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Destinazione climbing, conosci l’Albania?

di - 10/09/2024

Non è certo una destinazione così frequente per gli appassionati di arrampicata ma negli ultimi tempi si sente sempre più spesso parlare dell’Albania. l’Albanian Climbing Festival per Giacomo e i suoi amici è stata l’occasione per scoprire un luogo nuovo e apprezzarne le peculiarità.

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Testo e foto di: Giacomo Veduti

Il Vjosa Wild River National Park è ad oggi il primo e unico Parco Nazionale fluviale selvaggio in Europa. È stato istituito nel marzo del 2023 grazie al contributo e alla collaborazione tra il governo albanese, l’unione internazionale per la protezione della natura (IUCN), il brand Patagonia, e numerose ONG della coalizione Save the Blue Earth of Europe. Il Parco ha l’obiettivo di proteggere l’ecosistema del fiume Vjosa che nasce nella catena del Pindo nella Grecia settentrionale e sfocia nel mare adriatico nei pressi di Vlore, in Albania. Ad eccezione di una diga costruita in Grecia vicino alle sue sorgenti, il fiume scorre ininterrotto lungo tutto il suo percorso e costituisce per questo una rarità. L’istituzione del parco è avvenuta in un momento chiave: l’Assemblea generale delle Nazioni Unite aveva deciso infatti di dedicare il decennio 2021-2030 al ripristino e alla protezione degli ecosistemi con l’obiettivo di prevenire, arrestare e invertire il degrado di questi ultimi in tutto il mondo.

L’Albanian climbing Festival

Tra coloro che hanno contribuito alla realizzazione del parco c’è anche un gruppo di giovani ragazzi appassionati di arrampicata, impegnati nella promozione e nella diffusione di questo sport in Albania. Questi ultimi avevano partecipato alle proteste e alle manifestazioni per l’istituzione del parco e hanno organizzato nel tempo vari eventi nella zona. Proprio per questo motivo hanno organizzato l’edizione 2023 dell’Albanian Climbing Festival nella regione di Permet, sulle sponde del fiume Vjosa: “Cerchiamo di utilizzare il festival per diffondere informazioni e sensibilizzare le persone su temi come quello del Vjosa” ci dice Luan. Siamo colpiti dalla sua umiltà e dalla sua modestia, caratteristica che condivide con tutti gli altri organizzatori.

L’idea del Climbing Festival è nata nel 2014, quando il Petzl RocTrip nell’Est Europa aveva toccato Romania, Bulgaria, Macedonia, Grecia e Turchia, ma non l’Albania. Già nel 2012 a Tirana era stata costruita una piccola palestra indoor, con lo scopo di creare un punto di ritrovo e discussione per far conoscere questo sport alla popolazione locale, ma anche per attirare scalatori di altre nazioni, e sono davvero tantissimi i luoghi che si prestano allo sviluppo di falesie grazie alle numerose formazioni rocciose che affiorano qua e là sul territorio albanese. Basti pensare che in pochi anni intorno a Tirana sono state sviluppate più di 200 nuove vie. Tutto ciò non è facile quando cose che diamo per scontate qua non lo sono. La reperibilità e il prezzo proibitivo dei materiali da arrampicata per esempio, incluse le corde e le scarpette, fa si ad esempio che spesso Luan e i suoi amici si facciano portare le attrezzature da amici o parenti che abitano altrove.

Il nostro campo base

Ma torniamo all’edizione 2023 dell’Albanian Climbing Festival. Il “campo base”, dove piantiamo la tenda, si trova all’inizio del canyon Langarica, scavato dall’omonimo fiume, affluente del Vjosa. Il canyon è già di per sé spettacolare: in questa stagione è possibile risalire a piedi il corso del fiume e addentrarsi nel canyon, che raggiunge in alcuni punti i 150 metri di altezza. Per di più, su entrambi i lati del fiume emergono delle fonti di acqua termale, conosciute come terme di Benje.

Queste acque, conosciute sin dai tempi dei Romani, hanno una temperatura che varia dai 26 ai 32 gradi centigradi e sono considerate curative per varie malattie grazie ai minerali che contengono.

Negli anni, sono state costruite numerose vasche di pietra per contenere queste acque e pertanto chi visita Benje oggi può immergersi liberamente in queste piscine. Proprio di fianco alle piscine principali sorge anche un ponte ottomano, risalente al diciottesimo secolo. Insieme a noi ci sono altri campeggiatori e molti viaggiatori che con i loro furgoni hanno attraversato i Balcani. Le provenienze sono davvero varie: Germania, Austria, Svizzera, Olanda, Italia, Regno Unito, ma anche addirittura Stati Uniti e Australia.

La sera ci raccogliamo intorno al fuoco e per inaugurare ufficialmente il festival Elion invita Gerald a raccontare la sua prima esperienza di arrampicata in Albania. Gerald Krug è un fortissimo scalatore tedesco che ha esplorato e arrampicato tanto nei Balcani, ma è arrivato in Albania quasi per caso. Ci racconta che dopo una scalata in Montenegro aveva notato delle belle pareti di roccia al di là del confine, sulle quali nessuno pareva avere informazioni, e aveva deciso di andare a vederle da vicino. Parla con grande umiltà e con spirito di condivisione, sottolineando quanto sia bello vedere persone provenienti da tutto il mondo riunite qui da una comune passione. È proprio lui ad aver chiodato una piccola falesia sulle pareti del canyon di Langarica dove si è svolta la prima giornata di arrampicata. Le vie non sono tante ma la qualità della roccia è ottima e la location imperdibile.

