Le uscite invernali rovinano i sentieri per mountain bike? Esaminiamo le cause dei danni ai trail, e i potenziali rimedi
Molti ciclisti pensano di conoscere i potenziali effetti dannosi della guida in condizioni di bagnato e fango, ma a meno che non abbiate zappato e spalato del terreno, probabilmente non lo sapete davvero.
L’inverno è la stagione di maggiore usura per le biciclette e i sentieri, entrambi esposti a una superiore sollecitazione meccanica e del terreno. Per i biker, i problemi sono la presa di coscienza e la responsabilità condivise.
Quando decidete di utilizzare la vostra trasmissione senza fili 1×12 su un sentiero fangoso o durante un’uscita di quattro ore in fuoristrada, l’usura di catena, cassetta e ingranaggi che ne consegue è a completamente ed esclusivamente vostro carico. Ma quando i biker si avventurano su sentieri fangosi e guidano con noncuranza, i danni che possono causare finiscono per degradare una risorsa condivisa da tutti.
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Sentieri sostenibili e uso responsabile
La costruzione di qualsiasi sentiero disturba l’ambiente. Che sia per pedoni o esclusivo per biker non fa differenza. Nessun nuovo singletrack viene creato senza smuovere il terreno, modellare le curve o rimuovere il sottobosco. Il principio accettato è che i trail builder lavorino in modo sostenibile, creando sentieri che drenino bene, non si erodano in modo catastrofico e rimangano utilizzabili con un degrado e un impoverimento del suolo minimi nel tempo.
Questi ultimi non causano il problema dell’erosione dei singletrack e potenziali problemi di vicinanza alle aree selvagge, ma lo fanno i ciclisti disattenti. In definitiva, siete voi dietro il manubrio e avete il controllo delle linee che scegliete e della quantità di frenate che fate quando percorrete una traccia fangosa.
Il tempo avverso riduce l’uso dei sentieri in inverno, con un numero minore di biker e una minore frequenza di riding. Ma chi si avventura sui singletrack nella stagione invernale, quando il terreno è umido e fangoso, deve guidare con maggiore abilità per evitare di causare troppi danni. Ciò è particolarmente vero quando si pedala in condizioni di pioggia, quando il terreno è più vulnerabile.
Un sentiero che drena l’umido è al tempo stesso il sogno e l’incubo dei trail builder. Il terreno morbido è più maneggevole da ricompattare, modellare e spostare. Ma è anche più vulnerabile ai danni da frenata aggressiva causati da biker troppo agguerriti – e irresponsabili – in condizioni delicate.
Anche in condizioni estive asciutte, i tornanti rischiano un’usura accelerata a causa di una scarsa tecnica di guida. Invece di frenare in modo controllato, ben prima dell’ingresso in curva, molti biker aspettano fino all’ultimo momento prima di tirare completamente la leva del freno posteriore. L’idea è quella di bloccare il retrotreno, consentendo una sbandata “controllata” che riduce l’angolo di sterzata, una tecnica di guida inadeguata oltre a essere il motivo per cui si vedono così tanti segni di frenate terribili – le cosiddette “brake bump” – in prossimità dei tornanti e/o delle curve a raggio contenuto.
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La dimensione e la forma degli pneumatici fanno la differenza?
Il blocco del freno posteriore con lo pneumatico che slitta arano in modo drammatico i sentieri, ma esiste un tipo particolare di gomme più dannoso di altri?
La mountain bike ha un’immensa varietà di forme, dimensioni e disegni del battistrada degli pneumatici. Da quelli più stretti e leggeri per il Cross Country, con una profondità ridotta dei tasselli, ai più pesanti pneumatici specifici per il fango, che sembrano derivare direttamente da quelli di una moto da cross.
Gli pneumatici progettati per una guida specifica sul fango sono raramente montati sulla maggior parte delle mountain bike. Forse le gomme da fango più noti sono le Shorty di Maxxis, con tasselli molti alti, una generosa spaziatura del battistrada, e aderenza elevata. Come la maggior parte degli pneumatici specifici per i terreni umidi e fangosi, lo Shorty è usato raramente e solo in condizioni estreme, soprattutto dagli atleti di mountain bike Gravity.
Se gli pneumatici da fango, con il loro battistrada “estremo”, costituiscono una percentuale così piccola delle gomme montate sulla maggior parte delle mountain bike utilizzate con continuità anche in inverno, qual è invece il rischio di danneggiamento degli pneumatici con battistrada meno aggressivo? Questa è una domanda ancora più pertinente, perché le dimensioni della carcassa potrebbero essere più influenti di quanto molti biker immaginino per quanto riguarda i possibili danni ai sentieri percorsi in inverno.
Immaginiamo due pneumatici con lo stesso disegno del battistrada ma con dimensioni diverse. Uno da 2,1” e l’altro da 2,4”, sempre per ruote 29er. Si potrebbe pensare che una gomma con carcassa più ampia sia più adatto a trovare trazione in condizioni di fango, ma non è sempre così. Uno pneumatico più stretto “taglierà” meglio lo strato superficiale di un sentiero fangoso, “artigliando” la superficie di appoggio sottostante. Gli pneumatici di volume maggiore tendono a “galleggiare” di più in condizioni di fango e a fare meno danni.
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Le e-bike e il rischio di stravolgere i sentieri in inverno
Quando si parla di gestione e usura dei sentieri, la questione delle e-bike non sfugge mai all’attenzione. Essendo universalmente più pesanti delle mountain bike convenzionali e montando pneumatici non solo più ampi ma anche dal battistrada più aggressivo, le e-bike aumentano potenzialmente l’usura dei sentieri, soprattutto in inverno con il fondo naturalmente più umido e soffice.
Una e-bike in grado di amplificare di tre o quattro volte l’input di pedalata del ciclista, può percorrere singletrack ripidi e in salita, scavando solchi dove i pedalatori di mountain bike “acustiche” non riuscirebbero a rimanere in sella.
La tecnologia degli accelerometri, e dei sensori di velocità e di coppia, consente a una e-bike sapientemente progettata di arrampicarsi con una perdita d’aderenza minima delle ruote. Ogni buona eMTB da Trail o da Enduro è dotata di diversi livelli d’assistenza che possono variare in modo drastico la percentuale di supporto del motore centrale e il modo in cui tale assistenza si sposa con la pedalata.
I proprietari di e-bike non hanno bisogno di essere dotati di competenze in materia di ingegneria o di meccatronica per rendere le loro biciclette “adatte alla stagione invernale”.
Considerando il loro peso, gli pneumatici aggressivi e l’assistenza alla pedalata, le e-bike sono potenzialmente in grado di arrecare i maggiori danni ai sentieri fangosi in inverno, ma i parametri di configurazione disponibili nelle app possono rendere la pedalata di una eMTB molto delicata ed efficiente quando si sale nelle condizioni più fangose. Vale anche la pena di notare che rimanere in sella alla bici e pedalare può essere meno dannoso che smontare e camminare sui sentieri, creando danni che vanno oltre la tradizionale erosione degli pneumatici da mountain bike. A questo proposito, le bici elettriche sono preziose perché consentono di rimanere in sella e pedalare, invece di smontare e spingere a piedi.