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Intervista a Giacomo Nizzolo

di - 20/04/2020

intervista a giaocmo nizzolo

Abbiamo intervistato Giacomo Nizzolo, a nostro parere uno dei ciclisti pro che meglio interpretano il corridore moderno. Giacomo è classe 1989 e di origine brianzola; è veloce ma è anche un buon passista capace di promuovere e tenere viva una fuga. E’ un corridore resistente e non ha bisogno di un treno che lo guida negli sprint di gruppo. E’ capace di tenere costantemente le posizioni buone per impostare una volata. Non è uno scalatore ma sulle salite brevi è in grado di rimanere con gli scalatori del plotone.

intervista a giacmo nizzolo

Da sempre in bici e vincente

Giacomo Nizzolo è in bici fin da quando era ragazzino. Dalle categorie giovanili fino ad oggi, si distingue grazie alle sue doti atletiche e grazie ad un fisico longilineo ma di buona struttura. Corre dal 2008 al 2010 tra gli U23 e veste anche una casacca importante come quella della Trevigiani: le vittorie totali tra i dilettanti sono ventisei. Nel 2011 passa professionista con la Leopard-Trek. Rimane nel gruppo che vede l’epoca del binomio RadioShack-Leopard-Trek, fino ad arrivare al Trek Factory Racing-Segafredo che alla guida vede Luca Guercilena. Tra le sue vittorie spicca il titolo italiano nel 2016.

intervista a giacomo nizzolo

Il 2017 un anno da dimenticare

Il 2017 è una stagione calvario; una tendinite al ginocchio ne rallenta la preparazione, problema che lo condiziona anche per il 2018. Nel 2019 passa alla Dimension Data-NTT presented by Qhubeka e torna ad essere competitivo su tutti i terreni. Sempre nel roster della stessa formazione, ribattezzata Team NTT affronta  questo 2020 con due belle vittorie, tra cui spicca la fuga a lo sprint a braccia alzate alla seconda Tappa della Parigi-Nizza. Lo abbiamo intervistato e abbiamo fatto con lui una bella chiacchierata di quasi un’ora.

intervista a giacomo nizzolo
Paris Nice 2020 – 78th Edition – 2nd stage Chevreuse – Chalette sur Loing 166,5 km – 09/03/2020 – Giacomo Nizzolo (ITA – NTT Pro Cycling) – Jasper Stuyven (BEL – Trek – Segafredo) – photo Nico Vereecken/PN/BettiniPhoto©2020

A tu per tu con Giacomo Nizzolo

  • Prima di tutto ci fa piacere vederti ad altissimo livello, perché le due vittorie del 2020, in particolare quella della Parigi-Nizza, lo confermano. Vittorie di un certo peso, anche per la qualità degli avversari che hai battuto. Che sensazione provi e come è stato tornare competitivo?

Grazie i complimenti fanno sempre piacere. Diciamo che la prima cosa è la consapevolezza e la certezza di essere tornato competitivo dopo tante difficoltà e due anni bui. Non è stato facile perché in più di un’occasione, quando il problema fisico sembrava risolto, successivamente si ripresentava, rallentando ulteriormente il percorso di recupero. Sono tornato a sentirmi a mio agio e ad avere entusiasmo, voglia di andare in bici e fare fatica. Quando hai un problema fisico che ti condiziona è complicato trovare degli stimoli e avere quel giusto piglio per affrontare le tante ore di allenamento. Ora sono davvero contento e mi sento bene, sono motivato.

  • Quanto e come hai lavorato per tornare a questo livello. Quanto hai sofferto?

Ti dico che ho sofferto fisicamente e anche mentalmente. Quando non stai bene è molto complicato, se non impossibile affrontare certi carichi di lavoro, fisici e mentali: il dolore ti condiziona. La piena ripresa è stata comunque graduale, tenendo come punto fermo la metodologia con cui mi sono allenato e preparato durante la stagione 2016, quello che mi piace definire il mio anno buono. All’inizio sono cambiati la quantità del training e la continuità, una sorta di step by step. L’obiettivo era quello di mantenere una buona forma atletica senza sovraccaricare, per farsi trovare pronto nel momento della effettiva ripresa degli allenamenti intensi. Così è stato. Poprio nel momento in cui il problema al tendine è scomparso del tutto, ero carico e in buona forma ma anche riposato e con tanta voglia di riprendere a pieno ritmo.

  • Com’è correre in un team come la NTT?

Mi trovo molto bene. NTT Pro Cycling è una squadra importante, è World Tour con tutti gli impegni che comporta essere un sodalizio di questa fascia. A mio parere è un team che ha del potenziale inespresso e che potrebbe avere numeri di vittorie e piazzamenti importanti ancora maggiori. Quando sei al suo interno si respira tanta motivazione e voglia di fare.

intervista a giacomo nizzolo

  • Nel 2019 hai vinto tre volte, in un certo senso la conferma di una ritrovata competitività. In questo 2020 eri partito forte e ora uno stop obbligato. Come stai vivendo questo momento storico molto particolare? Anche perché, non lo affermiamo solo noi, ti aspettavamo protagonista alla campagna del nord, al di la dei programmi del team.

