Home

Seguici su:

Redenzione…

di - 22/12/2024

Ascolta l'articolo

Agli inizi di novembre avevo proposto a qualche amico di iscriverci a un evento gravel, la Novarenberg*. Una bella ride fra le risaie e le strade rurali della campagna novarese, con molti punti a favore: non troppo lontano da casa, la possibilità di scegliere fra percorsi di differenti lunghezze, un ristoro come si deve…
Ero riuscito a coinvolgere anche due ragazzi appena saliti in sella ma già affamati di avventure, e un autunno particolarmente mite ci aveva scaldato le polveri e gli animi. Il copione era scritto, e anche bene ma, due giorni prima del N-Day, Milano ci regala una nebbia come non si vedeva da anni e la classica “sciabolata artica”, che prima o poi viene dalle nostre parti a mietere le sue vittime. Devo ammettere che, più ancora del mal di gola (in realtà davvero blando) sono stati la nebbia e il freddo a bagnare le polveri e spegnere l’animo mio e anche degli altri, giovani compresi. L’impresa che sembrava destinata a un memorabile successo si è così trasformata in un fallimento totale, senza troppi alibi, firmato pigrizia…

Tre giorni dopo la Caporetto del Gravel sono invitato da Omar di Felice ad assistere alla prima del suo docufilm “La mia Antartide“. Una coincidenza?
Il confronto è impietoso e non sto ovviamente parlando del viaggio, men che meno delle doti fisiche di Omar, ci mancherebbe… Anche solo pensare di mettersi su piani simili sarebbe follia. Mi riferisco al confronto fra le due teste, con la sua che è un crogiolo in cui fondono forza di volontà, determinazione, caparbietà e cocciutaggine. In questo magma ribollente sta la spiegazione più vera di come un uomo possa passare cinquanta giorni da solo, a meno venti, pedalando su una sconfinata distesa bianca con una slitta da cento chili attaccata alla bici, confrontandosi anche con la frustrazione di non riuscire a percorrere che poche centinaia di metri dopo ore di sforzi…

Alla fine della presentazione mi sono avvicinato a lui e, con ironia, gli ho detto “Omar, questo è un colpo bassissimo! Domenica non sono uscito a pedalare perché c’era nebbia e faceva un po’ freddo, e tu mi sbatti in faccia in questo modo, dove può portare la motivazione? Hai fatto scivolare la mia autostima sotto le tacchette.” E lui, con la gentilezza che lo contraddistingue mi risponde “Ma no, Stefano, non ti abbattere. Il fatto è che a me piace il freddo e sono abituato a pedalare con la neve intorno…“. Sarà, ma la sua generosità ha rialzato l’autostima solo fino al bordi dei calzini.

Non ci vorrà molto per capire se il suo Antartide potrà diventare la mia Motivazione: a gennaio il calendario ha già stabilito la mia possibilità di redenzione: ci sarà La Glaciale

*La Novarenberg, così come La Glaciale, fanno parte di un circuito di cinque eventi gravel, che si sviluppano fra le provincie di Novara e Milano, organizzati da Gravelland.

Mi piacciono le biciclette, tutte, e mi piace pedalare. Mi piace ascoltare le belle storie di uomini e di bici, e ogni tanto raccontarne qualcuna. L'amore è nato sulla sabbia, con le biglie di Bitossi e De Vlaeminck ed è maturato sui sentieri del Mottarone in sella a una Specialized Rockhopper, rossa e rigida. Avevo appena cominciato a scrivere di neve quando rimasi folgorato da quelle bici reazionarie con le ruote tassellate, i manubri larghi e i nomi americani. Da quel momento in poi fu solo Mountain Bike, e divenne anche il mio lavoro. Un lavoro bellissimo, che culminò con la direzione di Tutto MTB. A quei tempi era la Bibbia. Dopo un po' di anni la vita e la penna parlarono di altro, ma il cuore rimase sempre sui pedali. Le mountain bike diventarono front, full, in alluminio, in carbonio, le ruote si ingrandirono e le escursioni aumentarono, e io maturavo come loro. Cominciai a frequentare anche l'asfalto, scettico ma curioso. Iscrivendomi alle gare per pedalare senza le auto a fare paura. Poi, finalmente arrivò il Gravel, un meraviglioso dejavu, un tuffo nelle vecchie emozioni. La vita e la penna nel frattempo erano tornate a parlare di pedali: il cerchio si era meravigliosamente chiuso.