Si dice che non ci sia il due senza il tre. Era destino dunque che tornassi a calcare i pendii ghiacciati che portano alla Capanna Regina Margherita.
Il 7 e 8 luglio era in programma l’ultimo capitolo dell’Alpine Experience 2018, il percorso terreno e didattico che ci avrebbe portati dalla media montagna ad una cima da 4.000 m.
Quale cima non era stato pianificato, la Guida avrebbe deciso solo dopo aver “testato” le capacità della cordata e valutato le condizioni meteo.
Sveglia all’alba, si parte per Alagna
L’incognita era ancora presente, mentre noi dell’organizzazione salivamo all’alba verso Alagna, attesi dai partecipanti che avevano passato la notte lì in Ostello e da Giuseppe Burlone (Guida Alpina). Questa volta l’auto era abbastanza leggera: niente tende, materassini, sacchi a pelo e fornelli. Solo abbigliamento da alta montagna: gusci, ghette, frontali, ramponi, piccozze, imbraghi. Poco ingombro per il bagagliaio ma comunque un bel peso da portare sulle spalle.
Due ore di autostrada e tornanti, l’aria fresca dal finestrino aperto quando ormai si è in valle, le cime innevate che fanno girare il collo in su, oltre il parabrezza. Ci fermiamo ad Alagna, di fronte al bar del paese. Sgranchiamo le gambe, ci presentiamo e dopo un caffé distribuiamo il materiale.
Come nelle altre due tappe, siamo supportati da Polartec, Ferrino e Komperdell per i materiali (giacche, zaini e bastoni), Monterosa Freeride Paradise (che ci offre un passaggio sulle funivie fino ad Indren) e Discovery Alps Holiday (tour operator locale che ci ha fornito l’appoggio normativo e organizzativo).
Uno stop ad Indren
Ad Indren allestiamo il piccolo villaggio per presentare il weekend. Le bandiere degli sponsor sventolano di fronte al Monte Rosa, che da qui, comincia ad ergersi imponente. Abbiamo dato in test zaini Ferrino Ultimate 38 in Out Dry, gusci 66North in Polartec Neoshell, e bastoni C3 Carbon Pro by Komperdell, (questi ultimi due prodotti li lasceremo in omaggio ai partecipanti), ci prendiamo un’oretta per spiegare le caratteristiche di queste novità per l’alpinismo.
La Guida spiega qual’è l’obiettivo di oggi, ci aiuta ad indossare imbraghi e ramponi e a sistemare al meglio il carico sugli zaini. Partiamo!
3.647 m, l’aria comincia a farsi sottile
La prima tappa è al Rifugio Gnifetti, 3.647 m. Facciamo una piccola pausa per rifocillarci, indossiamo i gusci per difenderci dal leggero vento e procediamo. La quota comincia a farsi sentire, soprattutto per me che sono salito direttamente da Milano, bisogna prendere il ritmo e regolare la respirazione per non andare in affanno.
La Guida Alpina ci lega e spiega come legarsi in cordata su un terreno del tipo di quello che abbiamo davanti: distanze da tenere fra un componente e l’altro, nodi, gestione della corda…
Ad un’altitudine di circa 3.800 m ci fermiamo, siamo sotto la parete che porta alla vetta della Piramide Vincent, su un pendio di circa 35° di inclinazione.
Giuseppe fa scavare una buca nella neve ai ragazzi per seppellire un corpo morto, simuleremo un recupero da crepaccio, operazione tutt’altro che banale ma assolutamente utile su un ghiacciaio come questo, su cui si aprono profondi crepacci.
Rifugio Città di Mantova 3.498 m
Dopo un pomeriggio di didattica e acclimatamento scendiamo al Rif. Città di Mantova, dove dormiremo.
La terrazza in legno è gremita di Alpinisti in questi weekend dell’anno, luglio è il periodo ideale per tentare gli obiettivi su queste cime e creste leggendarie. Giuseppe ci comunica l’obiettivo di domani, tenteremo la Punta Gnifetti, 4.554 m.
Dopo un’ottima cena ci ritiriamo nelle camerate e, sarà la stanchezza ma questa volta riesco anche a dormire.
3:30 del mattino, suona la sveglia
E’ ancora buio quando suona la sveglia, un giro nei bagni, colazione e ritiro dei Thermos con thé caldo e siamo già in terrazza con le frontali a legarci in cordata. Sono circa le 4:30 quando cominciamo a pestare neve sul pendio, lenti e inesorabili come ci ha detto prima di partire Giuseppe.
Superiamo qualche cordata, scatto qualche foto al volo e faccio qualche ripresa. La prima brevissima sosta è al Rif. Gnifetti, dove il pendio dà un attimo di tregua, poi si prosegue sotto le prime luci dell’alba.
La Guida tiene un buon ritmo, non ci sforza inutilmente ma cerca di non farci fermare se non necessario.
All’altezza della deviazione per i Lyskamm veniamo raggiunti dai raggi del sole. E’ una sensazione fantastica, ristoratrice, avevo già provato la gioia di uscire dall’ombra in alta montagna e questa volta si ripropone meravigliosa.
Oltre i 4.000 m
Ci fermiamo a mangiucchiare una barretta, a bere un goccio di thé caldo. Luca toglie gli scarponi e si fa massaggiare le dita dalla Guida, sono un po’ congelate. La vista si estende a quasi 360° sulle cime delle alpi. Sentiamo di potercela fare.
Con l’abbraccio del sole è più piacevole camminare, tanto più che qui il terreno spiana anche un po’.
Vediamo la sagoma della Capanna Regina Margherita e sfilano alla nostra destra i seracchi.
La vetta
L’ultima sosta è al Colle Gnifetti, l’obiettivo è di fronte a noi, quasi sopra, alla sua sinistra la Punta Zumstein.
Dovrei andare per primo per filmare l’arrivo in vetta ma concordiamo di arrivarci in quest’ordine, poi la Guida e i tre ragazzi scenderanno un pezzetto per risalire mentre li filmo.
Nonostante la stanchezza arriviamo in cima con grande dignità e un buon passo, sorridenti e felici. Leviamo le piccozze al cielo, ci fotografiamo con una bandiera rossa di vetta.
I tre ragazzi non erano mai stati ad un’altitudine del genere, sono raggianti. Dopo circa 4 ore, ce l’abbiamo fatta, varchiamo trionfanti la porta della Capanna Regina Margherita.
ps: le Alpine Experience continuano, tieniti aggiornato sui prossimi appuntamenti su storfit.com