Si è vero, sono tornato a crescere e la conferma di questo arriva proprio dal 2019. L’anno passato sono arrivate delle vittorie, avevo lavorato parecchio ma non mi sentivo competitivo, stavo bene ma non come avrei voluto. Mi mancava qualcosa. Le vittorie però mi hanno dato forza e mi hanno reso consapevole che sarei potuto tornare a performare ad alto livello. Come ti dicevo in precedenza, fa tutto parte di una crescita affrontata per gradi. Quest’anno mi sento bene, al pieno delle forze e competitivo sotto molti punti di vista. Si, avrei provato le classiche del pavé perché sono un corridore di resistenza. Da li ad essere protagonista c’è molta differenza a questi livelli, ma sicuramente sarei andato con la voglia di fare bene e non solo per mettere il numero sulla schiena.

  • Come strutturi le tue giornate ora che le gare sono ferme e il calendario delle competizioni è in divenire?

Ora vivo in Svizzera e in questo momento è una fortuna, perché abbiamo la possibilità di uscire in bici all’aria aperta. Evitiamo di fare dei gruppi numerosi ma anche di uscire in solitudine; essere in coppia non crea problemi ed è una sicurezza nel caso dovesse succedere qualcosa, anche un banale inconveniente meccanico. Ma sai, in un certo senso riscopro e mi godo quella tranquillità e ritmi più blandi, che durante la stagione agonistica vengono a mancare. Anche al di fuori delle competizioni la vita è frenetica e ti lascia poco spazio. Ora è tutto molto più soft e stare qualche giorno a casa non mi dispiace.

  • Giacomo Nizzolo veloce e velocista eppure a nostro modo di vedere è un ruolo che ti calza un pochino stretto. Te la giochi agli sprint, hai una grossa capacità di stare sempre nelle prime posizioni del plotone. Hai un occhio per le fughe che non molti hanno e non ti tiri indietro quando c’è da menare. Sulle salitelle non hai paura. Quale è il vero Nizzolo?

Considera che la scelta delle gare viene fatta sempre in accordo con il team e in base alle caratteristiche del corridore. Poi si aggiungono dei singoli obiettivi all’interno di un grande giro. Si mi difendo bene in situazioni differenti tra loro ma credo che le gare in cui riesco ad essere davanti sono anche quelle in cui riesco ad ottenere i risultati di maggior peso; quelle più adatte alle mie caratteristiche. Potrei migliorare in salita perdendo qualche chilo ma probabilmente perderei lo spunto veloce. È necessario trovare il giusto compromesso che ti permetta di stare bene fisicamente ed essere competitivo al tempo stesso.

intervista a giacomo nizzolo

  • Il bicicletta, il mezzo meccanico. Per te è solo uno strumento di lavoro oppure ti piace anche approfondire i suoi aspetti legati a tecnica e tecnologia?

La bici mi piace ma non sono un vero appassionato di meccanica e della tecnologia che si nasconde dietro ad una bicicletta. Mi piace di più approfondire i suoi aspetti se questi sono legati ad un aumento delle prestazioni. Sono molto competitivo e mi piace esserlo. Vedo e interpreto la tecnica del mezzo, i suoi miglioramenti se questi diventano uno strumento per la competizione.

  • Il ciclismo è il tuo lavoro. Ma quali sono le tue passioni oltre la bici?

Mi piacciono le motociclette in tutte le sue forme, una passione che mi ha trasmesso mio padre. Mi piace andare in moto e guardare le gare, trovo soddisfazione e mi diverto. Quando sono lontano dai periodi intensi di gare e allenamenti mi piace fare qualche aperitivo e cena con gli amici e stare in compagnia.

  • Hai mai pensato alla tua vita e al tuo futuro dopo il professionismo?

Si ci ho pensato e ci penso, ma sinceramente non ti so dare una risposta. Forse non sono ancora pronto e non riesco ad immaginare la mia vita dopo il professionismo.

  • In una stagione agonistica standard, non come questa 2020, quanti giorni fai lontano da casa? E cosa ti manca di più in questi momenti?

In una stagione agonistica standard sono 180/200 giorni lontano da casa, tra gare, periodi di preparazione e training con il team e meeting con lo staff. Mi manca la quotidianità e le cose normali: stare con gli amici, vivere la giornata senza grossi impegni. Davvero, mi manca una cena con gli amici e le persone che conosco da sempre. Mi sento comunque molto fortunato.

  • Una cosa che cambieresti del ciclismo e una cosa che invece il ciclismo porta con se e che potrebbe essere presa ad esempio da altre discipline?

La correttezza dei tifosi di ciclismo la prenderei ad esempio e mi piacerebbe replicarla anche in altre discipline. So potessi cambiare qualcosa nel ciclismo eviterei di proporre dei percorsi eccessivamente duri. Ti voglio fare un esempio: uno scalatore forte, un campione potrebbe vincere un grande giro anche senza delle tappe massacranti. Semplificare i percorsi, a mio parere, gioverebbe allo spettacolo e anche fisicamente, per noi, non sarebbe male e molto più gestibile, in particolare durante le grandi corse a tappe.

a cura della redazione tecnica, foto credits Bettini, @annalisadurighello e grazie a Giacomo Nizzolo

Per altre info utili: it.giacomonizzolo.com/

Alberto Fossati, nasco come biker agli inizi degli anni novanta, ho vissuto l'epoca d'oro dell'off road e i periodi della sua massima espansione nelle discipline race. Con il passare degli anni vengo trasportato nel mondo delle granfondo su strada a macinare km, facendo collimare la passione all'attività lavorativa, ma senza mai dimenticare le mie origini. Mi piace la tecnica della bici in tutte le sue forme, uno dei motivi per cui il mio interesse converge anche nelle direzioni di gravel e ciclocross. Amo la bicicletta intesa come progetto facente parte della nostra evoluzione e credo fermamente che la bici per essere raccontata debba, prima di tutto, essere vissuta.