Foto: Martina Folco Zambelli/HLMPHOTO
Cominciamo con una dichiarazione che non lascia dubbi, “Scultura ci piace“. È una bicicletta con cui è subito nato un buon feeling e che non ci stanchiamo mai di guidare. Una certezza, sotto tutti gli aspetti, nei suoi (molti) pregi e nei suoi (pochi) punti deboli.
Nel 2024 è stata rilasciata l’ultima versione, che ha visto molte migliorie rispetto a quella che l’ha preceduta, in termini di comfort ed efficienza, e che, secondo il nostro modesto giudizio, è una delle bici con il miglior rapporto fra prezzo e prestazioni (6.990 euro non sono un errore di battitura…)
Il motivo per cui, a un anno di distanza dalla nostra ultima prova, abbiamo deciso di tornarci in sella, è perché nel frattempo la concorrenza non è rimasta immobile e quindi volevamo capire se la Scultura potesse ancora reclamare un posto su, in alto, nell’Empireo delle biciclette da corsa.
Merida Scultura 9000, com’è fatta
Un rapido riassunto, per chi non avesse visto le puntate precedenti. Scultura è figlia del nuovo concetto di “bici totale”, cha ha superato il dualismo fra bici aero e bici da salita, nella loro accezione diffusa fino qualche stagione fa, ossia mezzi agli antipodi per filosofia di fondo, a partire dalle geometrie, e per comportamento. Un dualismo che, nel tempo, si è rivelato poco conveniente, anche per la necessità delle Case di sfoltire i cataloghi road, e che ha portato i progettisti a dare forma a biciclette che avvicinano i due mondi, attingendo al meglio di ciascuno.
In Merida questo processo ha preso il via dalle geometrie della Reacto (il modello aero del catalogo), sulla cui base è stato costruito un telaio in cui le doti aerodinamiche non arrivassero a sacrificare la guidabilità, il comfort e il peso.
La Scultura è nata quindi come bicicletta per poter sferrare un attacco in salita, spingere forte in discesa e sprintare in volata, anche dopo 250 chilometri di corsa.



La scelta di prendere spunto dalla Reacto è stata motivata dal fatto che vanta una geometria di ultima generazione, ossia equilibrata ed efficiente in ogni situazione di gara.
A proposito di geometria, un inciso: le Merida calzano larghe, quindi occhio a scegliere la giusta taglia. Noi, che di solito guidiamo una taglia 56 (L, per la maggior parte delle Case), abbiamo dovuto virare su una M poiché, nel caso di Merida, alla taglia L corrisponde una 57 abbondante.
Sulla Scultura, stack e reach sono rispettivamente 557 mm e 395 mm, con angoli sterzo e sella uguali, di 73,5°. I foderi misurano 408 mm e l’interasse è contenuto in 990 mm. Il cockpit è integrato, come ormai consuetudine per questo tipo di bici, con attacco da 110 mm e manubrio da 400 mm (20 mm meno della versione 2024). Un accenno al peso, che abbiamo misurato in 7,530 kg: non è un valore che fa sussultare, ma comunque molto buono e in media con le concorrenti.
Per quanto riguarda finiture e cura costruttiva, Merida ci ha abituati bene e la Scultura non fa eccezione. Poi, questa colorazione cangiante è davvero bella e, sotto il sole, l’effetto scenografico è notevole.
Come va



