Nell’era dei social è complicato fare e creare un’informazione equilibrata, leggibile, credibile, che venga letta ed interpretata nel modo corretto. Vale anche per noi che confezioniamo e strutturiamo dei contenuti tecnici legati alla bicicletta. In una pubblicazione precedente abbiamo evidenziato alcuni punti che potrebbero essere oggetto di cambiamento nel mondo editoriale della mtb, ora puntiamo la lente rapporto che esiste tra il contenuto dell’articolo e il potere del web click.
Informazione e business
Fare dell’informazione è prima di tutto un lavoro (e una passione). Affermazione banale? Si, può essere, ma proprio in una frase come questa sono racchiusi tanti fattori che talvolta appaiono al pari di un gioco o di un vezzo e i social channels attuali amplificano ancor di più questa percezione da parte di chi legge, o semplicemente guarda.
Ma l’informazione è anche un business, proprio come ogni lavoro che, poco o tanto genera ricchezza, ma che sempre più spesso è in un totale disequilibrio con le ore di lavoro e la dedizione. Non è una scusante, non è una frase che mira a difendere la categoria, ma è semplicemente un dato di fatto.

Nulla è gratis
Un lavoro non è un qualcosa che si fa gratuitamente e così è anche l’informazione. Diventa più complicato identificare come il lettore percepisce l’informazione. Non la tocchiamo e allora è difficile da quantificare! Con il web ci arriva anche l’informazione che non ci interessa! Accedere al web non è una forma gratuita (perché paghiamo un canone, un dispositivo, un abbonamento etc.). Tutto ha un prezzo.
E l’informazione su carta? La carta e le riviste che si toccano con mano, rimangono un biglietto da visita e un segno tangibile dell’informazione. Alla carta manca l’immediatezza che è richiesta oggigiorno.

Non perdere di vista l’obiettivo
Non è semplice creare un’informazione corretta ed equilibrata che sia in grado di tener conto dei due lati della barricata: le aziende e l’utente finale. Se è vero che il mondo dei media si erge per buona parte sulle inserzioni pubblicitarie delle aziende, è pur vero che il lettore deve ricevere l’informazione della quale ha bisogno e che cerca. Questo bisogno è anche il nostro, che non di rado ci immedesimiamo e indossiamo i panni del ciclista. Chi ci legge se ne frega, o non è tenuto a sapere chi ha investito su di noi in termini pubblicitari.
Il nostro obiettivo è quello di approfondire, snocciolare e categorizzare, differenziando e arricchendo quel messaggio che l’azienda stessa ha già promosso su diversi canali. Non dobbiamo perdere di vista “il difficile obiettivo di informare”, di rendere la tecnica della bicicletta una cosa condivisibile e interpretabile, leggibile e guardabile. Noi siamo giornalisti e tecnici della bicicletta: NON siamo influencer e ambassador. Noi non siamo tester DJ.

Ogni volta come se fosse la prima
Il nostro compito non è quello di dire e di scrivere se una bici è bella oppure va meglio rispetto ad un’altra. Non siamo dei promoters e non siamo venditori. Il nostro compito è quello di interpretare ogni bicicletta come se fosse la prima volta che mettiamo il sedere su una sella, al di la del marchio, del colore e dell’allestimento. Dobbiamo dare voce e sostanza alle nostre sensazioni, ma senza mai dimenticare tutti quei fattori di soggettività che ogni bicicletta porta con se. Si, l’abbiamo scritto e affermato più volte: uno dei vantaggi di ogni bicicletta è la soggettività: “quello che va bene per me, non è detto che sia l’optimus per tutti”.
Dobbiamo essere in grado di capire e di far capire. Una bici gravel non potrà mai essere confrontata con una bicicletta aero concept, così come una bici nativa per le grandi salite non potrà essere al pari di una endurance. Perché? Spetta a noi spiegarlo.
Siti web e social sono due cose diverse
Se è vero che il web è una sorta di macro categoria, è altresì vero che i canali social ne fanno parte e ricoprono un ruolo di primaria importanza anche per quello che concerne il mondo dell’informazione: ma non sono tutto. Il canale social offre la possibilità di veicolare un input (che è cosa ben diversa dal canalizzare e creare un’informazione) con un costo contenuto (non è gratis e non costa poco), ma ad elevato rendimento e ha il compito di completare un’offerta.
Il mondo dell’informazione non è come Strava
La frase diventata celebre “se non è su Strava allora non è successo”. Noi siamo l’attività e il social channel è il nostro Strava. Quindi, se non viene visto su un canale social, vuol dire che quell’informazione non esiste? Per fortuna non è proprio così, ma non siamo molto distanti e la colpa è nostra prima di tutto.
Questa è una conseguenza della ricerca spasmodica del click, che ha fatto diventare il social lo strumento primario, tramite il quale vengono canalizzati i messaggi. Quale è stato il risultato di queste azioni? Che il rendimento viene quantificato in base alle persone che hanno visto quel post, che sia FB o Insta e non in quello che la gente ha realmente capito. Si però! Aver visto un’immagine e letto il breve testo in allegato, non significa aver assimilato un’informazione.

La fortuna dello sport
Lavorare in una categoria molto legata al mondo dello sport praticato e dell’informazione sportiva è una fortuna enorme. E’ la passione che diventa lavoro, è quella motivazione che ti permette di avere sempre un obiettivo diverso, giorno dopo giorno. Però è anche un lavoro ed un’attività che porta con se delle enormi responsabilità. Le responsabilità è quella nei confronti delle aziende che affidano a noi quel prodotto. Le responsabilità si tramutano in quella credibilità che dobbiamo mantenere nei confronti del lettore. Il nostro compito e obiettivo è quello di creare un contenuto che permette di capire. Il nostro compito è quello di spiegare perché una geometria votata al gravel si differenzia da una specifica per il settore strada, che differenze ci sono tra un paio di gomme e le altre, se pur della stessa categoria. Dobbiamo far capire che le bici che usano i pro sono come macchine da F1; molti di-noi-non sono neppure in grado di accendere una macchina del genere. Fare e corollare con belle foto aiuta e completa l’informazione. Adeguarsi alle esigenze moderne e fare anche dei video: perché no, ma il focus sarà sempre quello di fare dell’informazione con della sostanza.
a cura della redazione tecnica, immagini redazione tecnica e 6Stili e Rupert Fowler per BCA, Matteo Malaspina.