Riccardo Zacchi ci racconta la sua esperienza alla Granfondo Luca Avesani. Al di la del racconto ci piace sottolineare la voglia di ripartire dell’intero movimento, a partire dal contesto organizzativo che vuole riemergere tra mille difficoltà. Un grande applauso a prescindere.

Giù il gettone, si gira
In ambito ciclistico ripartire non è mai semplice, che si tratti di riprendere dopo una pausa caffè, dopo uno stop forzato o in seguito al periodo di “riposo” invernale. Le prime pedalate sono sempre le più difficoltose e piene d’incognite, soprattutto perché si è un po’ persa quella routine che – attraverso diverse sfaccettature e situazioni – accompagna da sempre il nostro sport. Quest’anno è toccato a tutti mettere il piede a terra e per un tempo maggiore del previsto, ma se per quanto riguarda noi “atleti” è stato sufficiente ricominciare o gestire una seconda preparazione, i comitati organizzatori hanno dovuto (e devono tutt’ora) risolvere non pochi grattacapi.

L’organizzazione non è solo quella del giorno di gara
Ci riferiamo agli organizzatori delle nostre gare amatoriali, quelli dei circuiti, delle cronoscalate e granfondo, i quali ora devono saper gestire e mettere in pratica le nuove normative sanitarie di sicurezza. Un enorme plauso generalizzato, a chi è stato obbligato a dire arrivederci al 2021, ma anche a chi è riuscito a proporsi in questo anno così strano.
Un merito a prescindere alla Asd Baldo Bike Giomas, che è riuscita nell’intento di organizzare e mantenere la granfondo, la GF Avesani, a Verona. Questo evento lo ricorderemo come la ripartenza del calendario granfondistico in Italia, dopo lo stop dovuto all’emergenza sanitaria che abbiamo vissuto nei mesi scorsi. Possiam anche dire che siamo in una nuova era delle granfondo e delle gare ciclistiche amatoriali in genere. Dobbiamo imparare a convivere con restrizioni, regolamentazioni e regole ale quali non eravamo abituati. “Non eravamo abituati”, non significa che non è possibile farlo!
Per chi non ha avuto occasione di farlo, sarebbe interessante leggere il protocollo “Covid Safe” pubblicato sul sito dell’evento www.veronacyclingmarathon.com per capire al meglio ciò che probabilmente ci accompagnerà nei mesi a seguire.
Percorso 2020 rinnovato
L’edizione 2020 ci riserva un tracciato unico da 90 chilometri per 1600 metri di dislivello, veloce e tecnico allo stesso tempo, una gara full gas dall’inizio alla fine. Tecnicamente una scelta condivisibile, perché per molti potrebbe essere la prima gara di stagione e dunque un giusto riavvicinamento all’agonismo.
“Sebbene io stesso (Riccardo Zacchi), abbia fatto diverse uscite molto lunghe nei mesi post lockdown, ho sempre pensato che i km percorsi in gara siano completamente diversi da quelli percorsi in allenamento: intensità e recupero sono completamente diversi, per non parlare della disabitudine ai cambi di ritmo”.

Una planimetria varia che si sviluppa nei colli
L’Avesani è dunque ben pensata, con salite che variano dai 5 ai 25-30 minuti e con pendenze mai troppo arcigne. A livello planimetrico il percorso è molto vario, non ci sono tratti in cui ci si annoia, anzi, è un continuo susseguirsi di dentro-fuori tra stradine e stradoni. Ma la chicca che contraddistingue questa manifestazione è l’arrivo sulla salita delle Torricelle di Verona, uno strappo lungo poco meno di due chilometri e con una pendenza media appena inferiore al 5%. Questa salitella ha il merito di dare alla gara un finale al cardiopalma e con il cuore in gola. Lo sforzo fisico e anche l’emozione di essere di nuovo in gruppo, in una gara in Italia.
a cura di Riccardo Zacchi, della redazione tecnica, foto C.O.
ulteriori info veronacyclingmarathon.com