscana arriva da qui): ecco il perché del gioco di parole che ha dato il nome alla GreenFondo.
Paolo Bettini, anima e volto della GreenFondo
Quando davanti agli occhi ci è apparso questo scenario, unico in Italia, abbiamo per un attimo immaginato di essere catapultati a Springfield, da Homer Simpson… Qui è nata, ormai 25 anni fa, la Granfondo gemellata con il club di Bettini, quando ancora Paolo correva nei Dilettanti, in procinto di passare tra i Pro. Poi, una volta appesa la bici al chiodo, accanto alla bacheca con le coppe, le maglie iridate e le medaglie Olimpiche, il Grillo ha scelto di dedicarsi alla GF cui aveva prestato il nome per una decina di anni.
“Voglio che questa manifestazione mi rispecchi, che i tifosi, i curiosi e tutti gli appassionati passino una giornata con me”. L’entusiasmo con cui Bettini racconta questa sua volontà si trasmette nell’aria e nella manifestazione stessa.
“Qui tutto il paese collabora, è una intera comunità che si muove per celebrare il suo territorio e la passione per la bici, ed io sono contento quando vedo i bambini che partecipano alla gimcana del sabato, o servono i piatti al pasta party. Lo faccio per questo”.
Se andrete alla GreenFondo troverete Paolo impegnato a preparare i pacchi gara, allestire la gimcana, attaccare striscioni… insomma è parte anche operativa dello staff del club “VeloEtruria”, che da sempre è organizzatore della manifestazione.
Noi ci siamo stati e abbiamo pedalato sul percorso medio da 91 chilometri per 1.800 m di dislivello, in sella alla nuova 3T Strada (a proposito, non perdetevi il servizio sulla prova…)
GreenFondo, una storia vera
Partenza dalla Piazza di Pomarance. Dopo pochi chilometri ci si imbatte nella prima salita, che è anche l’unica che si riesce a contare, perché poi è un infinito su e giù tra colli e valli, che si lasciano godere appieno nella quasi assenza di traffico. Il percorso è tutto ben segnalato e una nota di merito particolare va all’assistenza assicurata ai partecipanti da parte dello staff degli organizzatori: moto, ammiraglie, ambulanze, strade con incroci ben presidiati e assistenza tecnica da parte del team Shimano… onnipresenti.
Solo 2 i tratti cronometrati, su altrettante salite, che tolgono definitivamente ogni dubbio sullo spirito della GreenFondo: “Io così la voglio, senza esasperazioni agonistiche – ci tiene a precisare Bettini -, pensa che prima erano tre i tratti cronometrati… non ci siamo fatti molti scrupoli a togliere il terzo”.
In realtà, il dubbio sul tema ce l’ha tolto anche il ristoro, dove i panini con trippa o lampredotto non lasciavano scampo a fraintendimenti. Squisito anche l’ultimo ristoro (solo per il percorso lungo da 122 km) a base di salumi e formaggi di una locale macelleria! Ovviamente nessuna traccia di barrette…
Insomma, se dovessimo riassumere in una parola le sensazioni vissute alla GreenFondo, sceglieremmo “genuinità”: perché genuino è il coinvolgimento della comunità che la vive, perché i percorsi sono uno spettacolo, perché è davvero la GF di Paolo Bettini, perché è genuino il suo sorriso mentre mangia un panino al lampredotto e sorseggia un bicchiere di vino.