Al termine di una delle più belle gare dei 10000 metri degli ultimi anni, Mo Farah ha conquistato davanti al pubblico amico la sua terza medaglia d’oro ai Campionati Mondiali nell’ultima sua uscita sulla distanza. Questa volta però il britannico ha dovuto veramente sudare per venire fuori vincitore da una gara dalle mille facce, lanciata su ritmi folli dal vero protagonista della serata, il giovanissimo ugandese Joshua Cheptegei, che ha corso con la sua consueta follia come aveva fatto ai Mondiali di cross a Kampala, ma questa volta ha almeno portato a casa un insperato argento.
Cheptegei ha preso in mano le redini della corsa sin dal primo giro imponendo un ritmo altissimo. Solo il kenyano Kamworor e il connazionale Toroitich hanno capito le sue intenzioni e i tre avevano già provocato una spaccatura nel gruppo, ma su di loro è stato l’altro kenyano Tanui a riportare i più forti sui primi. L’azione di Tanui ha confermato come i kenyani siano incapaci di costruire una tattica vincente per mettere in difficoltà Farah e debellare la sua mortifera volata, pensando troppo ai propri interessi personali. Anche a metà gara, quando un sornione Bedan Karoki Muchiri si è lanciato in fuga seguito ancora da Kamworor, invece di attendere che Farah si muovesse è stato ancora Tanui a ricucire lo strappo, facendo il gioco del britannico e degli etiopi Hadir e Yimer, apparsi validi ma ancora inesperti a interpretare una gara priva di lepri e quindi di un già scritto canovaccio.
Farah ha avuto il merito di controllare sempre quel che avveniva, spendendo il giusto: un paio di allunghi per riportarsi sui primi e far esplodere il pubblico. Quando però il britannico si è messo davanti a due giri dalla fine non c’è stata la selezione prevista. Kamworor aveva speso troppo ed è finito dietro, confermando la sua idiosincrasia per le prove in pista, ma davanti Hadis, Cheptegei e Karoki avevano ancora forza per resistere. Tanui dal canto suo ha prova sul rettilineo opposto a superare Farah, ma il britannico all’ingresso su quello finale ha cambiato marcia e si è involato verso l’oro in 25’49”51, miglior tempo mondiale dell’anno (cosa inconsueta per un 10000 maschile di una prova titolata), dietro Cheptegei completava il suo capolavoro riuscendo anche a riavvicinarsi al britannico per conquistare l’argento in 26’49”94, suo personale, terzo Tanui, come a Rio 2016, in 26’50”60. Ben 7 gli atleti sotto i 27 minuti a testimonianza della grandezza della gara. Etiopi grandi battuti, ma questo era già preventivato visti i valori in campo. Nell’argento di Cheptegei c’è anche un po’ d’Italia essendo l’ugandese l’elemento di punta del Tuscany Camp, bacino di talenti che si sta sempre più mettendo in luce. Consoliamoci con questo, in un Mondiale che sembra destinato come al solito a vederci spettatori e collezionisti di eliminazioni al primo turno di ogni gara.