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La saggezza del Grillo

di - 30/10/2024

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foto, Miriam Terruzzi

Il clima a Pomarance è davvero mite in questa serata di fine settembre, periodo nel quale il piccolo paese che domina la val di Cecina ospita da ormai 25 anni la “GreenFondo Paolo Bettini”.
L’occasione ci è propizia per un’intervista a tutto tondo, introdotta, in pieno stile “bettiniano”, da due GinTonic che creano da subito un clima disteso e conviviale: ma lo sarebbe comunque, con Paolo, il cui sorriso non può che avere effetti empatici.

Come sta il “Grillo”, oggi?
Sta bene!” – Risponde sorridendo – “Oggi sono felicemente impegnato nell’organizzazione di eventi e collaborazioni tecniche con alcuni brand del mondo del ciclismo. Questo mi dà molta soddisfazione e… sì, Paolo Bettini sta bene”.

Sei ancora un ottimo pedalatore, ma che rapporto hai con la bici oggi?
Pedalo molto ma senza esasperazioni. Mi diverto, soprattutto con la gravel: uno mondo in cui mi trovo a mio agio. Sono stato uno dei primi, nel 2015, a usarla. Poi, durante i lockdown del Covid, quando era possibile allenarsi se tesserati, ho mappato un sacco di tracce. Così mi è nata anche l’idea di organizzare manifestazioni legate al mondo gravel. D’altronde il nostro territorio si presta particolarmente all’offroad dolce”.

Parliamo di Ciclismo odierno: stiamo vivendo in un periodo con corridori che sono in gradi di entusiasmare… Giovani fenomeni di cui, probabilmente, avevamo tutti bisogno dopo anni di ciclismo monotono. Tu che ne pensi?
Si è vero, sono forti e accendono le corse, che così diventano anche spettacolari. Però, consentimi: sono pochi! Fondamentalmente sono sei: Van der Poel, Van Aert, Evenepoel, Vingegaard, Pogacar, Roglic… poi quando cerchi il settimo scendi su corridori di seconda fascia. Quando correvo io i corridori top erano tantissimi e se non vincevano loro… erano in grado di “fartela perdere” la gara! Pensaci bene. Facciamo qualche nome Italiano: oltre a me, Garzelli, Simoni, Savoldelli, Cunego, Basso, Cipollini, Petacchi, Ballan… E, se andiamo all’estero: Freire, Valverde, Mussew, Tom Boonen, Cancellara, Vinokurov, Evans…

Certo, però è innegabile che oggi vanno più forte, le medie sono più alte…
Si ma ci sono anche mezzi e tipi di gare differenti! Oggi le gare sono oggettivamente più corte, ma soprattutto sono seduti su delle bici che hanno pneumatici da 30 mm, super rigide e con il 55×10… mica poco!

A tal proposito: soprattutto negli ultimi 4/5 anni, il ciclismo è cambiato in modo “estremo” su molti fattori: preparazione, alimentazione, materiali, calendari… Quale secondo te è il più impattante?
Penso l’alimentazione. Oggi ci sono ragazzi che per 300 giorni l’anno ingoiano quantità impressionanti di carboidrati quasi solo liquidi. Mi domando se sia normale, o se non crei danni quando finiranno la carriera e dovranno tornare a nutrirsi come tutti, normalmente”.

Ciclismo giovanile, molti sono preoccupati per la difficoltà di reclutare i giovani e i ragazzi: difficili avvicinarli a questo mondo. Tu che sensazioni hai?
Servirebbe un cambio radicale di approccio e io mi permetto di sottolineare che anche la Federazione ha le sue mancanze. In tutti questi anni non abbiamo mai assistito a una vera volontà di invertire la rotta, di fare scelte forti, che potessero sostenere le leve ciclismo. Collegato a questo c’è anche il fatto che non si è dato il giusto peso alle collaborazioni con i comuni e gli enti del territorio per la creazione di strutture che possano ospitare piste o bike park”.

Vero, ma conta anche il fatto che oggi è uno sport oggettivamente pericoloso…
Sicuramente, le strade italiane sono un luogo in cui nessuno manderebbe a correre il proprio figlio. Un po’ però è anche colpa nostra: i ciclisti non si sono fatti amare, ci sono troppi indisciplinati sulle strade. Però non possiamo fermarci davanti a questo”.

Nella tua carriera hai vinto davvero tanto, ma soprattutto hai in bacheca due cose che proiettano chiunque nella Storia dello Sport: due maglie di Campione del Mondo e un Oro Olimpico. Se dovessi scegliere…
Oro all’Olimpiade! – Irrompe con decisione e gli occhi accesi – Lo posso proprio dire: due maglie iridate non valgono l’oro di Atene. In una Olimpiade c’è tutto lo sport del pianeta, è qualcosa che pervade tutte le culture sportive. Mi terrei l’oro”.

La scheda

  • Paolo Bettini, Cecina 1/4/1974
  • Professionista dal 1997 al 2008, vestendo le maglie di MG Boys Maglificio, Asics CGA, Mapei e Quick Step
  • Campione olimpico su strada ai Giochi di Atene 2004
  • Due volte Campione del Mondo nel 2006 e 2007
  • Specialista delle Classiche, ha vinto 2 Giri di Lombardia, 2 Liegi-Bastogne-Liegi e una Milano Sanremo
  • Sue anche 3 Coppe del Mondo