Salire su una Canyon Grail è sempre un “gran bel viaggiare”. Ci sono tanti aspetti della performance che collimano in questo progetto, dal comfort di marcia a quella briosità racing. Dalla fluidità, passando per la stabilità e velocità su asfalto, fino ad arrivare alle quote geometriche, ben sviluppate e azzeccate. E poi in questa CF SLX 8 eTap c’è la componentistica, un valore aggiunto non da poco.
Il progetto Canyon Grail
Lo conosciamo bene, perché la prima Grail l’abbiamo provata nel 2018. La Canyon Grail è una vera bici da gravel, una categoria nella quale converge buona parte del ciclismo attuale, in termini di pubblico e in fatto di tecnica del prodotto. Ricerca e sviluppo, design e cura del dettaglio, ma anche la scelta di una serie di componenti che diventano funzionali alla prestazione del mezzo meccanico. Il manubrio Double Deck integrato ne è il classico esempio, così come il seat-post VCLS.

Una bici come questa è un valido supporto al divertimento, è adatta ai brevi spostamenti quotidiani e lo è per usa questa bicicletta durante il bikepacking adventure. Una sbirciatina ad una categoria maggiormente racing e competition? Perché no, ci stà alla grande e il diametro tradizionale delle ruote (non 650b) è perfetto in tutte le situazioni. Qui di seguito un richiamo alla versione del 2018 e alla più recente Grail:On, con unità elettrica di supporto, quest’ultima lanciata nel corso del 2020.
La versione in test
Si tratta della Canyon Grail CF SLX 8 eTap 2021, parecchio accattivante e molto leggera. Scriviamo e parliamo di una bicicletta che nella taglia S (è sempre bene prestare attenzione alle taglie proposte da Canyon) ha un valore alla bilancia di 8,65 kg (rilevati e senza pedali). Il prezzo di listino è di 4899 euro.
- Telaio e forcella full carbon Canyon monoscocca (il frame è dichiarato a 830 grammi). I perni passanti: 100×12 mm l’anteriore, 142×12 millimetri il posteriore.
- Cockpit integrato Double Deck Gravelcockpit.
- Il reggisella è il modello Canyon VCLS 2.0 CF.
- La trasmissione è Sram Force AXS eTap 12v. Doppia corona 46/33 e pacco pignoni 10/36.
- I freni sono Sram Force con dischi da 160/160 mm.
- Ruote DT Swiss GRC 1400 Spline full carbon tubeless ready.
- Gli pneumatici sono Schwalbe G-One Bite da 40 mm di sezione.
- Sella Fizi’k Tempo Argo R3.
Le nostre impressioni
La frase di apertura del servizio non è stata scritta a caso, perché nella sua specificità “gravel”, la Canyon Grail conferma ancora una volta la sua bontà progettuale e la sua capacità di adattarsi. Non è una bicicletta che può essere mutuata e ripresa in un contesto ciclocrossisitico e non è una bici da strada, tantomeno una mtb. Eppure, è veloce sull’asfalto (talvolta al pari di una bici endurance) e lo è anche sullo sterrato impegnativo. La stabilità che emerge, abbinata ad una trazione eccellente del retrotreno, diventano un vantaggio anche in termini di comfort e piacere di guida; lo sono anche nel lungo e lunghissimo periodo. Buona parte della sua comodità arriva da uno sviluppo moderno delle taglie, con un reach aumentato e abbondante che permette di sfruttare uno stem ridotto. La guidabilità e l’agilità ne guadagnano.
Bikepacking?
Nessuna paura, perché al di là di quello che può caricare e “trainare” la bicicletta, anche il manubrio viene in aiuto. Nel caso di borsoni ingombrati e particolarmente carichi sul comparto anteriore, il cockpit offre un’infinita possibilità di mettere le mani, distribuendo al meglio i carichi del corpo e le forze, dall’alto verso il basso. Qui, il design è funzionale all’utilizzo e alla sfruttabilità. Il reggisella sdoppiato trova la sua massima espressione, perché viene sfruttato al pieno delle sue potenzialità e aiuta a stabilizzare il binomio bici/ciclista, con riscontri positivi anche sulla trazione totale del mezzo. Se dovessimo trovare un aspetto da migliorare: sarebbe giusto prevedere una protezione sulla tubazione obliqua, in modo da schermare il carbonio da eventuali colpi e sassate che potrebbero arrivare dal basso.

In conclusione
La Canyon Grail mantiene nel tempo il suo fascino e quella sorta di design gravel racing che appaga la vista e anche le gambe. E’ una vera bicicletta gravel oriented, probabilmente nella sua forma più pura, in grado di adattarsi alle strade di asfalto, alle ghiaiate e ai sentieri bianchi, ma capace di approcciare qualche singletrack (magari di quelli che si facevano 20 anni a dietro con la 26). A nostro parere, proprio per questa sua natura “versatile”, il doppio plateau anteriore e le ruote da 28 pollici, sono un abbinamento più che perfetto. Il prezzo di questa versione non è basso, ma è pur vero che l’allestimento è ai limiti dell’esoterico, difficile chiedere di meglio.
a cura della redazione tecnica, immagini di Matteo Malaspina.
per le foto in action abbiamo utilizzato casco e occhiali Poc, abbigliamento Craft e scarpe Shimano XC9.