Ci sono voluti quattro anni prima di riuscire a fare rotta verso Ferrara per andare a pedalare sulle strade della FAR Gravel. È infatti dalla prima edizione che Raffaele Brunaldi, deus ex machina di questo evento e amico di vecchissima data, mi invita ad Argenta. FAR Gravel è un raduno senza l’assillo del cronometro, che privilegia le bici Gravel ma non è precluso alle altre. Il racconto dell’amico Stefano Martignoni.

FAR Gravel, l’evento per tutti
FAR Gravel è un evento democratico. Andato in scenza il 18 Settembre scorso, ha accolto circa 400 fra succhiamanubrio e famiglie, neofiti e ciclisti bucolici, ciclo-fotografi e ciclo-freak di ogni età, sparpagliati sui tre percorsi di 50, 100 e 150 km (ben segnalati) tracciati da Argenta verso Est, fino al mare. I percorsi con altimetria pressoché rettilinea, attraversano le oasi naturalistiche delle Valli di Argenta e Comacchio, abitate da aironi e fenicotteri, con una suggestiva divagazione fra i canali e i ponticelli della piccola Venezia.
La partenza è stata alla francese, dalle 13 alle 14, con gli arrivi che si sono protratti fino a notte fonda. Altra nota caratteristica della FAR Gravel sono i ristori. Degno di nota quello finale, in cui abbiamo reintegrato i sali dispersi lungo il percorso con una buonissima birra artigianale.
Lontani dal traffico e dal rumore
Non avendo voglia di far notte e pregustando una cena con le gambe sotto il tavolo, abbiamo deciso di fare la 100 km. Percorso abbastanza vario (compatibilmente con la morfologia del territorio…), con un buon mix di sterrati e asfalti, questi ultimi comunque con traffico quasi inesistente. Braccia e sedere hanno patito il lungo tratto che costeggia il canale collettore Fosse, un fuso di circa otto chilometri off-road che ogni dentista consiglierebbe ai propri pazienti.
Straordinario invece costeggiare l’oasi naturalistica nelle valli di Comacchio, con i colori della laguna e del tramonto negli occhi. Bravo Raffaele, qualche aspetto da perfezionare ma nel complesso un evento che merita le ore di macchina per raggiungere Ferrara e che ho già segnato sull’agenda 2022!
L’occasione perfetta per provare la nuova Cannondale
Da quest’anno FAR Gravel affianca il suo nome a quello di un main sponsor di peso, Cannondale, e prova a fare il salto di qualità. Prendervi parte guidando la nuova SuperSix Evo, quella votata al gravel a al ciclocross era dunque quasi scontato. L’idea era naturalmente pedalare sulla versione SE, quella espressamente dedicata al Gravel, però abbiamo dovuto virare sulla CX per i problemi di disponibilità che in questo periodo affliggono tutto il mondo delle due ruote.
Senza dilungarmi sulle caratteristiche delle bici, ci tengo a sottolineare che la CX è la versione sviluppata per il ciclocross racing, quindi fedele alle norme UCI ed equipaggiata con gomme da 33 mm: non proprio il massimo per sciropparsi 100 km e restare in sella molte ore. Le gomme da 40 mm della SE avrebbero infatti reso ben più confortevole la marcia, anche se Cannondale ha in gamma la Topstone, che è il modello espressamente dedicato a un Gravel più meditativo, backpacking compreso…
Il battito a ritmo gara! Quello della bici……
La prima cosa che si percepisce appena saliti in sella è la compattezza della nuova SuperSix Evo. Il carro è contenuto in 42,2 cm (per tutte e cinque le taglie) e la geometria determina una posizione di guida piuttosto raccolta e alta. Un approccio non troppo aggressivo, complici anche carro e forcella, capaci di smussare gli effetti della rigidità che temevo mi avrebbero scassato la fascia lombare.
Questa Cannondale è infatti una bici molto rigida e reattiva, che non fa nulla per nascondere le proprie origini, anzi. Risponde pronta agli ordini impartiti, scatta rapida ed è agile e precisa, come una bicicletta da Ciclocross deve essere. Geometrie e caratteristiche del telaio sono le stesse della SuperSix Evo SE, che quindi immaginiamo abbia una dinamica di guida molto simile, eccezion fatta per la presenza delle gomme più voluminose (con luce per arrivare fino a 45 mm).
Si tratta quindi di biciclette dedicate entrambe a chi alla contemplazione del paesaggio preferisce quella dei dati su Strava, votate alla velocità e alle prestazioni pure. Il comfort non è senz’altro la loro dote migliore, anche se il livello sulla SE credo si alzi notevolmente. Avrei potuto approfittare della configurazione tubeless per diminuire un po’ la pressione delle mie gomme, però con un tassello così pronunciato temevo di perdere troppo in scorrevolezza. E così ho fatto buon viso a cattivo gioco.
Quelle differenze che si vedono al primo impatto
Le due versioni differiscono anche in quanto a trasmissione e ruote: sulla CX troviamo Sram Force 1 (mono corona da 40 denti e cassetta 11-36 a 11 velocità) e ruote DT Swiss in alluminio. Il reggisella è HollowGram SL Knot in fibra di carbonio, mentre il cockpit è in lega leggera, firmato Cannondale. Sulla SE anche la trasmissione (Sram Rival AXS con guarnitura 46/33 e cassetta 10-36 a 12 velocità) sarebbe stata più adatta ai drittoni che abbiamo incontrato lungo il percorso. Uguale il cannotto reggisella e sempre DT Swiss le ruote, ma Spline 1600 con cerchio in alluminio.
A cura di Stefano Martignoni, immagini courtesy C.O. Far Gravel