Per chi ha un approccio sbrigativo e superficiale, esauriamo questo paragrafo con i due aggettivi performante e confortevole, per chi invece vuole capire, spendiamo tante altre parole… Fin dalle prime pedalate si avverte un eccezionale comfort, rispetto alle concorrenti della stessa categoria (e ne abbiamo provate tante), al punto di avere l’impressione che lo si stia pagando in termini di efficacia. Niente di più sbagliato. L’impressione è subito smentita se si guardano i dati di velocità/potenza sul computerino.
Il carro della Scultura è “granitico” e, soprattutto sui percorsi vallonati e sulle salite ripide, si percepisce un grande trasferimento al suolo della potenza espressa sui pedali.
Una volta lanciata oltre i 35 km/h, oppure quando si sta a ruota, bastano pochi watt per mantenere la velocità senza grande fatica.
Per contro, quando si tratta di rilanciare e ci si alza in piedi sui pedali, sia in pianura sia in salita, si ha la sensazione che la bici impieghi un po’ a prendere velocità. Una impressione che conferma quella che avevamo avuto nel primo test e, anche se in questa versione il wheelset è differente (Reynolds BL 46 Expert DB, contro Vision 40 SC), il motivo potrebbe essere ancora lo stesso, ossia ruote che prediligono il comfort alla reattività.
Alzandosi in piedi sui pedali nelle salite ripide, si avverte una leggera resistenza del telaio a seguire i movimenti laterali, costringendo a un adattamento, seppur minimo, del gesto.
A proposito delle ruote, il profilo medio consente un buon equilibrio tra prestazioni aerodinamiche e leggerezza. Ci sono parse molto stabili nelle torsioni laterali, ma al tempo stesso confortevoli. Comfort supportato anche dal copertoncino da 28 mm che, montato sul cerchio dalla forma larga e bombata all’estremità, sembra quasi un 30 mm. Abbiamo particolarmente apprezzato la sensazione di grande stabilità nei veloci curvoni in discesa, pure su asfalto dissestato, dove il mix ruota/pneumatico digerisce bene le sconnessioni, permettendo di non toccare i freni e mantenere la velocità in sicurezza.
Altro punto a favore sono la facilità e la precisione di guida in inserimento e percorrenza di curva. Affrontando curve in pianura ad alta velocità o discese lunghe, persino con pendenze importanti, la Sculture non è mai impegnativa, non si scompone e trasmette molta sicurezza.
Ottime le sensazioni in frenata. La bici è affidabile e consente frenate precise anche in situazioni al limite, senza la minima percezione di flessioni nella sezione dello sterzo.
Ci è molto piaciuto anche il cockpit, con curva Merida Team SL1P integrata. Ottimo il feeling in termini di ergonomia, sia in presa alta sia in presa bassa, grazie al drop contenuto. Inoltre, non si percepiscono torsioni, quando si scatta sui pedali o nelle frenate di potenza in discesa. Riteniamo che questo risultato sia merito pure del diffusore di forze, che avvolge il cannotto in fibra carbonio nell’area di bloccaggio. Si tratta di un manicotto in metallo, parte integrante del cockpit, che ha appunto il compito di distribuiscre uniformemente il carico generato dal processo di bloccaggio.
Alla fine del nostro viaggio, il computer segnava 379 km e 3.548 metri di dislivello, quanto basta per capire che, come al solito, il compagno a cui avevamo chiesto di accompagnarci era quello giusto.
Per info: merida-bikes.com
Scheda tecnica

Merida Scultura 9000
- Telaio: Scultura Super-light CF5, fibra di carbonio, passaggio ruota 30 mm max
- Forcella: Scultura Super-light CF5, fibra di carbonio, passaggio ruota 30 mm max
- Gruppo: Shimano Ultegra Di2, 2x12V, guarnitura 52×36, cassetta 11-30
- Cockpit: Merida Team SL 1P integrato, fibra di carbonio. Larghezza manubrio 40 mm, lunghezza stem 110 mm, con attacco Merida Smart Mount
- Ruote: Reynolds BL 46 Expert DB, profilo 46 mm
- Gomme: Continental 5000S TR, 700×28 mm
- Peso (rilevato): 7,530 kg
- Prezzo: 6.990 euro
Geometria (taglia M)
- Stack: 557 mm
- Reach: 395 mm
- Foderi: 408 mm
- Interasse: 990 mm
- Angolo sella: 73,5°
- Angolo sterzo: 73,5°
- Taglie: 3XS, 2XS, XS, S, M, L
Abbigliamento utilizzato
- Maglia: PH Apparel
- Gilet: PH Apparel
- Pantaloncini: PH Apparel
- Casco: Rudy Project Rebel
- Occhiali: Rudy Project Astral X
- Scarpe: Sidi Sixty