L’appuntamento per il secondo giorno è una località poco distante: Gjinkar.

Un villaggio semplice, che sembra bloccato nel passato. Le strade sono strette e di terra battuta, e vi circolano solamente trattori o mezzi destinati all’agricoltura e gli animali. Le case sono di pietra, compresi i tetti, e alcuni anziani vestiti in modo elegante stanno seduti su un muretto abbandonato, appoggiati ai bastoni. Ci osservano incuriositi e sorridono in modo accogliente. Per arrivare alla falesia superiamo poco al di là di un piccolo ruscello il piccolo cimitero del villaggio, e risaliamo poi il versante della collina soprastante su tracce segnate dal passaggio dei pastori. Una falesia che normalmente non vede anima viva oggi è piuttosto affollata. Facciamo amicizia con due ragazzi italiani e con un gruppo di “locals”; sono ancora pochi però i giovani albanesi che arrampicano. In lingua albanese non esiste nemmeno un termine preciso per designare questa attività, così poco conosciuta.

Per questo motivo Luan ci racconta: “Nel corso degli anni sono state organizzate molte iniziative per dare alle persone la possibilità di scoprire l’arrampicata. Un lavoro importante è mostrare alla gente che cos’è l’arrampicata e che qui in Albania ci sono grandi possibilità per praticarla.” Nella palestra di Tirana organizzano tanti eventi gratuiti per bambini e ragazzi, collaborando anche con le scuole e con gli orfanotrofi. Anche oggi qui ci sono dei bambini e dei giovani ragazzi che per la prima volta provano l’arrampicata “outdoor”. Abbiamo insieme a loro l’onore di scalare vie nuove, quasi mai ripetute: “Grip Undiscovered Rocks” è il motto dell’Albanian Climbing Festival.

La mattina seguente, mentre sorseggiamo il tipico tè di montagna, ci fermiamo a parlare con i ragazzi che hanno organizzato il festival. Ci spiegano che non si tratta solo di un evento sportivo:

l’Albanian Climbing Festival e l’esistenza della palestra di Tirana costituiscono un tentativo di affermare l’identità di una comunità locale con la quale collaborare e confrontarsi per lo sviluppo dell’arrampicata sportiva in Albania. “Qui c’è tanto potenziale” ci dicono. “La qualità della roccia e del climbing nel suo complesso è davvero molto buona. In più l’Albania ha tante cose uniche da offrire come destinazione. È così vicina all’Europa ma allo stesso tempo ha una cultura e una cucina molto speciali.” Non ci sono regole scritte per quanto riguarda la chiodatura di nuove vie, ma questo non significa che chiunque abbia il diritto di chiodare indiscriminatamente le pareti rocciose dell’Albania. Luan e i suoi amici contattano i residenti delle città e dei villaggi che si trovano in prossimità delle falesie, chiedono il permesso per accedervi e spiegano che cosa stanno facendo.

Il compromesso fra turismo e sostenibilità

La risposta delle persone locali finora è sempre stata molto positiva, ma è importante cercare sempre un compromesso tra gli appassionati, i turisti e gli autoctoni.

Sono sorte anche tante altre questioni che hanno una portata più grande e generale. A partire dal fatto che l’Albania attualmente non fa parte dell’Unione Europea (ha presentato la sua domanda di adesione nel 2009). Questo paese ha alle spalle un passato difficile: una storia caratterizzata dalla dominazione straniera prima e dalla guerra civile poi. Confini territoriali tracciati senza tener conto della situazione sociale esistente e regimi dittatoriali che hanno cercato di cambiare profondamente la mentalità e le abitudini dei cittadini.

Certe ferite sono ancora aperte e fino a pochi anni fa molte persone erano costrette a fuggire e vivere una vita clandestina in altre nazioni. La situazione però sta cambiando rapidamente e la crescita esponenziale del turismo negli ultimi anni è un fattore determinante, che solleva allo stesso tempo molte domande. In che modo il turismo sta modificando il territorio e gli equilibri politico-sociali? Cosa significa proteggere la natura, quando si cerca anche di sfruttarla per attrarre turisti? Il turismo sportivo legato all’arrampicata sportiva può essere indirizzato in modo da portare benefici alla popolazione  locale salvaguardando al contempo l’ambiente naturale? E questo ci riporta all’importanza di luoghi come il Vjosa Wild River National Park.

Concludiamo il viaggio raggiungendo un altro posto speciale: Gjipe.

Percorrendo un sentiero che scende gradualmente a mezza costa verso il mare, improvvisamente si apre alla vista una bellissima spiaggia di ciottoli bianchi. Dietro alla spiaggia invece si innalzano le pareti calcaree grigie e rosse del canyon di Gjipe. Dentro al canyon si trova una ricca flora, che include specie rare ed endemiche. In questo piccolo angolo di paradiso ci sono moltissime vie di arrampicata, alcune delle quali partono direttamente dalla spiaggia. La salsedine però danneggia rapidamente i chiodi e gli ancoraggi: per questo motivo è fondamentale il lavoro dei chiodatori che fanno manutenzione e rinnovano periodicamente i materiali. Un ringraziamento particolare va dunque a loro e ai ragazzi che hanno organizzato l’Albanian Climbing Festival, che con i loro sforzi e la loro passione cercano di rendere l’arrampicata accessibile a tutti.