Ci siamo recati a Vercelli per la prima edizione della Granfondo Mangia e Bevi. Una prima edizione, quindi giù il cappello e merito a chi ha avuto voglia di organizzare ed impegnarsi ad offrire una giornata di sport, ciclismo e anche spensieratezza. Perché bisogna avere veramente tanto coraggio per pianificare una nuova manifestazione nel bel mezzo di una pandemia.

La Granfondo Mangia e Bevi e quella scia rosa
Coraggio, ma non avventatezza, voglia di organizzare, promuovere e dare una sorta di continuità al percorso rosa del Giro di qualche giorno a dietro. Alle spalle di Alberto, Francesco, Max e Gianfranco, i 4 punti cardine del Comitato Organizzatore, c’è il supporto delle amministrazioni locali e del territorio. Di più, il far parte di un circuito come Coppa Piemonte ha consentito di avere una base di iscritti sicura intorno alla quale costruire l’evento. Però una prima edizione, durante una pandemia, con una partenza distante diversi chilometri dalla prima salita, è stata indubbiamente una scommessa risultata vincente a posteriori.

Vercelli: una citta’ accogliente verso i ciclisti
Sin dall’arrivo a Vercelli abbiamo avuto la sensazione di una città pronta ad accogliere i ciclisti. Ad esempio l’ultimo chilometro, o per meglio dire il primo dopo il via, con i varchi transennati e i cassonetti a bordo strada rimossi. Ritirato dorsale e pacco gara, in cui figuravano le eccellenze enogastronomiche del territorio, vino e riso richiamati anche nel logo della manifestazione, abbiamo trovato posto nelle griglie. Forse un po’ sottodimensionate per gli oltre 900 iscritti (considerando anche due concomitanze, la Granfondo di Ceriale e la Granfondo Squali Trek di Cattolica). Uno dei pochi aspetti da perfezionare in vista della futura edizione. L’aria frizzante ha lasciato spazio a qualche raggio di sole che ci ha riscaldato fino a quando la granfondo Mangia e Bevi ha puntualmente preso il via.
L’uscita dalla citta’ e la pianura
Alcune rotonde, ma non troppe, per uscire dalla città ed imboccare la statale per Pontestura. Statale che è rimasta a disposizione dei ciclisti praticamente per l’intera giornata. Sembrava di essere al Giro d’Italia. Lanciati sull’intera carreggiata abbiamo coperto ad oltre 40km/h di media la trentina di chilometri che ci separavano dalle colline. A dispetto dei timori iniziali, grazie all’ampia e pressoché rettilinea sede stradale, questa fase è andata via liscia.

Il primo Mangia e Bevi tra le colline del Casalese
Lasciata la pianura e le risaie, iniziava il primo tratto Mangia e Bevi. Chiamato proprio così, non prima salita, ma inteso come la serie di salite e discese raggruppate dall’organizzazione in segmenti. Il primo di questi, di 9 chilometri, porta a Rocca delle Donne passando per l’impegnativo strappo di Camino. Qui è dovuta entrare in funzione anche la corona piccola. Per fortuna la caratteristica di un mangia e bevi è che ad un pezzo duro ne segue uno più facile. Tanto che abbiamo anche potuto ammirare il paesaggio che ci circondava, fatto di dolci colline coltivate a vigneto.

Il tifo delle pubblico e la maleducazione di alcuni ciclisti
Un’altra cosa che ci ha veramente colpito è stato il tifo. Ci era già capitato di apprezzarlo nella zona di Novi, nell’alto Monferrato, ma qui nel Casalese davvero ci sembrava di essere al Giro. Persone sedute con le sedie (e la mascherina) davanti a casa ad incitarci. Bambini a battere le mani. Davvero, tutto questo per noi? Non siamo sicuri di meritarcelo anche perché, ancora una volta, abbiamo visto caproni con la bici da migliaia di euro e le gambe toniche, non avere la capacita’ di riporre in tasca la bustina di gel usata. Se proprio volete imitare i Pro fatelo in tutto, a cominciare dalla nuova sensibilità ambientale!

Un’abbuffata di Mangia e Bevi, la catena sempre in tiro
A proposito di giocare a fare i ciclisti veri. Un tratto di pianura ci ha permesso di provare a fare una doppia con la collaborazione del gruppetto di ciclisti in cui ci troviamo. Si gira e si va a mettere nel mirino un gruppetto davanti a noi. Anche questo vuol dire partecipare ad una granfondo con un percorso misto come quella odierna. Il secondo Mangia e Bevi porta al Santuario di Crea. Il santuario non lo abbiamo visto, ma la Madonna ci è apparsa più volte. Finalmente e’ apparso anche il cartello “fine salita” uno dei tanti cartelli preposti dall’organizzazione. Dopo circa un paio d’ore dal via, arriva anche quello che annuncia il bivio tra i percorsi. Medio o Lungo? Abbiamo optato per il lungo e il menù ha offerto un Mangia e Bevi di ben 15 chilometri.

Un segmento non difficile che ci ha fatto credere che la corsa avesse assunto una fisionomia tale da farci giungere senza sforzo al traguardo. Invece il segmento finale, con le ascese a Cellamonte e Rolasco, ha scremato il gruppetto prima di rimetterci sulla statale in direzione di Vercelli.
Il rientro a Vercelli
Di nuovo qui abbiamo giocato a fare i ciclisti veri, trovando la collaborazione di quasi tutti e il rientro non è stato così lungo. Una volata, relativamente sicura grazie a due curve che smorzavano la velocità acquisita, ha sancito la degna conclusione della granfondo Mangia e Bevi. Il pasta-party da asporto, con piatti caldi come avvenuto in occasione del precedente appuntamento di Coppa Piemonte, ha ridato energie in attesa delle premiazioni.

Un appuntamento completo, ben confezionato e sostenuto, svoltosi in una cornice di pubblico e su tracciati divertenti. Atipici per certi versi, molto veloci e con le difficoltà concentrate nella parte centrale, ma che può essere il carattere distintivo di questo evento.
A cura di Davide Sanzogni, della redazione tecnica, foto di Roberto Greppi e C.O.